12 Aprile 2020
00:15
Santa Pasqua 2020: il messaggio dei Vescovi della provincia
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Una Pasqua inevitabilmente segnata dal coronavirus quella che quest’anno stiamo vivendo. Per i cristiani, inoltre, le restrizioni imposte dai Decreti del Governo hanno impedito e stanno impedendo ai fedeli di compiere quei gesti così naturali per chi crede e che forse proprio oggi mancano ancora di più.
Il filo conduttore dei messaggi che i quattro vescovi del nostro territorio hanno mandato ai fedeli è affidare a Dio le preoccupazioni, le sofferenze e le speranze.
“Noi dobbiamo imparare a vivere la situazione così com’è” ha sottolineato il Vescovo di Alessandria Guido Gallese su La Voce Alessandrina “Quella che umanamente si chiama resilienza, per un cristiano è il potere trasfigurativo della dinamica della morte e risurrezione del Signore. Se io vivo la morte e risurrezione con Cristo, questo mi trasfigura e mi fa vivere la vita in modo straordinario. In realtà, per noi cristiani, in questo momento di reclusione forzata, non esiste del tempo inutile. Dipende da ciò che sta alla base della mia vita. Se, per esempio, ho posto il mio valore in quanti piatti produco in un giorno, il fatto di non potermi recare al lavoro mi fa sentire inutile. Se invece nella mia vita il riferimento è quanto amore “produco” in un giorno, il fatto che io sia a casa non cambia la situazione e mi lascia pienamente produttivo. È questa la capacità di trasfigurare la realtà, è questo che ci rende resilienti e fa sì che un cristiano non possa mai essere impedito nell’esercizio pieno della sua vita. L’Apocalisse ci insegna questo quando, attraverso l’offerta amorosa, l’esercizio del sacerdozio spirituale interiore trasforma la realtà in atto di culto. L’Agnello immolato ha fatto di noi un Regno e sacerdoti per il nostro Dio: il Regno è quello dell’amore e siamo sacerdoti perché, mediante questo amore, trasfiguriamo la realtà facendone un dono. Mando un messaggio spirituale e di vicinanza a coloro che stanno tribolando, che hanno avuto un lutto e stanno faticando a elaborarlo: immagino quanto sia difficile con queste modalità di morte. L’unica vera soluzione per cambiare le nostre vite, valida per qualsiasi situazione, è vivere come Gesù ci ha insegnato. Impariamo ad associarci alla Sua morte per condividere la Sua risurrezione».
“La croce di Gesù è l’emblema del suo amore per noi” ha detto il Vescovo di Tortona Vittorio Viola “Dobbiamo imparare una difficile lezione: a trasformare la sofferenza in amore. In questi giorni viviamo sofferenza e dolore, un dolore che chiede di essere trasfigurato dall’amore, l’amore di Dio che ci ha salvato. Questo è il suo testamento per noi, lo stesso amore che vogliamo vivere per fare diventare più bella la nostra città. Una città provata, ferita, ma viva, con tanti semi di carità, di vicinanza e attenzione che in questi giorni fioriscono in mezzo a tante fatiche e che ci fanno ben sperare, che alla fine che questa città diventi sempre più solidale”.
“A tutti coloro che in questo momento si trovano in ospedale diciamo di non perdere la speranza. Non siete soli, i vostri cari, anche se non possono essere lì, sono con voi in ogni momento e anche tutta la città è accanto a voi. Nessun dolore è privo di significato, anzi, è prezioso. La croce dice una parola di verità sul nostro dolore, da quando il Signore ha preso su di sè le nostre sofferenze ogni nostra sofferenza diventa luogo di redenzione. Grazie a chi si dedica con generosità nella cura. Anche a voi diciamo di non perdervi d’animo, nei vostri gesti passa l’amore di Dio”.
“Mi riesce davvero difficile scrivere il tradizionale messaggio di Pasqua in questo periodo, in cui siamo ancora immersi
nell’oscurità delle tenebre e nella sofferenza per le immagini e le notizie di morte che ci arrivano dalle nostre regioni e dal mondo intero” ha scritto Monsignor Gianni Sacchi, vescovo di Casale su La Vita Casalese “Mi ha molto impressionato la preghiera che il Papa ha voluto offrire per tutta l’umanità, venerdì
dell’altra settimana in piazza San Pietro. Il cielo plumbeo, la pioggia scrosciante, il buio incombente, segni evocativi di quello che stiamo vivendo, e poi quell’ostia bianca, in quell’ostensorio portato fuori verso il mondo per tracciare su di esso la croce, la croce con il Risorto nel pane della vita. In questa oscurità c’è la Pasqua di Gesù, la luce della sua risurrezione. Quella Pasqua che con il suo messaggio, annuncia, ancora una volta la “pazza“ fede dei cristiani”.
“A noi sembra troppo bello per essere vero, ma è vero, che Gesù ha vinto la morte, l’ha sconfitta per sempre e noi ogni anno celebriamo la sua Pasqua e ogni domenica riviviamo nell’Eucarestia questo evento straordinario perché ci entri in ogni fibra del cuore e della vita. È una storia d’amore che sempre dobbiamo ripercorrere e rinnovare perché non si sbiadisca mai. La nostra fede cristiana è questa: la morte non è l’ultima parola sulla vita; un uomo morto sulla croce è risorto per non morire più. Tutti noi siamo incamminati dietro a lui. E lui, che ha vinto per sempre la morte e adesso è con noi, vivo, indispensabile compagno di viaggio, immensa e incredibile gioia che ci accompagna e ridà fiato a tutte le nostre speranze più vere. Questa è la Pasqua. Quell’ostia bianca portata dal Papa nel buio del mondo è il Risorto che cammina con noi su queste strade accidentate del nostro tempo. E’ il dono della sua vita per noi. Lasciamoci pervadere dallo stupore per la vita di Gesù, per la sua croce, la sua resurrezione. Ed è proprio questo che vi auguro in questi giorni: lo stupore che ci aiuterà a superare questo momento così difficile e pesante. Ci occorre tanto stupore, perché è solo lo stupore che riesce a percepire il mistero. Cari fratelli e sorelle, vi auguro di credere davvero, di tornare a credere guardando con stupore alla croce, all’Eucarestia che è il Signore Gesù morto e risorto per noi. Lo stupore provato dai suoi discepoli, quando lo hanno rivisto vivo, dopo i giorni oscuri e drammatici della sua passione e morte. Adesso siamo nel pianto, nello scoraggiamento, nel disorientamento per quello che ci accadrà, ma la luce e la forza dell’Amore prevarranno su tutte notti che segnano il nostro tempo. Un pensiero pieno di affetto e di tenerezza lo voglio rivolgere a tutti gli anziani che vivono nelle loro famiglie, a quelli che sono nelle case di riposo: voi meritate le attenzioni di tutti, perché siete la memoria del nostro passato. Buona Pasqua a voi con l’augurio che in futuro ci sia molta più attenzione alla vostra vita. Un pensiero alle famiglie con i genitori, i bambini, i ragazzi e i giovani costretti a stare in casa senza poter uscire per settimane. Il Cristo risorto ci insegni ancora una volta il cammino dell’amore che ci fa crescere e ci rende capaci di portare i pesi gli uni degli altri. E in questa Pasqua non dimentichiamo i poveri e le situazioni di disagio che questa pandemia fa e farà crescere nel nostro territorio. La nostra Caritas diocesana con don Marco Calvo sta già intervenendo in diversi modi per alleviare la vita a tante persone nel bisogno. Un pensiero a tutti i miei preti, alle nostre comunità parrocchiali senza Eucarestia da qualche settimana e per altre ancora; in questo tempo ci accorgiamo quanto ci manca Lui, la sua Presenza di Amore in quella briciola di pane che sazia la nostra fame di infinito”.
“E’ certamente triste non poter compiere i gesti che sempre hanno alimentato il nostro cammino cristiano“ le parole del vescovo di Acqui Luigi Testore “Vorrei esortare tutti voi a parteciparvi a distanza, non sarà la stessa cosa, ma possiamo davvero formare tra noi una profonda comunione di vita e di preghiera. Possiamo, facendoci aiutare da qualche sussidio, o anche dalle trasmissioni televisive o in streaming, rivivere il Mistero Pasquale in tutta la sua forza, meditare personalmente, persino con più intensità, la Passione di Gesù. Ci aiuterà in questa riflessione forse anche il momento difficile che stiamo vivendo. Il dono totale di Gesù per noi ci fa capire che solo amando, donando e imparando a servire gli altri si costruisce su solide fondamenta la propria vita e la società umana. E in questi giorni abbiamo modo di constatare quanto questo sia vero: vediamo tante persone che, non solo nell’ambito sanitario, ma anche in altri servizi essenziali si dedicano con generosità e mettono tutte le loro energie a disposizione degli altri.
Chi agisce così è certamente cristiano, cioè imitatore di Cristo, indipendentemente dal fatto che condivida o no la nostra fede. Penso però anche al nostro compito di cristiani alla fine dell’emergenza. Purtroppo questa situazione avrà portato molte sofferenze. Prima di tutto quella di coloro che hanno perso una persona cara e non hanno potuto vivere con la comunità la celebrazione funebre. Sarà nostro dovere essere loro vicini, accompagnarli in qualche altro momento celebrativo che faccia sentire la partecipazione di tutti al loro dolore.
Ma ci saranno da alleviare anche altre difficoltà, in particolare in campo economico, dato che molte famiglie potranno subire una significativa riduzione dei propri redditi. Come Chiesa attraverso la Caritas ci impegneremo a fare il possibile, ma vorrei esortare tutti a scoprire un vero senso di solidarietà, che peraltro già si sta manifestando, come mostra quanto è stato fatto da molti per sostenere l’ospedale o le associazioni di volontariato.
Sembra difficile quest’anno augurarci Buona Pasqua, ma lo possiamo fare perché abbiamo tutti bisogno di accogliere e vivere la speranza che questa festa ci offre”.