25 Marzo 2020
01:05
Col nonno non si ha paura mai!
RADIOGOLD – Un racconto di fantasia ma molto vicino alla realtà. Un lettore ha voluto inviarci questa sua interpretazione del delicato momento che viviamo. La descrizione di una persona anziana colpita dal coronavirus che in un attimo lascia il suo quotidiano, fatto di famiglia e momenti pieni di gioia, per finire su un letto d’ospedale con in mano solo ricordi. Ringraziamo Jeremia per aver voluto condividere questo racconto con noi e con tutti coloro che lo vorranno leggere:
La bambolina che la mia mano sta facendo camminare sul tavolo di cucina, verso il suo magico unicorno rosa, mi sfugge e cade per terra scivolando sotto il tavolo.
“Nonno! Stai attento che si può rompere e poi ti devo sgridare.”
La vocina dal tono rimproverante mi arriva decisa.
Abbasso il mio sguardo e chinando la testa chiedo scusa.
“Lo sai che se continui ti devo arrestare… fai il bravo.”
A giorni compirà otto anni. È bellissima.
Capelli castani lisci, occhioni dolci e furbi che impreziosiscono un visino ben disegnato. Indossa un paio di leggings e una maglietta gialla che la rendono molto carina e così indifesa nel suo essere bambina, in questi nostri giorni. È bellissima come tutte le nipotine possono esserlo per i loro nonni.
Ho salvato, raccogliendola da sotto il tavolo la bambolina. Mia nipote l’ha messa a dormire nel letto dentro il camper.
Ora io e lei stiamo giocando con dei poliziotti in moto che inseguono degli immaginari delinquenti. Fanno pericolose peripezie guidati dalla sua piccola mano e dopo poco sconfiggono facilmente i ladri.
Inutile dire che lei è la polizia e io il malvivente.
Appena sono stato catturato e arrestato, la mia piccola mi mette le manette e mi porta in prigione dietro una porta.
“Nonno, non ti muovere sei in arresto! Se ti muovi ti sparo”.
Mi ordina minacciandomi con una piccola pistola di plastica. Obbedendo la guardo con la sua stella da sceriffo puntata sulla maglietta. Sono fortunato! La vita mi ha regalato anche questi momenti di dolce gioco con la mia nipotina.
Sono fortunato ad essere stato arrestato da lei, aspettando paziente che mi liberi.
“Ora ti libero. Ma se cerchi di scappare ti sparo lo stesso. Hai capito nonno?”.
Annuisco e mi lascio togliere le “manette”.
Poi a sorpresa cerco di fuggire e la sollevo da terra abbracciandola forte. Lei si dimena cercando di sfuggirmi.
“Così non vale nonno. Tu devi lasciarti arrestare. E gioca bene!”
Le sorrido e la tengo stretta tra le mie braccia… ricattandola!
Le chiedo che per continuare il gioco voglio subito un bacio.
Mi guarda un po’ imbronciata, con lo sguardo mi sgrida, ma… mi dà un bacio veloce sul naso. Sono al settimo cielo.
È difficile farmi dare un bacio dalla mia nipotina perché pur essendo molto furba e avendo una personalità dolce e sensibile, ha un bel caratterino simpaticamente bizzoso.
A tratti mi ricorda mio figlio, sin da piccolo e fino ad oggi sempre imbronciato, ma come allora sempre generoso.
Mi salva la nonna che la porta via per giocare con la cassa del negozio-giocattolo di cui chiaramente è lei, la piccola padrona a gestirne gli incassi, con monete vere.
Io intanto chiedo di aprire di più la finestra perché mi sento mancare un po’ l’aria. Anche se farnetico perché dove mi trovo non c’è una finestra. Mi sento soffocare e gli occhi mi si chiudono. Sono stanco e il rumore di questo casco di plastica che ho attorno alla testa mi fa impazzire. Ora tento di tenere gli occhi aperti ma non vedo la mia nipotina, accanto a me e al mio letto, scorgo solo due figure con addosso delle tute bianche. Non posso sentire ciò che dicono, controllano i monitor e poi si guardano preoccupati.
Lo so. Capisco cosa sta succedendo. È stato il mio lavoro per tanti anni. Capisco quando chi tenta di aiutarti è in affanno, in difficoltà. E loro lo sono.
Lo capisco perché è successo che lo sia stato anch’io.
Nel lavoro e nella vita a volte si va in affanno è così che può capitare nella normalità di noi esseri umani.
Il casco e le vetrate non mi impediscono di intravedere altri letti. Altre persone che stanno lottando per riemergere da questo incubo che sta prendendo molti di noi.
Sento il mio cuore aumentare il ritmo. Batte forte e rapido all’intensità della mia paura. Dietro a queste vetrate mi sforzo di vedere il viso di chi mi vuole bene, ma lo so che è impossibile. So che è giusto che nessuno possa accedere a questi locali è pericoloso ci si può infettare.
Lo capisco e mi rassegno.
Fatico a tenere gli occhi aperti e sento il rumore del mio respiro sempre più debole. Delle mani mi stanno sfilando questo casco. Non sento più l’aria… ho la mente annebbiata e mi sento soffocare. Mani premurose sono attorno al mio viso… chiudo gli occhi…
… “Mani in alto nonno! Ti ho arrestato e ora ti metto le manette e ti porto nella mia stanza che è la prigione.”
Ora con gli occhi chiusi cerco l’immagine del suo visino e gioco con lei. Mi lascio catturare e poi le dico che ho paura e di non farmi del male. Riapro un attimo gli occhi.
Con un barlume di lucidità sento qualcosa che mi apre la bocca. Ho paura e gli occhi si richiudono.
Nella mia mente devo sembrare spaventato anche alla mia nipotina.
“Nonno mi senti? Devi obbedirmi… ma non devi avere paura per davvero… è per finta… è solo un gioco…”.
Lo so piccola…
“Va beh nonno… se hai paura cambiamo gioco. Dai usciamo caricami sulla tua bici. Facciamo un giro portami nel nostro posto segreto…”
Ti faccio salire e pedalo veloce tra il verde della campagna. Poi ti dico…
“Tieniti forte al manubrio e non avere paura perché…”
E tu piccola mia, finisci come sempre la nostra frase…
“… perché col nonno non si ha paura mai!”
Ti giri un attimo… mi guardi… e mi sorridi.
Io vorrei che questo momento durasse all’infinito.
Ti stringo forte a me e sento una lacrima scorrermi sulla guancia, ma… pedalo forte verso il nostro posto segreto…
Restate a casa e fate giocare i nonni e i bambini.
Dedicato a tutti quelli che stanno soffrendo.
p.s.
Alla mia nipotina Amélie