Autore Redazione
giovedì
2 Gennaio 2020
09:51
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Cronaca - Alessandria

Sessanta anni fa moriva Fausto Coppi, le tappe che lo resero immortale

Dall'esordio vincente del Giro del '39 alle due doppiette del '49 e del '52. Ecco perché l'Airone è diventato immortale.
Sessanta anni fa moriva Fausto Coppi, le tappe che lo resero immortale

ALESSANDRIA – Due mondiali su pista e uno in strada. Ma soprattutto cinque Giri d’Italia e due Tour de France. Ma soprattutto quel rammarico per una scomparsa prematura che sì ne ha fatto accrescere il mito ma allo stesso tempo ha privato il mondo del ciclismo di una delle sue stelle più scintillanti. Il 2 gennaio 1960 moriva a 41 anni a causa della malaria l’immenso Fausto Coppi. Noi abbiamo deciso di celebrarlo attraverso le tappe che lo hanno reso immortale.

LA VITTORIA LAMPO AL GIRO

Era il 1939 quando Eberardo Pavesi, direttore sportivo alla Legnano, portò Coppi a correre come gregario di Gino Bartali. Ne aveva intuito la stoffa e non si era nemmeno troppo sbagliato. Ecco che alla 28esima edizione del Giro d’Italia trionfa da esordiente assoluto tra lo stupore generale. Il tutto vincendo un’unica tappa, la Firenze-Modena che lo portò in vetta alla classifica senza fargliela lasciare per nove tappe.

LA DOPPIETTA GIRO TOUR

Anno 1949, Fausto Coppi veniva dal ritiro del ’48 e dal successo del ’47. Tutti avevano grandi aspettative su di lui e l’Airone non le deluse. Anzi, raddoppiò. Sì, perché dopo la vittoria del Giro d’Italia – arrivata nelle ultime tre tappe – l’Airone raddoppia portandosi a casa il Tour de France nello stesso anno superando anche il suo amico-nemico Gino Bartoli.

L’IMPRESA IMPOSSIBILE

Ma la vera impresa si deve registrare nel 1952 quando all’età di 32 anni mette a segno la sua seconda doppietta di Giro e Tour. Coppi ormai è un campione affermato, ma non per questo ha meno fame. Soprattutto perché veniva dalla passata annata non ottimale. Un quarto posto dalla corsa Rosa e un decimo dalla Grande Boucle, sintomo anche di una forma fisica non ottimale. Ma l’Airone aveva ancora voglia di stupire ancora e nel ’52 vince ancora una volta Giro e Tour. È l’apice di una carriera che lo farà entrare di diritto nella storia del ciclismo mondiale.

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