Autore Redazione
venerdì
12 Giugno 2020
05:40
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Cronaca - Valenza

40 giorni chiusa in casa e l’esito del tampone che non arriva: “Sono diabetica, è ancora più dura”

40 giorni chiusa in casa e l’esito del tampone che non arriva: “Sono diabetica, è ancora più dura”

VALENZA – Uno scenario che, purtroppo, la nostra redazione ha raccontato tante volte in queste ultime settimane: cittadini costretti a casa in attesa di un tampone per individuare l’eventuale positività al coronavirus che non arriva. In questo caso, però, per la 30enne valenzana Debora Gorani è ancora più dura.

“Sono diabetica da più di 20 anni” ha raccontato la donna alla redazione di Radio Gold “a causa della mia patologia avrei bisogno di muovermi, di fare attività sportiva. Tutto è ancora più complicato: stando sempre in casa cambiano inevitabilmente anche le abitudini alimentari. Per fortuna che c’è mio marito o i miei genitori che possono andare ad acquistare i farmaci”.

Debora è in isolamento dallo scorso 30 aprile: “Quel giorno ho iniziato ad avvertire sintomi presumibilmente riconducibili al covid che si sono manifestati per circa 20 giorni (febbre, perdita del gusto e dell’olfatto, forti dolori muscolari e respiro leggermente corto). Da quel giorno non esco di casa: abito con mio marito in un appartamento da 50 metri quadrati“. 

La 30enne si è sottoposta al primo tampone lo scorso 13 maggio, insieme al suo compagno. Dopo cinque giorni l’uomo ha ricevuto l’esito, negativo, ma per Debora ancora non si sono registrate novità: “Nemmeno il mio medico di base riesce a visualizzare nulla sulla piattaforma online. Continuo ogni giorno a chiamare il numero dell’Asl ma gli operatori mi dicono che non visualizzano l’esito, vedono solo che è in corso una richiesta per un secondo tampone. Mi dicono che loro, oltre che segnalare il caso, non possono fare niente. Non sono mai riuscita a parlare con alcun responsabile. Tutto questo è assurdo, ogni giorno che passa mi sembra di essere stata dimenticata. Sono disperata, non so davvero più a chi rivolgermi. Mi sembra di stare in carcere“. 

“Ovviamente vorrei anche tornare a svolgere il mio lavoro da impiegata: è da più di venti giorni, ormai, che sto bene ma sono chiusa in casa solo per il fatto che nessuno si prende la responsabilità di registrare il risultato del primo tampone e farmi fare al più presto il secondo”. 

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