Autore Redazione
martedì
11 Febbraio 2020
03:13
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Cronaca - Casale Monferrato

“Il malato al centro di tutto”: la missione dell’Avo di Casale

L'11 febbraio è la Giornata mondiale del malato. L'intervista alla presidente dell'Avo Marina Pagliano
“Il malato al centro di tutto”: la missione dell’Avo di Casale

CASALE MONFERRATO – “Stare accanto a chi soffre con una presenza discreta e spesso silenziosa“. Lo dice Marina Pagliano, presidente dell’Avo (Associazione volontari ospedalieri) di Casale Monferrato. L’occasione è quella della Giornata mondiale del malato che dal 1993 si festeggia ogni anno l’11 febbraio. Ed è proprio il malato il fulcro attorno a cui ruota l’Avo, associazione di volontariato che nella città monferrina è nata negli Anni 80, cinque anni dopo quella milanese da cui è partito tutto, per volere del prof. Piero Capra Marzani.

La missione dell’Avo è quella di raccogliere e provare a soddisfare le piccole esigenze dei malati. Dare un po’ di compagnia, versare un bicchiere d’acqua, ascoltare sono i nostri compiti“, spiega la presidente Pagliano. Un supporto per chi sta male ma che ha visto stravolgere la sua quotidianità “perché un ricovero in ospedale spesso è un trauma, soprattutto per le persone più anziane“. I pazienti, oltre alle cure mediche, “hanno bisogno di parole di conforto ed essere ascoltati“. Il lavoro del volontario in ospedale non è comunque cosa semplice dato che è “necessario avere una certa attitudine relazionale riuscendo a capire quale sono le esigenze che una persona ricoverata ha in quel determinato momento“.

Questo si traduce in una presenza “discreta. Entriamo in contatto con diversi tipi di pazienti ogni giorno. Ci sono quelli che ci cercano e quelli che ci evitano. Molti hanno bisogno solo di parlare mentre altri vogliono solamente una presenza accanto perché si sentono soli“. Il malato ha bisogno di “una presenza passiva che possa incamerare quelli che sono i suoi dolori, soprattutto ‘spirituali’, e le sue preoccupazioni. Cosa che medici e infermieri, per la mole di lavoro che hanno soprattutto in determinati reparti, non possono assolvere in maniera completa e costante“.

L’esperienza quarantennale di Avo, però, sta vivendo momenti di difficoltà. “Soprattutto perché non si trovano volontari che offrano un ricambio generazionale importante. Purtroppo i più giovani vogliono svolgere un volontariato più dinamico come quello comunque importante che offre la Croce Rossa“. Da qui le difficoltà di portare avanti una missione che ha visto un calo dei volontari passati da 50 a una trentina. “C’è tanto da fare e i malati hanno bisogno di qualcuno che li ascolti in uno dei momenti più delicati della loro vita“, ha concluso la presidente Pagliano.

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