20 Aprile 2020
07:57
La storia di Michela: “Mamma Covid-positiva, dopo le dimissioni attende da settimane il test di controllo”
CASTELLETTO D’ORBA – Michela è una figlia preoccupata. Lo è per la salute dei suoi genitori che abitano a Castelletto d’Orba. Soprattutto perché la madre, dopo essere risultata positiva al coronavirus e ricoverata in ospedale, è stata dimessa per proseguire il decorso della malattia nell’abitazione che divide con il marito. La donna vive isolata in una stanza della casa e il 6 aprile si sarebbe dovuta sottoporre a tampone. Cosa che non è ancora avvenuta. Ecco la sua storia”
“Egregi Signori,
desidero portare alla vostra attenzione la situazione che sta vivendo mia madre, Anna Maria, attualmente domiciliata a Castelletto d’Orba. Ha cominciato a stare molto male a causa della febbre alta, che non ha mai risposto alle terapie antipiretiche, il 7 marzo. Grazie al prezioso intervento del medico di famiglia è stata finalmente ricoverata venerdì 13 marzo presso l’ospedale di Novi Ligure. Qui le è stata riscontrata la polmonite, è stata sottoposta a tampone, e domenica 15 marzo le è stato comunicato l’esito di positività al Covid-19.
Ha ricevuto cure ottime e tempestive, alle quali ha fortunatamente risposto molto bene, fino a essere dimessa lunedì 23 marzo. Si trovava in buone condizioni di salute ma ovviamente senza una diagnosi di negatività. Alle dimissioni ci dissero che sarebbe stata sottoposta a un tampone di controllo dopo circa 14 giorni, e quindi a un secondo tampone di controllo. È rientrata presso la propria abitazione, nella quale si è dovuta organizzare con mio padre per poter dividere gli spazi, rimanendo da allora reciprocamente isolati. Stando a una prima comunicazione del SISP la fine presunta della sua quarantena era fissata per il 6 aprile, data entro la quale immagino si ritenesse di sottoporla ai tamponi di controllo.
Nonostante i colloqui giornalieri con SISP, nonostante le infinite e ripetute richieste di informazioni, nonostante le numerose preghiere di sottoporla al tampone, nonostante la speranza che grazie al sistema dei drive-in arrivasse il suo turno, nonostante il prezioso e apprezzatissimo interessamento del medico di famiglia, che si è spesa nel pieno delle proprie possibilità, nulla è finora accaduto. Abbiamo saputo recentemente che, stando alla sua scheda, il tampone risultava programmato per il giorno 7 aprile, ma non è mai stato effettuato, e nessuno sa dirci il motivo, ne se sarà riprogrammato.
Mi corre l’obbligo, al fine di non essere fraintesa, di chiarire fin da subito che siamo estremamente felici per l’esito del decorso di mia madre, e siamo profondamente grati al personale medico e infermieristico dell’ospedale di Novi Ligure, dove ha ricevuto cure eccellenti e un trattamento davvero ottimo, e siamo estremamente riconoscenti anche nei confronti dei medici di famiglia che si sono spesi in modo eccezionale.
Nonostante ciò però la situazione che si è creata ora è estremamente difficile da comprendere e sopportare. Mia madre deve continuare a vivere isolata in casa, con tutte le difficoltà pratiche e quotidiane che ciò comporta, e questo non è neppure l’aspetto peggiore della vicenda. Il risvolto peggiore è forse quello psicologico. La completa mancanza di informazioni, di comunicazioni affidabili, l’essere lasciati giorni e giorni in attesa di un tampone, un’attesa che sembra destinata a protrarsi ancora e ancora, tutto ciò genera frustrazione, esasperazione, finanche prostrazione.
La salute fisica nel caso di mia madre è stata senz’altro tutelata, ma la salute psicologica viene al contrario minata, e immagino converrete con me che, al fine di una ripresa completa dalla malattia, anche la componente psicologica risulti essenziale. Questi cittadini si sentono dimenticati, abbandonati, e altro non chiedono se non di poter finalmente leggere la parola “negativo”; ciò non al fine di uscire o intraprendere chissà quale attività, ma semplicemente per potersi gettare alle spalle questa esperienza così difficile, per poter considerare chiusa una parentesi così dolorosa delle proprie vite, e anche al semplice fine di poter tornare a una normale coabitazione con i propri affetti conviventi.
Queste persone si sentono fisicamente bene, ma hanno il diritto che il loro status di guariti venga finalmente dichiarato, ne hanno bisogno. Le parole sono importanti, lo sono davvero, e ancora di più per chi ha rischiato la vita e vuole leggere la parola fine al termine della vicenda che ha vissuto. Mi rendo perfettamente conto di come, nella situazione attuale, tutti voi dobbiate affrontare emergenze, necessità e urgenze continue e infinite, e di come la vostra attenzione e il vostro intervento siano richiesti continuamente e in numerosissimi ambiti, ma pur consapevole di ciò vi prego di non dimenticarvi di quei cittadini che avete curato, e di questo vi siamo grati, ma che avete poi lasciato in un limbo tra la malattia e la guarigione, un limbo nel quale vivere, vi prego di credermi, è davvero sempre più difficile e psicologicamente deleterio.
Vi segnalo infine che in una situazione pressoché analoga si trovano attualmente un nostro parente, residente a Ovada, e un amico di famiglia, residente a Castelletto d’Orba. Il primo è stato ricoverato il 9 marzo presso l’ospedale di Aqui Terme, dimesso il 15 marzo, sottoposto a un primo tampone di controllo il 27 marzo, con esito negativo, sottoposto al secondo tampone il 1 aprile. Per questo tampone non ha ricevuto l’esito, e dopo sua telefonata del 7 aprile al SISP gli è stato comunicato tale tampone è andato perso. Da allora più nulla. Il secondo ha invece potuto affrontare il decorso della propria malattia senza ricorrere al ricovero, isolato in una stanza della propria casa, stanza nella quale vive isolato tutt’ora, pur avendo teoricamente terminato la quarantena il 13 aprile, in attesa del tampone che ne attesti la negatività.
Ringraziandovi anticipatamente per la gentile attenzione porgo i miei migliori saluti.
Cordialmente
Michela“