Autore Redazione
giovedì
14 Maggio 2020
20:34
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Cronaca - Casale Monferrato

Prete di Casale e altri sei del Nord Italia sotto ricatto: “O paghi o dico tutto ai giornali”

Prete di Casale e altri sei del Nord Italia sotto ricatto: “O paghi o dico tutto ai giornali”

CASALE MONFERRATO – È partita dalla segnalazione alla Polizia di un sacerdote di Casale Monferrato una complessa e articolata indagine portata a termine dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Milano su un gruppo di sette persone, dai 22 ai 54 anni, tutti cittadini italiani dell’hinterland milanese. L’Operazione è stata chiamata “Sacred and Profane”. 

Questi uomini sono stati denunciati perché ritenuti responsabili in concorso fra loro con il vincolo della continuazione dei reati di estorsione, truffa aggravata e falsità materiale commessi un paio di anni prima ai danni di altri sei preti di diverse regioni italiane: Piemonte, Lombardia, Liguria e Friuli Venezia Giulia. In circa sei mesi la banda era riuscita a intascare oltre 170 mila euro.

Tutto è iniziato dalla denuncia di un parroco di Casale Monferrato al Commissariato della città: qualche mese prima il religioso era stato stato contattato telefonicamente da un sedicente avvocato di uno studio milanese. Quest’ultimo ha accusato il prete di non aver pagato 10 mila euro per un fantomatico abbonamento di una rivista mensile. In caso di suo rifiuto sarebbero scattate delle ritorsioni legali e la reputazione del sacerdote, secondo questo avvocato, sarebbe stata infangata attraverso pubblicazione di articoli su testate giornalistiche e organi di stampa.

Spaventato da questa minaccia e nonostante non avesse nulla da nascondere, il prete ha comunque pagato la somma. L’uomo ha però insistito inviando al religioso dei documenti falsi di uno Studio legale, dal Tribunale di Milano o dall’Ente Tesoreria dello Stato, che accertavano altre violazioni del sacerdote, anche in questo caso da saldare con altro denaro. Il sacerdote ha continuato a pagare con decine di bonifici fino a quando, ormai senza più soldi, si è recato al Commissariato di Polizia.

Subito sono partite le indagini e i poliziotti della Squadra Investigativa hanno constatato che sia le coordinate bancarie dei conti su cui confluiva il denaro che le utenze telefoniche utilizzate per i contatti erano “mascherate” e non riconducibili all’uomo per come si era presentato, che fra l’altro risultava inesistente.

A quel punto è scattata una imponente attività investigativa, svolta di iniziativa e su delega della Procura della Repubblica di Vercelli che ha previsto indagini sia sul “campo” che tramite ricerche e pedinamenti nel capoluogo lombardo, oltre che attraverso l’utilizzo di sofisticate apparecchiature.

Grazie anche allo scambio di informazioni con altri uffici della Polizia di Stato, tramite l’incrocio dei dati alla fine la Polizia è riuscita a identificare uno dei componenti del sodalizio criminale che, al termine delle investigazioni si accertava essere il vertice della banda, un uomo pluripregiudicato sia per reati analoghi che per altri di genere.

Lui e il suo “braccio destro”, entrambi specializzati per condotte criminali nei confronti di membri del clero, coordinavano un gruppo di soggetti che si attivavano per la riscossione dei soldi in varie banche. Tra di loro c’era anche l’uomo che aveva minacciato ed estorto denaro al prete casalese, anche se aveva ovviamente un altro nome.

Le operazioni di accredito e l’istantaneo prelievo del denaro via via indebitamente ricevuto, sono avvenute sempre per via telematica per rendere difficilmente identificabili i responsabili. Nonostante ciò gli investigatori sono riusciti a reperire alcuni riscontri acquisendo sia le loro foto che, attraverso triangolazione dei luoghi in cui erano radicati gli sportelli bancari, anche i luoghi di effettivo domicilio, difformi dalle rispettive residenze, dei due “capi” del sodalizio criminale.

Sono stati inoltre acquisite ulteriori prove tanto da autorizzare sette perquisizioni nelle case dei sette responsabili. In tutte sono stati trovati alcuni dei timbri impiegati per la produzione degli atti contraffati, documenti, titoli di credito, apparati telefonici e altro materiale utile alle indagini avvalorando l’impianto investigativo rappresentato.

In due case, inoltre, è anche stata rinvenuta una discreta quantità di droga, sia cocaina che marijuana, subito sequestrata. Sequestrate anche le carte di credito.

I poliziotti hanno analizzato sia i documenti cartacei sequestrati che diverso materiale informatico, acquisito o prodotto nel corso dei mesi di indagine, ottenendo così dei validi riscontri a carico di alcuni dei membri della “banda” effettuando anche comparazioni della scrittura, verifiche incrociate dei toni vocali registrati tramite le conversazioni voce e quelle dal vivo, trovando piena conferma a quanto rappresentato all’autorità giudiziaria.

Foto di kisistvan77 da Pixabay

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