17 Agosto 2020
11:42
Discoteche e sale da ballo chiuse: la rabbia degli addetti ai lavori alessandrini
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Rabbia e sgomento. Non ci sono altre parole per descrivere quanto provato da gestori, proprietari e maestranze varie dopo l’annuncio del Governo di voler chiudere discoteche e sale da ballo a causa dell’aumento dei contagi da coronavirus nel nostro Paese. Un provvedimento arrivato all’improvviso, domenica sera, con l’imperativo categorico della chiusura a partire dal 17 agosto sino a data da destinarsi. Ovvero sino a quando la situazione Covid-19 in Italia non tornerà nuovamente sotto controllo.
“È stata una pugnalata“, spiega Sandro Grattarola del Gianduja di Acqui Terme. “Siamo stati aperti pochissimo e abbiamo persino avuto delle spese di cui non rientreremo per rispettare le linee guida imposte dal Governo per la riapertura in sicurezza delle sale da ballo“, aggiunge. Una situazione che accomuna molti locali che vivono di musica come la Famigliare di Alessandria “che oltre alla chiusura improvvisa imposto da questo Esecutivo” deve fare i conti anche “con i danni ingenti provocati dal maltempo del weekend dell’1 e 2 agosto“, sottolinea invece Roberto Rovere della Famigliare.
In questi mesi i gestori e i titolari di discoteche e sale da ballo hanno dovuto sostenere spese importanti “per adeguare i locali e gli spazi” e inoltre hanno visto “una riduzione della clientela, un po’ per paura e un po’ per le regole di contingentamento che sono state imposte“, spiega ancora Sandro Grattarola. A queste condizioni “mi verrebbe voglia di riportare in Comune le chiavi perché così non riusciamo ad andare avanti. Abbiamo lavorato come dei matti per rimetterci in piedi dopo il Covid e anche dopo le intemperie. Poi è arrivata la sberla finale con questa chiusura“, sottolinea ancora Roberto Rovere.
A questo si deve aggiungere un introito inferiore all’80% rispetto al 2019 e una diminuzione pari al 50% della clientela. Ma questo provvedimento oltre ai gestori e titolari “colpisce profondamente anche le maestranze che di musica e divertimento vivono“, spiega Giorgio Oberti da anni nel mondo dell’intrattenimento. “Purtroppo nell’immaginario collettivo la discoteca è il male. Nonostante a oggi non ci siano stati focolai conclamati all’interno delle discoteche il Governo ha deciso di chiudere lo stesso e unicamente i locali del divertimento notturno. Questo senza pensare alle grandi difficoltà di chi vive e sopravvive di questo“, aggiunge. Ecco che a farne le spese – secondo Oberti e gli altri suoi colleghi – sono i “dj, le orchestre, i barman, i buttafuori, i camerieri, i tecnici del suono e molti altri. Un micro mondo che da marzo non percepisce stipendio se non la cassa integrazione messa a disposizione del Governo“, sottolinea.
L’Esecutivo centrale ha anche disposto un fondo per tutelare l’intero comparto. “Ma dal Governo ormai non mi aspetto più niente“, commenta Grattarola. Parole non dissimili da quelle di Rovere che chiede “un intervento serio da parte di chi ci sta governando perché sino a ora sono stati fatti soltanto danni“. Si dice invece “estremamente confuso” Oberti che non comprende “quali siano le effettive linee guida su cosa effettivamente si può e non si può fare dettate da chi ci sta governando e date con tempistiche che anche questa volta ritengo imbarazzanti“. Ecco che in questo senso la riconversione diventa difficile “perché non è chiaro quello che effettivamente si può e non si può fare ma soprattutto perché un determinato pubblico va in una discoteca o locali simili per ballare e non per stare semplicemente ad ascoltare la musica“, concludono quasi all’unisono.