Autore Redazione
lunedì
4 Novembre 2019
05:00
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Cronaca - Alessandria

Damiano Di Salvo: dai piatti per la principessa Stéphanie e Al Pacino al Collegium Cocorum

Lo chef alessandrino da 44 anni si sposta di fornello in fornello per preparare piatti della tradizione italiana e il 13 novembre riceverà l'onorificenza italiana al merito della Federazione Italiana Cuochi
Damiano Di Salvo: dai piatti per la principessa Stéphanie e Al Pacino al Collegium Cocorum

ALESSANDRIA – Da tempo lavora in Liguria. La passione e il viaggio tra le cucine d’Italia e d’Europa di Damiano Di Salvo nascono e partono, però, da Alessandria dove ancora oggi vive la famiglia e l’orgogliosissimo figlio dello chef, Francesco. Proprio il giovane ex consigliere comunale del capoluogo ha rilanciato su Facebook la notizia del prossimo conferimento al papà del Collegium Cocorum, l’onorificenza italiana al merito della Federazione Italiana Cuochi.

Damiano Di Salvo oggi è vice presidente dell’associazione Cuochi Liguri per la provincia di Savona ma da 44 anni si sposta di fornello in fornello per preparare piatti della tradizione italiana. Nato in Sicilia 60 anni fa, Damiano Di Salvo a 5 anni è arrivato ad Alessandria con la famiglia. Scoperta la passione per la cucina, lo chef, ancora ragazzino, ha fatto di nuovo le valigie per studiare alla scuola alberghiera di Bellagio, sul Lago di Como. La prima importante gavetta, ha ricordato, è stata nello storico ristorante “Alfio” a Milano. “Eravamo 20 cuochi. Sono entrato Commis e sono uscito Chef de Partie”.

Il viaggio tra i fornelli l’ha poi portato a Parigi, nella cucina del “Piccolo Mondo” di Neuilly-sur-Seine. Negli anni ’80 non era facile lavorare gomito a gomito con i cugini d’Oltralpe. Gli italiani non erano ben visti: “eravamo a mala pena tollerati. Ci chiamavano ‘ritals’ con senso di disprezzo”. Damiano, però, è andato avanti per la sua strada. “Ho imparato il francese guardando i film al cinema. Il proprietario del ristorante era anche il titolare della seconda agenzia pubblicitaria di Francia e avevo sempre biglietti gratis. Ho visto Airport ‘80 con Alain Delon tre volte. Una volta per leggere i sottotitoli in francese, una per guardare le immagini e la terza, finalmente, per godermi il film”. In quella cucina parigina Damiano aveva tra i suoi clienti abituali Stéphanie Di Monaco, che all’epoca studiava in una scuola poco distante: “mangiava sempre filetto con una salsa speciale del ristorante”. Cliente fisso era anche Al Pacinogrande appassionato di pasta alla panna”.

Lasciate le star che frequentavano i ristoranti parigini, a metà anni ’80 Damiano è tornato ad Alessandria, dove è stato chef de I Buoi Rossi. Dopo la nascita di Francesco è poi passato dalle cucine dei grandi ristoranti alle grandi cucine delle mense “gli orari erano da ufficio e volevo vedere crescere mio figlio”.

Ed è stato proprio il figlio Francesco, ormai cresciuto, a spingere Damiano a riprendere il viaggio tra i fornelli che ha poi portato lo chef in Liguria. “Mi ha detto: papà devi fare quello ami fare. Il Collegium Cocorum, quindi, è anche merito di mio figlio”. Arrivare a indossare il collare della Federazione Italiana Cuochi non è semplice. Per averlo non basta essere in attività per almeno 25 anni, ha spiegato Damiano, perché la carriera tra padelle e fornelli viene passata “al setaccio”. Insomma, “devi aver lavorato sodo e bene” ha spiegato lo chef, che il 13 novembre riceverà l’onorificenza nella prestigiosa sede dell’aula dei gruppi parlamentari a Roma.

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