31 Gennaio 2020
03:50
Tartufo, ecco l’esame del dna per accertarsi che venga dal Monferrato
TORINO – Un esame che possa determinare con certezza la provenienza del tartufo. O meglio, una sorta di tracciabilità del prodotto principe del nostro Monferrato oltre che delle Langhe. È quanto si propone il progetto presentato da tre docenti dell’Università del Piemonte Orientale (Upo), Vito Rubino, Maurizio Aceto e Guido Lingua. A mettere la canonica pulce nell’orecchio ai tre professori è stato però chi il prodotto lo tratta ogni giorno. “La volontà è quella di celebrare il tartufo ma anche di sponsorizzare un territorio che ha tanto da offrire ma a oggi è poco conosciuto e sfruttato“, ha detto a RadioGold Franco Novelli, ristoratore di Alice Bel Colle e promotore del progetto. Da anni Novelli lotta infatti per far conoscere il Monferrato anche al di fuori dei confini provinciali.
Ecco che la possibilità di tracciare il tartufo “delle nostre colline può essere un traino importante per il turismo enogastronomico. Da qui si può pensare a una sponsorizzazione di un territorio che ha nei suoi prodotti, nella storia e nei panorami qualcosa di unico“. Tanto che l’Unesco lo ha inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità. Per Novelli è però necessario “far conoscere al turista anche il tartufo bianco del Monferrato” dato che spesso questo prodotto viene collocato territorialmente, per quello che riguarda il Piemonte, nelle Langhe. “Occorre così dire che anche noi abbiamo questa tuberacea che tutto il mondo ci invidia“, ha aggiunto Novelli.
Da lì la palla è passata a chi dovrà effettuare lo studio e trovare un’impronta digitale del tartufo del Piemonte. La volontà è quella di creare un protocollo di analisi della tracciabilità del tartufo bianco. E quindi capire a tutti gli effetti se proveniente dalle colline del Monferrato o da altre realtà nazionali o internazionali. Trovato il metodo scientifico e la sua applicabilità rigorosa sarà poi necessario individuare l’etichetta Dop o Igp che testimoni definitivamente la provenienza e l’affidabilità di un prodotto pregiato come il tartufo bianco del Monferrato.
In caso di successo, spiegano gli autori del progetto, questa metodologia sarà utilizzabile anche per identificare altre realtà uniche. Tutte però appartenenti a una filiera corta se non addirittura cortissima. Questo perché più il prodotto viene lavorato più perde quella sua tracciabilità che lo rende unico e specifico di quella determinata zona come può essere il tartufo bianco del Monferrato piuttosto che il cardo gobbo di Nizza. Sarebbe quindi un passo avanti fondamentale per la filiera dato che, grazie a questo studio, sarà possibile individuare l’impronta digitale del territorio presente nel prodotto attraverso la creazione di una banca dati sempre aggiornata.