Autore Redazione
giovedì
27 Febbraio 2020
11:32
Condividi
Cronaca - Alessandria

Coronavirus, il pedagogista Novara: “Discutibile chiudere scuole all’infinito”

L'auspicio del dottor Daniele Novara, direttore del Centro Psicopedagogico per l'educazione e la gestione dei conflitti, non riguarda le zone rosse
Coronavirus, il pedagogista Novara: “Discutibile chiudere scuole all’infinito”

ITALIA – “Da lunedì prossimo le scuole dovrebbero riaprire, a parte quelle nelle zone rosse”. Questo l’appello del pedagogista Daniele Novara, direttore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti di Milano, contrario al prolungamento delle ordinanze legate al coronavirus.

“Se le informazioni che ci stanno dando sono vere ci sono, a mio avviso, le condizioni per tornare a scuola. Sarebbe un segnale che invertirebbe questa tendenza depressiva che ha portato al blocco socio-economico del Nord Italia ha detto il dottor Novara ai microfoni di Radio Gold “il ritorno a scuola rappresenterebbe un segnale di ritorno a una relativa normalità”.

Il dottor Novara ha anche spiegato come una mamma e un papà dovrebbero interagire coi figli, rispetto a questo tema così delicato: “I genitori non dovrebbero tenere i figli davanti alla televisione sempre, spiegando nel dettaglio tutto quello che succede. Si creerebbe il panico. Quello che conta, per i bambini, sapere cosa fare: in questo caso occorre insegnare loro a lavarsi spesso le mani, sviluppare attività legate alla scuola”. 

Ascolta l’intervista al dottor Novara.

Di seguito l’appello del dottor Daniele Novara

La scuola per i bambini e i ragazzi è un luogo di incontro, di crescita e di vita. Esattamente il contrario dell’enorme carico di ansia, paura e inquietudine che nel giro di pochissimi giorni si sono diffusi in Italia a causa dell’allarme coronavirus.

Ritengo che le autorità debbano saper mettere in campo tutte le misure di salvaguardia sanitaria della popolazione, ma anche tutte le misure per evitare che si diffonda una sensazione di panico, impotenza e depressione.

Fatto salvo che in via precauzionale una settimana di chiusura delle scuole appare un atto dovuto, prolungare all’infinito questa decisione sembra essere una scelta discutibile che rischia di peggiorare una situazione già abbastanza grave sul piano psicologico e psichico.

La popolazione vive come in un coprifuoco: una condizione che non sembra corrispondere ai dati, alle statistiche, ai numeri che tutti noi possiamo leggere e che restano nel complesso estremamente contenuti.

Riprendere a vivere appare una necessità!

Nella logica di riappropriarsi di tutte le funzioni prioritarie della società, sia sul piano economico che sul piano sociale e scolastico, ovviamente seguendo le opportune indicazioni e le informazioni sanitarie che ormai tutti conosciamo (lavarsi le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi, evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute, non toccarsi occhi, naso e bocca se non si è lavati le mani, coprire la bocca ed il naso quando si tossisce o si starnutisce….), ritengo che le scuole possano riprendere la loro attività e dare un segnale che l’emergenza non può durare in eterno o non avere un limite temporale.

I genitori peraltro in questa settimana hanno vissuto una condizione di particolare sofferenza e incombenza che va al di là delle loro già limitate possibilità operative.

In questi giorni di blackout e di emergenza totale, la situazione dei genitori in Italia è diventata davvero drammatica, soprattutto laddove le risorse e gli aiuti sono scarsi.

L’emergenza deve avere un limite temporale. Le autorità devono e possono prendersi la responsabilità di stabilire questo limite per non lasciare un’intera popolazione in uno stato di prostrazione che rischia di essere più pericolosa del contagio stesso.

*L’appello non riguarda le zone rosse.

Condividi