3 Agosto 2020
12:32
Dal caldo torrido al maltempo improvviso: gli effetti del cambiamento climatico ad Alessandria
ALESSANDRIA – Dal grande caldo di fine luglio alle violente tempeste di inizio agosto. La provincia di Alessandria sta facendo i conti con il clima pazzo di questa estate 2020 che ha provocato nel weekend diversi danni soprattutto nel capoluogo e in diversi suoi sobborghi. Un evento che “a memoria di registrazione non si è mai verificato con tale intensità e violenza“, spiega Alberto Maffiotti di Arpa.
“Le allerte che vengono date dai sistemi regionali sono su zone ampie perché è difficile prevedere dove si immettano tali fenomeni. L’allerta era stata già lanciata per tutto il territorio regionale con particolare attenzione per la zona Sud del Piemonte“, racconta ancora Maffioti. Che poi aggiunge: “Purtroppo in situazioni dove ci sono temperature molto elevate, condizioni di calma atmosferica totale con tasso di umidità alto nelle zone più basse dell’atmosfera diventa complesso stabilire con esattezza dove questi violenti temporali si vanno a concentrare e sfogare al massimo della loro violenza“.
Quello che si è verificato sabato e domenica è “un chiaro esempio dei cambiamenti climatici. Nella giornata di sabato ci sono stati alcuni temporali nel Cuneese che hanno richiamato aria fredda che poco alla volta si è propagata in tutto il basso Piemonte coinvolgendo Astigiano e Monferrato ma trovando ad Alessandria il suo massimo sfogo“. Anche la conformazione architettonica cittadina – inadatta per eventi atmosferici non tipici delle nostre zone – ha favorito la furia degli elementi: “I venti hanno trovato barriere e canyon strutturali che ne hanno aumentato la forza creando molti danni“.
In questi due giorni di maltempo sono stati tanti i tetti scoperchiati in città “a causa sia della forza del maltempo ma anche perché le strutture architettoniche non sono state create per affrontare intemperie di questo tipo. Ed è un altro aspetto tipico dei cambiamenti climatici che si stanno verificando sul nostro Pianeta“, prosegue Maffiotti. Sulle tante piante cadute il “ragionamento deve essere articolato. Le specie arboree non tipiche di queste zone sono le più delicate e più inclini ad ammalarsi o a subire i danni provocati dal caldo piuttosto che dal freddo. A questo si deve aggiungere la situazione delle radici. In natura più una pianta è grossa, più grosse sono le sue radici. In città non è così dato che la parte sotterranea dell’albero, per via dell’asfalto, delle tubature, delle reti fognarie e tanti altri elementi non ha lo sbocco necessario per crescere e radicarsi come farebbero ad esempio in un bosco“.
Con radici molto più piccole rispetto alla parte esterna questo fa si che le piante, in caso di evento atmosferico violento, “abbiano poca capacità di resistenza e cadano al suolo provocando i danni che oggi sono sotto gli occhi di tutti. La parte superiore fa da vela senza un adeguato ancoraggio portando alla caduta dell’albero“.
Quello che si è verificato sabato è stato un classico downbrust. Si tratta di un fenomeno che consiste in raffiche di vento orizzontali che infuriano con moto discendente uscendo dal fronte di un temporale che avanza. Le folate possono superare i 100 chilometri orari, come è avvenuto ad Alessandria. Il downburst può provocare danni su una superficie più estesa rispetto a quella colpita da un tornado.