Autore Redazione
lunedì
6 Aprile 2020
17:51
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Cronaca - Alessandria

Negli ospedali piemontesi mille maschere Decathlon trasformate in respiratori

Negli ospedali piemontesi mille maschere Decathlon trasformate in respiratori

TORINO – L’Unità di Crisi del Piemonte ha adattato a uso respiratori un migliaio di maschere da snorkeling Decathlon e distribuito agli ospedali per i trattamenti di insufficienza respiratoria dei pazienti affetti da coronavirus. “In tempo di emergenza, il Piemonte sta dimostrando di saper fare sistema attraverso le sue risorse migliori, professionali e di comune generosità. Davvero un bell’esempio per tutti, del quale siamo orgogliosi e grati“, ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi.

Allo stesso tempo l’Unità di Crisi ha raccolto le donazioni spontanee delle maschere (700 regalate direttamente da Decathlon, 200 dall’Ordine dei medici del Piemonte, 50 dalla Protezione civile di Alessandria, e altre consegnate dai singoli cittadini), interagendo con l’azienda per riassemblarle e distribuirle agli ospedali, con tanto di video-tutorial per il loro corretto montaggio e utilizzo da parte di medici e operatori sanitari.

Si tratta di una maschera da usare in stato di necessità, quando non c’è altro modo di agire a beneficio del paziente che manifesti insufficienza respiratoria grave, cioè quando non siano disponibili i presidi utilizzati in questi casi, come i caschi Cpap e le maschere Fullface“, ci tiene a specificare Icardi. Che poi aggiunge: “La validazione delle maschere Decathlon è stata prodotta direttamente dall’Unità di crisi della Regione Piemonte, fermo restando che il prodotto non è stato certificato dall’Istituto superiore di Sanità, né autorizzato dal Ministero della Salute. Sul piano clinico, le maschere hanno ottenuto un ottimo riscontro, contribuendo in modo decisivo a risolvere situazioni drammatiche“.

Per questo l’assessore ha fatto i complimenti ai coordinatori dell’Area Dea dell’Unità di Crisi Gian Alfonso Cibinel e dell’Area Rianimazione Sergio Livigni che hanno portato a termine l’operazione attraverso il prototipo di un’azienda di Brescia che lo aveva messo gratuitamente a disposizione.

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