18 Aprile 2020
08:29
Fiume Po come a Ferragosto e ora si teme per il comparto agricolo
ALESSANDRIA – Non ci sono dubbi, questa è la primavera più secca degli ultimi 60 anni. Ed è l’allarme siccità che sta spaventando tanto il Piemonte quanto l’Italia. In pianura Padana il livello del fiume Po è simile a quello di Ferragosto. Questo a causa delle precipitazioni che in questi primi quattro mesi del 2020 si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. A questo si aggiungono temperature elevate, circa 1,52 gradi in più rispetto alla media, che identifica al momento quest’anno come il più caldo dal 1800 a oggi. A far emergere questo quadro allarmante è un monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al primo trimestre dell’anno.
“A partire, soprattutto, sono i terreni secchi seminati a cereali che rischiano di non far germogliare ed irrobustire a dovere le piantine. Sicuramente il bel tempo di queste settimane ha permesso agli agricoltori di procedere con le lavorazioni in modo ottimale, ma dall’altro sta rallentando la germinazione dei semi, che può avvenire solo se in presenza di buona umidità“, hanno spiegato in una nota congiunta Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale. “In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione: vanno realizzate piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica“, spiegano
Insomma, in Piemonte (come nel resto d’Italia) “ci sono interventi urgenti di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Tutto questo sempre nell’ottica del prevenire è meglio che curare, come si suol dire“.