Autore Redazione
mercoledì
22 Aprile 2020
14:06
Condividi
Cronaca - Alessandria

Così Alessandria celebrerà la Liberazione in tempi di Covid-19

Così Alessandria celebrerà la Liberazione in tempi di Covid-19

ALESSANDRIA – Il 25 aprile, in piena emergenza Covid-19, si festeggerà il 75esimo anniversario della Librerazione. Anche ad Alessandria i consueti appuntamenti che scandiscono la celebrazione di questa Festa nazionale quest’anno non sono stati consentiti a causa del coronavirus che impedisce agli italiani di partecipare a qualsiasi forma di aggregazione. Ecco che, in ottemperanza alle Circolari del 17 e del 20 aprile scorsi, sarà esclusivamente ammesso, in assenza totale di pubblico, il posizionamento di corone da parte dell’unica Autorità deponente.

Per questo il Sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, ha deciso di deporre le corone in ricordo dei caduti per la libertà d’Italia in alcuni luoghi simbolo. Questi sono il Sacrario dei Caduti per la Libertà nel Cimitero Urbano, la lapide in ricordo dei Partigiani fucilati nella Cittadella, la lapide in ricordo dei Figli di Alessandria caduti per la libertà nell’ingresso del Palazzo Comunale, la lapide in ricordo del primo Tenente Pilota brasiliano Luiz Lopez Dornelles presso la facciata del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” e il Monumento ai Caduti nei Giardini Pubblici di corso Crimea. Verranno posizionate corone d’alloro anche presso il Monumento ai Caduti nel Sobborgo di Casalbagliano e presso la lapide commemorativa in quello di Cantalupo.

Per l’occasione il primo cittadino ha voluto scrivere una profonda riflessione sul significato del 25 aprile:

Ho riflettuto molto prima di decidere di condividere questi pensieri nella consapevolezza della drammatica straordinarietà del momento presente e degli sforzi che tutti stiamo compiendo per fronteggiare questa pandemia portata dal coronavirus.

Mi sono chiesto, relativamente al 75° anniversario della Liberazione d’Italia, quali potevano essere il ruolo e le considerazioni più appropriate che un Sindaco aveva oggi il dovere di rimarcare.

Ciò che segue è innanzitutto un “atto di sincerità” e, al contempo, un “atto di amore” verso la comunità di Alessandria che mi onoro di servire come Sindaco.

Atto di sincerità. Ossia: il contrario di quello che è – o, anche solo, rischi di apparire come – retorico. La sincerità è fondata sulla consapevolezza che ciò che ci ha preceduto – sia a livello di esperienza di singoli individui, che di

comunità e di popoli – e ciò che costituisce la “storia” (sia essa “piccola” o “grande”, positiva o, purtroppo, a volte negativa e brutale) è sempre, veramente, fondativo di chi siamo noi oggi.

Questo vale, senza ombra di dubbio, per quanto riguarda il senso profondo della Liberazione d’Italia e di quel 25 aprile di settantacinque anni fa che riportò il nostro Paese alla libertà e all’esercizio democratico, dopo gli anni bui della dittatura e del secondo conflitto mondiale.

L’atto di sincerità che devo e dobbiamo insieme compiere oggi è proprio quello di cogliere il filo che lega quell’evento alla storia lungo questi settantacinque anni e a quel percorso – a volte faticoso, a volte più luminoso – che ci fa sentire ancora oggi, nel pieno senso della parola, “Italiani”.

Un “Popolo” che, con le proprie molteplici declinazioni geografiche e le proprie tante comunità locali ha saputo consolidarsi, rafforzare e raffinare i valori libertari, di uguaglianza e democratici proprio attraverso quel “passaggio” del 25 aprile 1945.

La fine dell’orrore della guerra, la conquista della libertà, il ritorno alla democrazia dopo la notte del nazifascismo segnano in modo indelebile la nascita della “nuova” Italia e, a tutto questo, il movimento di Resistenza, la lotta Partigiana e di Liberazione culminati in quel 25 aprile 1945 diedero un contributo straordinario.

Migliaia di giovani, di donne e di uomini in Alessandria, come nel resto del Paese, scelsero allora di mettere a rischio la vita e ogni sicurezza per servire la causa della verità, della libertà e della giustizia per il nostro Popolo.

L’Italia usciva devastata materialmente, ma non piegata moralmente e proprio la lotta di Liberazione ci ridiede speranza e dignità: da quelle vicende storiche, da quei fatti drammatici, sono nate la nostra Repubblica e la nostra Costituzione. E un nuovo concetto di Patria allora vide la luce: grazie alle centinaia di migliaia di partigiani che – nelle nostre terre, sulle nostre montagne – lottarono e morirono combattendo, ma anche grazie alle centinaia di migliaia di militari italiani che seppero fare la “scelta giusta” in un momento drammatico e, di fronte alla durezza dell’occupazione tedesca, presero la via dell’opposizione e della lotta. Insieme a loro, vanno pure ricordati i tantissimi soldati degli eserciti alleati che lasciarono la vita lontano dalle loro terre e dalla loro patria, sacrificandosi per un più grande ideale comune.

L’idea vera della nostra Patria nasce lì, in quel movimento di giovani, donne, uomini di Chiesa, partigiani, persone di diverse età, cultura, professioni, provenienza sociale e politica…. di Popolo che si riscatta, lontano dalla retorica vuota e pericolosa dei regimi: la Patria delle donne e degli uomini “liberi e forti”, capaci di misurarsi anche duramente sul piano delle idee, ma capaci di rispettarsi e di riconoscersi nella stessa comunità democratica.

Come Sindaco, di fronte a una ricorrenza così importante quale quella del 75° anniversario della Liberazione, sento il dovere di rimarcare questi valori e di considerarne la loro piena validità ancora per il momento presente.

Anzi, a maggior ragione, per l’oggi. In un certo senso, infatti, la “Resistenza” non è ancora conclusa e, se è vero che metaforicamente non sarà mai conclusa, la complessità dei giorni che stiamo vivendo rafforza molto questa consapevolezza.

Anche questo è “atto di sincerità”, anche questo è cogliere la verità delle cose e di una realtà – quella della pandemia Covid-19 – che ci sta unendo nuovamente tutti, come Popolo, in una profonda, corale, faticosa ma ineludibile azione di Resistenza di donne e uomini interiormente “liberi” (pur nelle limitazioni fisiche del presente) e convintamente “forti” (nel fronteggiare al meglio l’emergenza di queste settimane).

Certo, l’assenza “obbligata” di quest’anno nei luoghi-simbolo in cui tradizionalmente Alessandria celebra Festa della Liberazione da parte della cittadinanza, dei giovani, così come di tutte le autorità, rappresentanti Istituzionali, Associazioni Combattentistiche e d’Arma, se da un lato metterà ancora più in luce il muto scenario del dramma pandemico che stiamo vivendo, dall’altro lato non ferma – anzi, rafforza – il pensiero e la memoria della storia della Libertà.

La mia presenza in “solitudine” nella deposizione delle corone nei luoghi-simbolo della Città sabato mattina intenderà testimoniare proprio questo e sono certo che, insieme al mio, esprimerà l’abbraccio e la preghiera dell’intera nostra comunità: una preghiera per la “Libertà” che, come settantacinque anni fa, ancora oggi desideriamo ardentemente.

Stiamo infatti tutti combattendo, ciascuno nel proprio ruolo e con le proprie prerogative, potenzialità e difficoltà, per vincere questo “male” oscuro e per giungere celermente alla “Liberazione”: ad una nuova e piena liberazione che, mi piace pensare, inizierà a profilarsi collegandosi idealmente – per il nostro Paese e per la nostra amata

comunità alessandrina – proprio alla data del 75° anniversario del 25 aprile e ai giorni ad essa successivi di questa così particolare primavera 2020.

Questo è ciò che vorrei chiamare “atto d’amore”: un atto che, fondandosi sulla sincerità della consapevolezza storica che sommessamente ho cercato prima di richiamare, vuole essere una parola di speranza per gli Alessandrini e per gli Italiani e, al contempo, la conferma del mio personale impegno come Sindaco e a nome della Giunta e dell’Amministrazione Comunale tutta.

Speranza che presto si ritorni alla “normalità” della vita che abbiamo conosciuto prima della pandemia. Una “normalità” per tutti ma che, al contempo, faccia tesoro della grande lezione di generosità, di abnegazione, di solidarietà, di aiuto reciproco, di creatività, di sensibilità istituzionale, di “pazienza”… che, come Popolo, stiamo dimostrando in questo periodo e che rappresenta la migliore concretizzazione di quegli ideali che, settantacinque e più anni fa, ispirarono la lotta di liberazione e consentirono al nostro Paese di risollevarsi democraticamente dopo la tragedia della dittatura.

Con questi pensieri, con questo “atto d’amore” carico di speranza e di fiducia sulla nostra nuova, imminente “Liberazione” (dalla pandemia), auguro alle autorità, ai rappresentanti Istituzionali, all’ANPI Provinciale, alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, agli studenti, ai docenti, alle loro famiglie, agli anziani e a tutta la comunità alessandrina ogni bene.

Unitamente ai colleghi di Giunta e a tutto il Personale del Comune, nella convinzione che “ce la faremo!”, vi invito dunque a dire insieme a me: Viva il 25 aprile. Viva la Repubblica. Viva l’Italia… e Viva Alessandria!“.

Condividi