9 Febbraio 2015
17:16
l’Imu #noncipiace. Agricoltori contro lo Stato che chiede e non dà
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – “Alla fine faremo diventare le nostre vigne e i nostri campi dei boschi“. La minaccia rassegnata è quella di un coltivatore del tortonese, scoraggiato dall’Imu per gli agricoltori professionali, una tassa definita iniqua e ingiusta. “Tutti i vigneti di quando ero giovane sono spariti. Sono andato a vedere al catasto e ho visto che la tassa è molto superiore alla dei terreni. Ora queste terre mi gravano e on so cosa farne. Io ho visto che per evitare questa spesa inutile devo trasformare i miei terreni in bosco“.
Dello stesso avviso anche il sindaco di Ponti, Claudio Paroldi, che ha confermato come i terreni abbiano perso redditività: “l’agricoltura in questo momento è di sussistenza. Addirittura – ha aggiunto il primo cittadino – un coltivatore, la settimana scorsa, ha proposto di dare il proprio terreno al Comune perché non se ne fa nulla ed è gravoso mantenerlo“.
Gli agricoltori sono stufi e arrabbiati, lo si capisce dal logo di Agrinsieme: il sole sopra i campi si è trasformato in uno smile tutt’altro che sorridente.
Quel sole ora ha il broncio e una smorfia inferocita. La grafica già molto chiara è sottolineata dall‘hashtag #noncipiace!. Questo è lo slogan portato avanti da Cia e Confagricoltura, partite con una campagna determinata per far cambiare idea allo Stato che “chiede sempre più agli agricoltori ma dà sempre meno – ha spiegato il Presidente di Confagricoltura, Luca Brondelli“.
“L’imu così strutturata non è sostenibile per le aziende agricole – ha aggiunto il Presidente. È molto sbagliato applicare una tassazione del genere. È molto difficile spiegare agli agricoltori come mai chi produce Dolcetto o Barbera del Monferrato l’Imu e chi produce Barolo, Barbaresco o Brunello di Montalcino no. Per esentare i Comuni montani a beneficio è stata fatta una sperequazione a danno di tutti gli altri. Se non si troveranno correttivi a brevissimo le aziende saranno in forte difficoltà sul fronte della liquidità“. La prova tangibile, ha spiegato ancora Luca Brondello sono già evidenti con “gli agricoltori che hanno rinunciato a fare investimenti.”
Determinato anche il presidente della Confederazione italiana agricoltori, Giampiero Ameglio che ha definito l’imu agricola “una tassa iniqua perché si presenta come una patrimoniale su un bene strumentale che serve per produrre cibo. Non si può tassare un bene sulla produzione. È necessaria una politica di valorizzazione del territorio. La tassazione deve essere mirata a far rimanere le persone in quei posti e non a indurle all’abbandono. Non chiediamo di essere persone di serie A o B ma vogliamo spiegare che stiamo affrontando un problema a macchia di leopardo e quindi una situazione molto iniqua. In questa maniera si attaccano aziende a conduzione familiare. In più i sindaci sono stati privati dei fondi per i servizi e questo incrementa un problema sociale“.
Gli stessi amministratori locali hanno voluto denunciare questa situazione. Antonio Facchino, vicesindaco di Rocca Grimalda, e proprietario di una azienda agricola: “è una tassa iniqua, ingiusta, intollerabile e molta gente non la paga. Noi abbiamo raccolto 50 mila euro dei 99mila e quindi dovremo fare dei tagli ad altri servizi altrimenti non ce la faremo a gestire tutto. È la fine per tanti territori. Chi non è coltivatore non pensa di farlo. Chi lo è rinuncia“.
“L’agricoltura è una fabbrica a cielo aperto con innumerevoli problemi – ha aggiunto Vittorio Grillo, sindaco di Terzo. Noi facciamo i conti con la flavescenza dorata che sta distruggendo i nostri vigneti. Poi ci sono gli ungulati che divorano i germnogli. Aggiungere questa tassazione è un grosso problema”.
L’accorato appello degli agricoltori non ha lasciato insensibili i parlamentari del territorio, accorsi in massa per sostenere il settore. Federico Fornaro, Daniele Borioli, Cristina Bargero, Fabio Lavagno, Massimo Fiorio erano tutti presenti per raccogliere le istanze e provare a cambiare le cose anche se, molto chiaramente, per il 2014 i giochi sono fatti. “Ho chiesto al Governo che in ogni caso a giugno si facciano i conti – ha spiegato il senatore Fornaro. Se per un Comune è stato stimato di incassare una certa somma e poi questi soldi sono meno, non bisogna far pagare la discrepanza alle amministrazioni. Per i Comuni montani c’è già l’elenco dei rimborsi ma l’area di crisi è la collina svantaggiata. Il punto finale è che tutta questa materia dovrebbe finire dentro la local tax. Tuttavia, se facciamo la local tax mantenendo il modello adottato in questi ultimi due-tre anni, continuando a togliere le risorse e costringendo tantissimi comuni a essere incapienti, si crea un grosso problema”.
Perché i risultati siano efficaci però occorrerà che il settore agricolo manifesti compattezza, ha aggiunto Federico Fornaro: “sarebbe utile una maggiore unità delle associazioni“. Una frase che ha innescato la risposta velenosa del Presidente di Confagricoltura, Luca Brondello, indirizzata a Coldiretti: “noi non siamo contenti che la Coldiretti abbia sostenuto che il decreto Imu vada bene così com’è. Se loro sono contenti sono molto meno i soci di quella associazione che stanno affollando i nostri uffici per ricevere informazioni e che non vogliono pagare quella tassa“.
Tutti concordi infine gli altri parlamentari. Daniele Borioli ha auspicato un ruolo importante della Regione a sostegno degli agricoltori nella conferenza Stato-Regione. Al contempo saranno necessari correttivi al decreto, posizione condivisa anche da Cristina Bargero convinta che sia fondamentale presentare emendamenti a Camera e Senato perché “venga modificata la classificazione dei comuni esentati”. Infine Fabio Lavagno ha spiegato che l’agricoltura è tutt’altro che marginale e non può essere penalizzata. Per questo è necessario “organizzare un tavolo di confronto per evitare che gli agricoltori siano vittime di una situazione ingiusta”.
L’ingiustizia è palese anche nella descrizione di un esempio, citato da Federico Fornaro: “Bosio (358 metri) è un comune montano ed è giusto che lo sia, Arquata Scrivia (248 metri) è parzialmente montano, Parodi (330 metri) è pianura. Oggi si potrebbe arrivare a una classifcazione più corretta anche dei valori di reddittività”.
“Gli agricoltori sono abituati a queste situazioni complicate e ingiuste – ha concluso Gian Piero Ameglio, presidente della Cia. Eravamo già arrabbiati prima, ora siamo determinati ad arrivare a una soluzione del problema. Non so in che modo ma questo è solo l’inizio della battaglia. Spero solo che anche l’altra associazione di categoria si unisca a questa lotta”.
Le motivazioni della protesta stanno anche in un pregresso che sta mettendo in ginocchio il settore. Gli imprenditori agricoli sono già gravati dalla riduzione del 20% sull’assegnazione del gasolio agricolo; dalla diminuzione drastica dei prezzi dei prodotti agricoli; dall’aumento dei costi di produzione e da ritardi nei contributi emanati dalla Comunità Europea. Inoltre, nel 2014 hanno visto crollare i loro redditi a causa del maltempo, fitopatie e calo del consumo interno anche a causa del reverse charge, ossia un meccanismo di inversione contabile dell’Iva per le vendite di prodotti agricoli alla Grande Distribuzione Organizzata, che si traduce in una grave perdita di liquidità. Non è normale infine che si debbano attendere alcuni mesi per l’approvazione dei piani di sviluppo rurale, che rappresentano un importante elemento di politica agricola, e che vi siano forti ritardi per l’applicazione della Riforma della Pac.
Fabrizio Laddago