20 Giugno 2020
09:25
Ecco la situazione dell’inquinamento nel Bacino padano post lockdown
TORINO – Qual è la situazione della qualità dell’aria e dell’inquinamento nella pianura Padana dopo il lockdown e il rallentamento della produzione economica causata dal coronavirus? Questo l’interrogativo a cui prova rispondere il tavolo di lavoro del Bacino padano a cui hanno preso parte, tra gli altri, gli assessori all’Ambiente di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto.
“Il lockdown ha dimostrato che il traffico non è l’unica causa di inquinamento. A fronte di una riduzione del traffico pari a circa il 70%, si è vista una riduzione delle emissioni degli inquinanti dal 14% (Pm10) al 40% (Nox)“, hanno spiegato gli assessori Raffaele Cattaneo (Lombardia), Irene Priolo (Emilia-Romagna), Matteo Marnati (Piemonte) e Gianpaolo Bottacin (Veneto). “Le politiche che metteremo in campo dovranno quindi agire, oltre che sulla mobilità, su molteplici leve relative ai fattori che sono causa maggiore delle emissioni inquinanti: dal riscaldamento a biomasse, alle emissioni provenienti da concimi o fertilizzanti utilizzati in agricoltura.
Ecco che “a fronte di queste rilevazioni riteniamo che anche a livello europeo andranno fatte presenti con forza le specificità dei territori delle nostre Regioni, che sono, per le note ragioni orografiche e meteo-climatiche in condizioni strutturali di maggiore difficoltà nella lotta all’inquinamento atmosferico“, specificano ancora gli assessori. Che poi commentano: “Le valutazioni sull’inquinamento non riguardano solo gli assessorati all’Ambiente per questo motivo riteniamo necessaria una riflessione più ampia in grado di coinvolgere l’agricoltura, i trasporti, le attività produttive. Per questo le Regioni lavoreranno insieme in vista di un incontro che coinvolga anche i Presidenti di Regione, da farsi prima dell’avvio della stagione autunnale“.
Gli assessori hanno condiviso l’idea di rilanciare le attività legate all’accordo di Bacino Padano, ma in relazione agli impegni con decorrenza al 1 ottobre hanno dichiarato: «Mantenendo l’obiettivo di rientro al di sotto dei limiti europei entro il 2025, intendiamo sviluppare gli interventi necessari su più linee di azione, rafforzando quelle relative agli impianti di riscaldamento e al contrasto alla formazione secondaria di inquinanti, non concentrandoci solo sulla mobilità. Non possiamo infatti non considerare le difficoltà contingenti legate all’emergenza Covid». Ultimo punto è quello legato allo smartworking le cui conseguenze “sulla riduzione delle emissioni derivanti dalla sua introduzione potrebbero diventare una misura aggiuntiva di contrasto alla lotta alle emissioni“.