27 Aprile 2020
16:38
Confesercenti e i commercianti: “Conte ci dice che dobbiamo convivere con covid ma noi dobbiamo sopravvivere”
ALESSANDRIA – “I commercianti sono furiosi e i nostri telefoni squillano in continuazione per le telefonate indignate di tutti gli imprenditori che dal 4 maggio immaginavano di poter riaprire“. Manuela Ulandi, presidente provinciale di Confesercenti, alza i toni e si fa interprete della profonda indignazione che oggi pervade tutti i commercianti dopo aver ascoltato le parole del premier Giuseppe Conte. La fase due consente infatti aperture solo dal 18 maggio e non permette a bar e locali il servizio da asporto. In più l’apertura per i locali sarà solo dal primo giugno. “C’è molta delusione perché i commercianti si aspettavano di riaprire e non capiscono perché attendere così tanto. Rimanere chiusi anche a maggio sarebbe un colpo mortale. Abbiamo bisogno di misure immediate e a fondo perduto, la cancellazione dei tributi locali, il rinvio delle scadenze e fondi di sostegno per il turismo“. Tutto questo non si è visto spiega Confesercenti contraria “all’indebitamento cui è sottoposta la categoria che fa il paio con misure regionali risibili“.
Confesercenti ha quindi scritto a Conte per manifestare tutte le perplessità per nuove misure che non rimettono in piedi il settore sottoposto “a una doccia gelata fortissima” col paradosso che “il commercio all’ingrosso è stato concesso senza avere però nessuno che possa comprare realmente visto che c’è un altro settore completamente fermo“. Tutto questo con la prospettiva di una ripresa, quando sarà possibile aprire, “che prevede altri costi tra sanificazione e misure di tutela degli avventori“. “Conte – ha continuato Manuela Ulandi – ha spiegato che dovremo convivere con il virus ma noi qui dobbiamo sopravvivere ed è per questo che ci rivolgiamo a tutti, a tutte le istituzioni, per fare qualcosa e apportare i giusti correttivi e poter riprendere perché, sia chiaro, riaprire non vorrà dire lavorare. Purtroppo ci porteremo dietro dei debiti ma almeno alzare le saracinesche subito, ora, resituirà un po’ di normalità“.
È arrabbiata e molto anche Michela Mandrino, presidente di Confsercenti Alessandria e titolare di un bar. Le sue rimostranze sono legate “all’assurdità di una fase due che consente di utilizzare per esempio i bus e di non concedere nemmeno il take-away ai gestori di bar e locali per far girare minimamente la mia attività“. Michela Mandrino è addolorata per le migliori condizioni “concesse alla grande distribuzione rispetto ai piccoli, costretti da due mesi a rimanere chiusi senza introiti economici e i più con tutte le spese“. La situazione del commercio ad Alessandria “è terrificante perché molte delle nostre realtà potrebbero non riaprire considerata la crisi pregressa e con due mesi di tasse, fornitori, contributi e iva non pagati visto che nessuno ci abbuona tutto questo“. Ad aggravare lo scenario la questione dipendenti “perché a fronte delle nuove misure si ridurrà la clientela e allora il numero di dipendenti di prima non sarà necessario. Per questo lo Stato deve aiutarci, per evitare chiusure e per evitare che l’economia subisca un tracollo“.