9 Novembre 2019
11:13
La follia illuminante. Recensione di Donchisci@tte a Valenza
VALENZA – Un cavaliere non errante ma quantico, armato di un canale youtube contro i suprusi della massificazione, trasognato, nobile e pronto a tutto per l’ideale. E’ con Donchisci@tte, una rilettura libera del capolavoro di Cervantes, che Alessandro Benvenuti e Stefano Fresi hanno felicemente aperto ieri, nell’affollato Teatro Sociale, il cartellone di prosa della stagione APRE, già iniziata con due appuntamenti di jazz. Il testo, di Nunzio Caponio con l’adattamento e regia di Davide Iodice, è del tutto inedito, ispirato al romanzo originale per spirito e comparazione. Chiuso in un garage, la cui saracinesca sembra la porta verso il campo di battaglia, Benvenuti/ Donchisci@tte è uno youtuber strampalato, nutrito di teorie complottistiche e quantistiche. Sulla sua maglietta è stampata l’immagine del paradosso del gatto di Schrödinger (quello che teorizza, secondo i principi della meccanica quantistica, che il gatto sia in contemporanea vivo e morto) e ogni impresa (anche restare vivi) per lui è un atto di volontà quantica, che si deve opporre alla voragine del buco nero cui porta la mancanza di pensiero originale. Ad ascoltarlo, tra incredulità, ammirazione e affetto filiale, Sancho/Fresi, a sua volta uno scudiero quantico. Suo il ruolo, comico e rassegnato, dell’uomo semplice che tenta di ricondurre il padre alla ragione, ma, come per l’originario Sancho Panza, sua anche l’ammirazione, a tratti, dello sguardo che va oltre il reale. Tra dialoghi persino astrusi, voli nelle teorie totalizzanti che utilizzano il linguaggio della fisica quantistica, ritorni alla quotidianità della spesa e del panino alla porchetta, ciò che tutto muove è sempre l’amore, anche quando la donna conosciuta solo virtualmente si rivela un ragazzo. “Giuro di essere costantemente innamorato” è un proposito, ma anche una condizione necessaria a dare il meglio di sé, o meglio, a “riattivare i neuroni” al fine di coltivare il pensiero individuale, ragionare e non cedere supinamente alle opinioni pilotate. E sarà l’appello sul web a mobilitare tanti aspiranti cavalieri pronti a giurare di amare e desiderare il bello per sé e per gli altri. I loro volti si staglieranno sul fondale/schermo del pc a contrastare l’immagine di un enorme buco nero nel cosmo. La follia è solo un modo diverso di vedere il reale e può essere illuminante e condivisa; questo è ciò che arriva forte e chiaro.
Il testo si inserisce in modo originale nella contemporaneità, ne sta al di fuori come Don Chisciotte appare estraneo e folle al suo tempo, ma ne coglie in modo acuto, come solo i visionari sanno fare, l’aspetto di massificazione, di omologazione del pensiero e di veicolazione delle volontà a fini consumistici, economici e politici. I mulini a vento (e qui Benvenuti diventa il vero Don Chisciotte, nobilmente tragico e comico) sono giganti solo per chi riesce a vederli, andando oltre l’appiattimento delle tante, troppe, informazioni banali e disorientanti. Una bella prova attoriale di due grandi protagonisti, il cui ritmo è messo alla prova da dialoghi a tratti un po’ da sfrondare, e un bel punto di vista, folle e acuto come quello suggerito dal romanzo di Cervantes, da tutti citato e, purtroppo, come lo stesso Benvenuti fa dire al suo Donchsci@otte, da pochi letto.
Al termine della serata, la dedica di Benvenuti e Fresi è stata a Marco Triches, non solo vigile del fuoco, ma, come molti in platea sapevano, anche attore e amante del teatro. La sua voce, nell’intervista sulla professione di vigile del fuoco, è risuonata in platea, ancora una volta da un palco di teatro, dove è strano e tristissimo non poterlo più rivedere.