18 Aprile 2020
13:24
Ora in Piemonte si sfiorano i 20 mila contagi: i motivi del boom
PIEMONTE – Mentre la curva dei contagi in Italia sta lentamente scendendo, il Piemonte è una delle poche realtà che conta giornalmente ancora molti casi. Nella giornata di ieri, venerdì 17 aprile 2020, l’Unità di Crisi della Regione ha infatti comunicato il contagio di 693 nuovi pazienti. Si tratta del secondo maggiore incremento subito dopo quello della Lombardia (+1041). Ecco che in Piemonte si registra una crescita ancora importante che vede la nostra regione sfiorare i ventimila contagi complessivi (19.803) tallonando di fatto l’Emilia Romagna che ha visto una diminuzione netta di persone positive arrivando a quota 21.834, appena duemila in più del Piemonte.
I motivi di questa crescita sono riconducibili a tre fattori principali. In primis il caso Rsa scoppiato improvvisamente tra le mani dell’Unità di Crisi. Tanto che il 64% dei nuovi contagi in regione di ieri arrivano proprio dalle case di riposo. Poi c’è la questione legata ai confini geografici con la provincia di Alessandria e quella di Novara (oltre a uno spicchio del vercellese) che sono a un passo dalla Lombardia. In particolare l’Alessandrino ha stretti rapporti con Milano e il comparto lombardo legati soprattutto a lavoro e in parte all’istruzione, specialmente universitaria. Tanto è vero che il nostro territorio è il più colpito, subito dopo Torino, con 2.718 casi. Infine la questione tamponi: allo scoppio dell’epidemia si trovavano appena due laboratori che potevano verificare i test. A oggi, invece, si è arrivati a una forza di analisi di cinquemila tamponi al giorno. La mancanza di una mappatura capillare ha creato, secondo alcuni esperti, una falla nel sistema di prevenzione e controllo dei contagi.
Secondo quanto spiegato da Guido Chichino, medico che dirige il reparto di Infettivologia dell’ospedale Santi Antonio Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, in un’intervista a Il fatto quotidiano, “sono diversi i fattori che hanno influito” nell’esplosione dell’epidemia. Già detto della vicinanza geografica, Chichino ha sottolineato come “fin da subito abbiamo registrato numerosi contatti stretti dell’Alessandrino con la zona di Codogno. Il fatto è che quando l’infezione entra in alcuni gangli sociali fa disastri. Nella zona di Tortona sono stati colpiti tutti i centri dove si giocava molto a carte, nei circoli“.
In più c’è stato un “ritardo causato da una sottovalutazione, da un punto di vista epidemiologico, soprattutto tra i medici di base, che poi sono stati colpiti in gran parte“. Ovvero non stati riconosciuti immediatamente come pazienti Covid quelle persone che aveva sintomi riconducibili alla malattia ma che non erano stati in contatto con persone provenienti dalla Cina o da Codogno. “Sono arrivate all’osservazione dei medici di base le seconde generazioni dell’infezione, o probabilmente anche degli asintomatici che hanno diffuso l’infezione“.