15 Marzo 2020
11:38
“L’Unità di crisi propone assunzioni solo per sei mesi. Noi infermieri usa e getta”
ALESSANDRIA – Il personale sanitario continua a lavorare senza sosta ma continuano a essere anche molti i problemi di una categoria oggi in prima linea per combattere il virus. Il Nursing Up, sindacato degli infermieri, invita il Governo a prendere misure tangibili e a ridare fiato al settore con scelte definitive e certe. Come spiegato da un infermiere alessandrino, Davide Vecchio, chi era in graduatorio è stato subito contattato per integrare il personale ma solo per un periodo limitato di sei mesi, eventualmente prorogabile. Un approccio che ha fatto sentire gli infermieri professionisti “usa e getta“.
La categoria attendeva scelte più coraggiose. “Abbiamo fatto l’impossibile ma andare avanti così, a ranghi ridotti, si rivelerà una scelta dolosa e colpevole. Stiamo raccogliendo i colleghi caduti e temiamo di essere veicolo del contagio per le nostre famiglie. C’è bisogno di intervenire con una norma ad hoc che liberi immediatamente i colleghi disponibili: non c’è tempo da perdere, è una corsa verso il precipizio. Avete il dovere morale di non restare a guardare pensando che questa epidemia finisca. Un’intera categoria non può pagare il prezzo delle carenze strutturali del nostro SSN. Basta proclami: una classe politica degna di questo nome prende atto del fallimento e inverte la rotta per salvaguardare la salute pubblica – hanno spiegato i segretari regionali Nursing Up Claudio Delli Carri (Piemonte) e Angelo Macchia (Lombardia) sul reclutamento di personale”.
“I problemi più gravi – proseguono – sono la carenza di infermieri, lo scarso materiale per lavorare in sicurezza (i DPI) e i tamponi al personale che vengono somministrati tardivamente, ma ancora non registriamo una reale mobilitazione di risorse e mezzi. Perché non vengono fatte assunzioni vere? Se è vero che abbiamo capito tutti che senza personale si precipita nel baratro, come mai le Regioni continuano a proporre soluzioni a termine? La situazione è grave e ci vogliono decisioni serie. Lo ribadiamo ancora una volta: salvate i soldati ancora in piedi”.
Di seguito la lettera dell’infermiere alessandrino:
Buongiorno ministro Speranza, Le chiedo venia se questa lettera le toglierà più tempo del dovuto.
Mi chiamo Davide Vecchio, sono uno dei diversi infermieri idonei presenti nelle graduatorie a tempo indeterminato piemontesi, per essere preciso in quella di Alessandria.
In questi giorni non c’è stato evento, intervista e/o citazione da parte di tutta Italia che non abbia encomiato il sacrificio che la nostra categoria sta perpetrando per il bene comune; per la prima volta da quando sono infermiere mi sono finalmente sentito appagato per il riconoscimento attribuitoci.
Pieno di entusiasmo, essendo in graduatoria, non aspettavo altro che giungesse il mio turno per entrare nei ranghi e fornire le mie competenze.
Glielo giuro ieri l’altro (giovedì 12 marzo) mi sono sentito svilito dal comportamento tenuto nei nostri confronti come non accadeva da tanto tempo ed avendo riunito più di mille colleghi e tenendo con loro una comunicazione in tempo reale posso dirle senza problemi che questo smarrimento è stato diffuso tra tutti noi.
Ieri l’unita di crisi piemontese, mi lasci passare il termine, ha assaltato la nostra graduatoria. Ha iniziato dal primo non ancora chiamato e nel giro di un pomeriggio ha contattato tutti noi, terminando la graduatoria, proponendo un contratto di sei mesi “eventualmente prorogabile” e richiedendoci la disponibilità immediata.
Noi abbiamo delle famiglie, delle spese e degli obblighi da rispettare, ma soprattutto abbiamo una dignità professionale.
Avete detto tutti che l’Italia ha bisogno di un maggior numero di infermieri, noi ieri eravamo tutti pronti per ricevere le pec o le chiamate per il conferimento del tempo indeterminato e metterci a disposizione anche, in molti casi, accettando offerte esterne al bando, assumendoci tutti gli onori e gli oneri che la nostra scelta ci avrebbe portato, ma la realtà è stata amara: abbiamo ricevuto un’offerta di sei mesi.
Siamo degli infermieri usa e getta sostanzialmente, non importa se entrando nella graduatoria abbiamo dimostrato competenze e preparazione, non importa se la nostra professione ha richiesto anni di studio e sacrifici. Noi siamo come le mascherine: monouso.
Ministro, io non pretendo tappeti dorati, encomi e parate. Richiedo, e anche in modo umile, il diritto di poter aiutare la mia patria potendo con i miei sforzi mantenere la mia famiglia.
Io non so se lei ha famiglia, se è sposato o no, se ha dei figli, ma si immedesimi nei nostri panni, anche se per amor di patria sarebbe disposto a fare qualunque sacrificio, lascerebbe un posto indeterminato per accettare un determinato forse prorogabile?
Io non so a quanti colleghi l’unità di crisi abbia conferito l’incarico in questo modo, ma le garantisco che se la proposta fosse stata più dignitosa avrebbe trovato più persone di quelle necessarie.
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