23 Marzo 2020
12:58
Confartigianato: “Se oggi si può dire #iorestoacasa è grazie anche agli artigiani che lavorano”
PIEMONTE – Se il personale sanitario sta combattendo in prima linea la guerra contro il coronavirus, nelle retrovie di questo immenso campo di battaglia ci sono alcune attività che tengono vivo il Paese durante il lockdown. Tra queste molte appartengono a micro e piccole imprese. “Gli artigiani lavorano affinché tanti italiani oggi possano stare a casa: domani saranno gli artigiani a rischiare di restare a casa, travolti dalla crisi. Servono liquidità e alleggerire le scadenze contributive“, spiega Confartigianato che di fatto lancia un grido d’allarme.
L’autotrasporto per il rifornimento merceologico, l’autoriparazione che provvede il funzionamento corretto dei mezzi, le imprese delle pulizie per la sanificazione di mezzi di trasporto pubblico, privato e non solo sono solo alcune delle innumerevoli attività necessarie per non bloccare e far piombare nel caos l’intero Paese. In tutti questi comparti in prima linea nella battaglia contro il Coronavirus in Piemonte operano 31.807 imprese artigiane. Naturalmente non tutte le imprese sono attive e molte presentano una operatività limitata. Di queste 2.985 industrie alimentari; 11.879 installazione impianti elettrici, idraulici e lavori di costruzioni; 6.203 manutenzione e riparazione autoveicoli; 2.238 trasporto taxi e riparazioni autoveicoli; 3.401 trasporto merci su strada; 199 attività supporto trasporti; 3.228 attività pulizie e disinfestazione; 531 riparazione computer; 1.035 lavanderie e 108 servizi funebri. In provincia di Alessadnria sono 2.847.
“Gli artigiani stanno dando un prezioso contributo in questa ora buia. Le misure restrittive adottate in queste settimane sono giustificate dalla drammaticità dei fatti, ma siamo molto preoccupati. Con l’ultimo DPCM si decreta una ‘serrata’ produttiva mai vista prima, neppure in periodo bellico. La chiusura dei cantieri rappresenta un’ulteriore batosta per un settore allo stremo. Alla confusione originata dal rincorrersi e sovrapporsi di Decreti e Ordinanze, che lasciano trapelare un affanno da parte delle istituzioni che forse non hanno così sotto controllo la situazione, si aggiunge l’incertezza su quando e come si potrà ripartire”, commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.
“Non vorremmo che si dimenticasse che se oggi molte persone possono dire #iorestoacasa è grazie anche a tanti artigiani che a casa non possono rimanere e che con il loro sacrificio tengono a galla l’Italia. I danni economici provocati dal Covid-19 saranno incalcolabili: molti artigiani sopravvissuti al decennio aperto dalla crisi del 2008 questa volta non ce la faranno. Se oggi stiamo capendo quanto sia stato miope non investire nella sanità pubblica, mi auguro che emerga con altrettanta chiarezza quanto sia stato stolto colpire artigiani e commercianti con imposte e burocrazia. Nel decreto ‘Cura Italia’ c’è ancora troppo poco. Ci aspettiamo ben altro. Ci si ricordi che l’Italia non è fatta solo da chi può barricarsi in casa e ricorrere al lavoro agile: l’Italia è fatta da gente che esce di casa per tirare su una serranda“, ha aggiunto.
“È imperativo un intervento strutturale affinché possano continuare a farlo, altrimenti finita l’emergenza a ripartire saranno solo Francia, Germania e persino la Spagna che stanno mettendo in campo risorse superiori alle nostre, alla faccia dei soloni della sacralità del pareggio di bilancio. Bisogna intervenire immediatamente per garantire liquidità, nonché rinviare e alleggerire alcune scadenze contributive (ad esempio l’Imu sui capannoni, prevista per giugno). Serve un approccio al tema con meno proclami ad effetto, meno confusione e più consapevolezza su chi tira avanti il Paese“, ha concluso.