Autore Redazione
giovedì
28 Maggio 2020
06:09
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Cronaca - Alessandria

Ritardi nelle consegne e famiglie che non l’hanno ricevuta: il caso mascherine gratis della Regione

Ritardi nelle consegne e famiglie che non l’hanno ricevuta: il caso mascherine gratis della Regione

PIEMONTE – Ufficialmente la distribuzione delle mascherine gratuite della Regione Piemonte sarebbe dovuta iniziare poco “dopo il 25 aprile per concludersi ai primi di maggio“. A quanto diceva ormai un mese fa l’assessore regionale Gabusi era anche stato individuato un metodo efficace e rapido per la loro consegna attraverso “l’intervento diretto dei Comuni affiancati dalla Protezione Civile“. Un metodo che avrebbe dovuto garantire rapidità e regalare a tutti i piemontesi un dispositivo di protezione utile per la fase 2. La Regione aveva anche sottolineato che nel caso di difficoltà, “soprattutto per i Comuni più piccoli“, queste potranno essere segnalate “alla Città metropolitana e alla Consulta delle Province per ottenere un supporto, mentre in altri casi la Regione potrà farsi tramite per coinvolgere anche Poste italiane“.

Insomma, sulla carta il piano c’era ed era anche uno di quelli potenzialmente ben riusciti. Poi i tempi si sono dilatati e al 28 maggio, tanto in provincia di Alessandria quanto in Piemonte, la consegna delle mascherine non è ancora stata completata. Un ritardo grave se si pensa che la stessa Regione, alla vigilia della fase 2 del 4 maggio, aveva reso obbligatorio l’uso di questi dispositivi in qualsiasi luogo pubblico al chiuso e successivamente anche fuori dai centri commerciali dove spesso – e soprattutto nei weekend – si creano assembramenti fisiologici. Ai ritardi si aggiunge la lamentela di molte famiglie che ne hanno ricevuta solo una per nucleo familiare, composto anche da tre o quattro persone, quando lo stesso Cirio aveva annunciato “mascherine per tutti i piemontesi“.

La Regione in effetti ha acquistato “5 milioni di mascherine lavabili e riutilizzabili 10 volte da distribuire a tutta la popolazione piemontese“, si leggeva in un comunicato regionale datato 16 aprile 2020. Il costo di questa operazione è stato di 6 milioni di euro, ovvero poco più di 0,83 centesimi a dispositivo. Il costo era stato “coperto utilizzando una parte delle donazioni ricevute sul conto corrente attivato per l’emergenza coronavirus. Ad aggiudicarsi la gara realizzata tramite SCR sono state tre aziende piemontesi“. I dati Eurostat aggiornati al 2019 dicono che in Piemonte gli abitanti sono 4,356 milioni. Esattamente una mascherina – più una buona scorta – per ogni abitante.

La confezione della mascherina – ne spetterebbero due a famiglia – specifica che il dispositivo è a “uso generico antibatterico, antigoccia e filtrante“. Più sotto viene sottolineato come il dispositivo abbia subito un “trattamento idrorepellente antigoccia” ed è “filtrante, blocca piccole particelle dell’aria – protegge da batteri, allergeni, pollini e polvere“. Questo significa che questo dpi ha più o meno le stesse caratteristiche di una mascherina chirurgica. Il che non vuol dire che ci ci protegge dal virus, quanto piuttosto protegge gli altri da chi la indossa andando a ricalcare l’ormai famosa tematica della mascherina altruista. Ovvero, indossarla tutti può prevenire il contagio.

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