19 Dicembre 2014
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Le vacanze scolastiche lo siano davvero: ‘Basta compiti’ a casa durante le vacanze
Si avvicina il momento delle vacanze di Natale e quindi anche dei famigerati compiti assegnati agli studenti. La questione è delicata perché è frequente la discussione sulla mole di lavoro da far svolgere ai ragazzi anche durante un periodo che dovrebbe essere di vacanza. Su questo tema un dirigente scolastico, Maurizio Parodi, ha scritto un libro, “Basta compiti!” in cui l’autore prova a dare una lettura del problema non tradizionale e che parte dal sottotitolo del volume: “non si impara con i compiti”. Secondo Parodi, intervistato da Radio Gold News, “il rapporto Ocse spiega che i nostri studenti fanno il doppio dei compiti rispetto ai loro coetanei europei. Nonostante questo abbiamo i diplomati tra i più ignoranti d’Europa. Quindi non c’è un rapporto di causa ed effetto tra la quantità di lavoro a casa e il profitto scolastico. Del resto l’esperienza di qualsiasi studente è palese: le informazioni che si ingurgitano forzatamente a casa per poi essere rigettate a comando nel corso di interrogazioni e verifiche hanno vita breve. In questo modo non si impara a imparare. La scuola dovrebbe fare proprio questo e invece non accade. Tutte queste cose vengono delegate allo studente e alla famiglia. A scuola si insegna a imparare a casa. L’insegnante non c’è nel momento di maggiore bisogno. Lo studente è solo se non ha una famiglia culturalmente attrezzata nel momento in cui avrebbe maggiore bisogno dell’insegnante. Purtroppo questo crea anche disagio. Procura ulteriore danno a chi è già svantaggiato: chi ha una famiglia attrezzata può anche affrontare questo impegno del tutto improprio, nonostante i genitori non siano insegnanti; chi ha una famiglia disagiata subisce un problema in più.”
Se questo ragionamento è valido resta da capire perché molti insegnanti non cedano alle pressioni di quei genitori che vorrebbero meno compii a casa. Secondo l’autore del libro “molti sono vittime e complici di alcuni paradigmi consolidati da un’esperienza annosa. Si è sempre fatto così e così si continua a fare senza che vi sia una motivazione ragionevole. Fa parte di quei rituali e di quelle procedure che qualificano e accreditano la scuola. Molti genitori sono esasperati dall’impegno domestico dei figli. I compiti a casa sono anche fonte di stress familiare e ci sono moltissimi genitori che invece li pretendono e considerano i compiti come un indicatore di qualità dell’offerta formativa della scuola: un istituto che dà molti compiti è una scuola seria“.
Maurizio Parodi è stato un dirigente scolastico e allora a lui abbiamo domandato se e come è riuscito ad applicare la sua visione: “la mia esperienza di dirigente non è molto confortante su questo perché solitamente un ragionamento del genere non è recepito dal collegio dei docenti. È raro che isegnanti non assegnino compiti a casa. C’è una circolare vecchissima del 1969 che ho inviato regolarmente tutti gli anni al collegio dei docenti che ho presieduto. In questo documento si dice che nel periodo delle vacanze dovrebbero essere garantiti il riposo e la ricreazione. Il diritto alla vacanza non viene riconosciuto. Se sono vacanze non devono essere funestate da impegni di altro genere”.