Autore Redazione
mercoledì
18 Marzo 2020
05:22
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Cronaca - Alessandria

Affrontare il coronavirus, la psicologa Bondone: “Ricreate una vostra routine anche a casa”

Affrontare il coronavirus, la psicologa Bondone: “Ricreate una vostra routine anche a casa”

ALESSANDRIA – Coronavirus. Dal 21 febbraio in Italia non si parla d’altro. O meglio, da quel primo contagio non si riesce a parlare d’altro. Perché la Sindrome respiratoria acuta grave Sars-CoV-2, questo il nome completo scientifico del coronavirus, ha catalizzato l’attenzione di tutti. Politica, media, pubblico. Tutti attratti dall’evolversi di quella pandemia che dalla lontana – e ai più sconosciuta – Wuhan ha attraversato la Cina centrando in pieno come un’auto fuori controllo l’Europa e successivamente il Continente americano. D’un tratto quel qualcosa che in un primo momento appariva lontano, quasi non toccarci, è entrato prepotentemente nelle nostre vite. Catturando di conseguenza l’attenzione di tutti. Ma ancor di più stravolgendo la vita degli Italiani. Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiusure dei locali, obblighi, limitazioni. Tutto questo ha generato in un primo momento confusione e soprattutto paura.

Una cosa piuttosto normale quando ci si trova davanti a una situazione di emergenza“, spiega a RadioGold la psicologa Giulia Bondone. Davanti all’ignoto scatta in ognuno di noi un sentimento di paura “che alla fine è un meccanismo di autodifesa insito nell’essere umano. È la paura che in circostanze del genere ci preserva facendo scattare, tra le altre cose, il nostro istinto di sopravvivenza“, aggiunge. Temere in un qualche modo il coronavirus risulta quindi normale: “A questo punto però entra in gioco la soggettività dell’individuo nel gestire questo sentimento. La percezione del rischio connesso a una emergenza o a un pericolo è diversa da persona a persona“. Tale soggettività può portare così a una “sovrastima o sottostima del pericolo che abbiamo davanti“.

Nel caso in cui la paura eccede “si trasforma in panico quando invece è stimata al ribasso ci porta a compiere gesti capaci di mettere a repentaglio la nostra sicurezza“. In entrambi i casi si affonda nel campo “dell’irrazionalità. Irrazionale è stato ad esempio prendere d’assalto i supermercati facendo incetta di cibo. In quel momento le persone si sono fatte governare dalla paura dimenticando le regole basilari di sicurezza per contrastare la diffusione del Covid-19 come il famoso metro di distanza o evitare di recarsi in luoghi troppo affollati“. Al contrario vedere “persone che liberamente chiacchierano in gruppi di cinque o sei su una panchina, in un momento come questo, indica una sottostima dell’effettivo pericolo legato alla pandemia“.

Nel contrasto della paura la routine ha un ruolo importante. “Le abitudini di ognuno di noi hanno una funzione protettiva fondamentale. Avere le giornate scandite crea giornalmente l’aspettativa di ciò che accadrà. Ovvero si dà un senso al passare del tempo che assume così contorni ben definiti riducendo al minimo lo stress dell’ignoto“, spiega ancora Bondone. Quando però la routine viene interrotta bruscamente come nel caso del coronavirus, “la percezione che si ha del mondo muta. Si tratta di un cambiamento soggettivo che porta a svariati stati d’animo anche negativi come lo smarrimento e, ricollegandoci al discorso di prima, la paura“. Da qui il consiglio di “creare nell’ambiente domestico una routine come può essere la sveglia alla stessa ora, i pasti, il lavoretto da fare in casa“.

In questa situazione già complessa non aiuta nemmeno la sovraesposizione alle notizie. “La tecnologia in momenti come questi è importante. Ci permette di restare in contatto con amici, genitori e parenti anche in questi momenti di isolamento“. Succede che gli smartphone diventano la finestra verso il mondo esterno. L’uso della tecnologia, in particolare quello dei social network, deve “però essere regolamentata. Fin che si usano i vari Facebook e Twitter per svagarsi non c’è nulla di male ma quando questi diventano mezzo di informazione e ricerca compulsiva dell’ultima notizia legata al coronavirus tutto questo diventa dannoso“. Per evitare il bombardamento mediatico è quello di “darsi magari degli orari per accedere alle informazioni e fare altro al di fuori di quelle tempistiche“.

Proprio la fame di news e aggiornamenti è stato riscontrato negli ultimi periodi nel pubblico italiano. Ma anche qui sono “varie e soggettive le cause per cui si ha questa necessità compulsiva di informazioni“, conclude Bondone. Speranza di trovare notizie positive, morbosità, la stessa paura che genera il coronavirus, passione dell’argomento sono solo alcuni degli aspetti che spingono ognuno di noi, in questo particolare periodo, a rimanere iperconnessi e alla costante ricerca di ‘ultimissime’.

Photo by Marco Bianchetti on Unsplash

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