Autore Redazione
mercoledì
21 Gennaio 2015
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Cronaca - Alessandria

Detenuti e chef stellati sotto la stessa cappa da cucina, perchè “Pure ‘n carcere ‘o sanno fa”

Detenuti e chef stellati sotto la stessa cappa da cucina, perchè “Pure ‘n carcere ‘o sanno fa”

ALESSANDRIA – “Pure ‘n carcere ‘o sanno fa’”. E’ questo il titolo della mostra che verrà ufficialmente inaugurata lunedì 2 febbraio all’Urp del Consiglio regionale del Piemonte a Torino. Una panoramica sui progetti nati dalla collaborazione tra l’Associazione “Sapori reclusi” con le carceri piemontesi e varie realtà associative e culturali del territorio. Frammenti di vita in cella, catturati anche grazie agli scatti del fotografo Davide Dutto che ha deciso di coinvolgere in speciali corsi di cucina diversi chef stellati e raccontare con immagini le storie e la quotidianità di alcuni detenuti, a partire dal “rito” della preparazione di una tazza di caffè, magistralmente descritto da Fabrizio De Andrè nella canzone “Don Raffaè”, da cui è preso in prestito il verso che dà il titolo alla mostra. Tra le fotografie anche quella che ritrae un volto noto del territorio, lo chef alessandrino Andrea Ribaldone, intento a spiegare tutti i segreti per un perfetto risotto alla zucca ai detenuti del Don Soria di Alessandria. Nei mesi scorsi, ha raccontato a Radio Gold News, lo chef Ribaldone ha tenuto anche una lezione nel carcere di San Michele, dove ha insegnato le basi per una gustosa pasta al pesce e ha poi preso parte a una speciale cena di gala con 120 commensali all’interno della casa circondariale Santa Caterina di Fossano (Cn), preparata fianco a fianco con i detenuti e altri colleghi ‘stellati’, dal siciliano Pino Cuttaia, due stelle Michelin, al tristellato chef Enrico Crippa. “Dall’esterno qualcuno può pensare che chi sta scontando una pena abbia un’attenzione “relativa” rispetto a quello che avviene nel mondo esterno, ma in realtà non è così – ha raccontato ancora Andrea Ribaldone – I detenuti hanno dimostrato di avere una passione ‘viscerale’ per la cucina, che è una delle poche cose che riescono a fare tutti i giorni, arrangiandosi con quello che hanno a disposizione nelle celle. Anche per noi cuochi è stata una bellissima esperienza perchè abbiamo dovuto cucinare “con poco”, senza tutti gli strumenti che abbiamo quotidianamente a disposizione. Durante le lezioni abbiamo ad esempio dovuto tagliare con coltelli di plastica, perchè ovviamente ai carcerati non è consentito utilizzare quelli in acciaio”. Proprio sfruttando la cosiddetta “arte di arrangiarsi” un carcerato ha anche fatto assaggiare allo chef stellato Ribaldone una torta paradiso davvero “paradisiaca”, cucinata utilizzando uno sgabello, trasformato con inventiva in un forno. “Praticamente mettono alcune piccole candele in un buco fatto su uno sgabello e poi utilizzano due leggere teglie di alluminio, la prima con dell’acqua cui appoggiano sopra l’altra con all’interno l’impasto. Coprono poi tutto con una coperta e vi assicuro che la torta viene fenomenale”. Desiderosi di imparare, i detenuti di San Michele e del Don Soria nei mesi scorsi hanno anche raccontato le loro storie allo chef alessandrino. “La cosa che più mi ha colpito è stata la voglia di contatto umano dei detenuti, la necessità di raccontarsi e parlare con qualcuno che viene dall’esterno. Le persone che ho avuto modo di conoscere grazie a questo progetto hanno ammesso i loro errori, chiedendo solo la possibilità di fare qualcosa per sconfiggere il più grande nemico all’interno di una cella: quella noia/paranoia che ti pervade in un luogo chiuso. Al di là dei singoli giudizi, non dobbiamo mai dimenticare che i detenuti sono persone”. Dopo aver messo sotto lo stesso tetto, o meglio sotto la stessa cappa da cucina, due mondi così diversi come quello dei detenuti e degli chef stellati, nella pentola dell’Associazione “Sapori reclusi” bollono ora altri progetti. “Oltre alla panetteria all’interno del carcere si sta pensando di realizzare anche un ristorante, sfruttando magari alcune delle ricette dei detenuti che il fotografo Davide Dutto ha già racchiuso nel libro “Gambero nero”, progetto da cui si è poi sviluppata l’idea delle lezioni di cucina tenute dagli chef stellati”. In attesa dei nuovi progetti, dal 2 febbrario e fino al 3 marzo sarà intanto possibile visitare la mostra fotografica “Pure ‘n carcere ‘o sanno fa’ – Immagini, parole e sapori reclusi”, proposta dall’Ufficio del Garante regionale dei detenuti, all’Urp del Consiglio regionale del Piemonte di via Arsenale 14, a Torino, aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16. 

Tatiana Gagliano

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