10 Settembre 2020
05:29
Effetto covid sull’industria manifatturiera in Piemonte: “Come nella crisi 2008”
PIEMONTE – Nel II trimestre 2020 è stata registrata nella nostra regione una flessione a doppia cifra per produzione, fatturato e ordinativi. Nell’ambito della consueta collaborazione tra Unioncamere Piemonte, Intesa Sanpaolo e UniCredit per il monitoraggio della congiuntura economica piemontese, Unioncamere Piemonte diffonde oggi i dati della 195ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali.
La rilevazione è stata condotta nel mesi di luglio con riferimento ai dati del periodo aprile giugno 2020, ha coinvolto 1.719 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 96.569 addetti e un valore pari a circa 52,1 miliardi di euro di fatturato.
Dall’indagine emerge come, nel periodo aprile-giugno 2020, l’impatto dell’emergenza Covid si sia mostrato con tutta la sua forza. Se nel I trimestre 2020 la produzione manifatturiera regionale aveva registrato una flessione del 5,7%, il calo produttivo nel II trimestre è quasi triplicato (-15,3%).
Nel periodo aprile-giugno 2020, com’era prevedibile, le aziende manifatturiere
piemontesi hanno evidenziato contrazioni produttive su tutto il territorio regionale.
Il dato peggiore, a causa della specializzazione tessile, ha investito il biellese, che ha registrato una flessione della produzione del 30,2%, seguito da Vercelli (-21,1%). Tra le province del nord del Piemonte anche il Verbano Cusio Ossola ha subito una flessione severa dei livelli produttivi (-20,9%), leggermente meno negativo il dato mostrato dalle imprese manifatturiere di Novara (-16,0%). Per Torino e Asti la contrazione produttiva si è attestata al -14,2% mentre, grazie alla specializzazione alimentare, è lievemente più attenuata l’intensità del calo riscontrato a Cuneo (-13,3%) e in provincia di Alessandria (-11,2%).
Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “L’effetto Covid è arrivato, come temuto, sulle nostre imprese e sulle nostre produzioni: il calo produttivo del 15,3% ha coinvolto per la prima volta tutte le province e tutti i settori, anche quello alimentare. Una contrazione, quella del II trimestre ovvero del pieno lockdown, che ci ha riportato indietro di oltre 10 anni, alla crisi del 2008/2009. Ora dobbiamo subito invertire la tendenza, affiancando la voglia di fare impresa, con politiche efficaci nazionali e locali di sostegno al credito e sburocratizzazione. Dobbiamo puntare su trasformazione digitale e nuovi modelli produttivi che permettano di garantire i livelli occupazionali e consentano di far crescere i nostri territori”.
“In questo periodo”, ha dichiarato Fabrizio Simonini, Regional manager nord ovest di UniCredit, “non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno. A livello di Gruppo abbiamo sostenuto più di 300 mila clienti dando loro accesso a prestiti in moratoria per 35 miliardi di euro e abbiamo erogato prestiti con garanzia statale per quasi 7 miliardi di euro: siamo “parte della soluzione” a sostegno dell’economia reale. E posso dire che nel Nord Ovest e in Piemonte in particolare abbiamo fatto con orgoglio e collaborazione la nostra parte. Come Banca siamo stati in prima linea per sostenere le nostre imprese, al fine di supportarne efficacemente le esigenze di liquidità e di investimento, attivando tempestivamente un “Pacchetto Emergenza”, una serie di iniziative concrete, in linea e ad integrazione di quanto previsto dal Decreto Cura Italia e dalla moratoria ABI e attraverso un forte impegno nel dare esecuzione alle misure previste dal Decreto Legge Liquidità per tutte le tipologie di finanziamento disponibili in funzione delle caratteristiche e delle dimensioni aziendali, garantite dal Fondo Centrale di Garanzia e da Sace. Come conseguenza di quanto è avvenuto, stiamo assistendo a un processo di trasformazione che ha coinvolto le aziende di tutte le dimensioni permettendo anche a quelle più piccole e meno strutturate di affacciarsi ai mercati esteri o di diffondere i loro prodotti su tutto il territorio nazionale. UniCredit con iniziative come Easy Export ha accompagnato molte imprese permettendo di accedere a nuovi mercati e di aumentare il loro giro d’affari con l’estero. La grande tradizione e la forza commerciale che contraddistingue la nostra regione e che ha permesso il superamento anche di altre crisi ci confortano nell’idea che le imprese piemontesi partono da basi solide, e che saranno in grado di superare anche questo momento, cogliendone anche le opportunità della trasformazione resa necessaria”.
Teresio Testa, Direttore Regionale Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta di Intesa Sanpaolo, sottolinea che: “I dati descritti da Unioncamere Piemonte evidenziano quanto abbia sofferto l’economia della regione durante il lockdown e sono coerenti con quanto rilevato nella survey interna rivolta ai nostri gestori imprese. Siamo al punto di minimo: da qui occorre ripartire, con energia e responsabilità da parte di tutti gli attori del territorio, imparando dall’esperienza e mettendo al centro la sanità, il sistema agroalimentare e industriale, la rete infrastrutturale reale e virtuale; il welfare e l’istruzione; la ricerca scientifica e la formazione; l’obbligo morale di combattere le disuguaglianze sociali. Anche in Piemonte, Intesa Sanpaolo ha intrapreso da subito azioni immediate e concrete, testimoniate dai 2,5 miliardi di euro di erogazioni totali MLT, di cui oltre 1 miliardo a sostegno delle misure del Decreto Liquidità; e dalle oltre 38.000 sospensioni di finanziamenti per 3,6 miliardi, che ribadiscono il nostro ruolo di banca d’impatto a sostegno del tessuto economico del territorio. Ora stiamo lavorando per accompagnare le nostre imprese verso maggiori investimenti in tecnologia, innovazione, internazionalizzazione, rapporti di filiera ed economia circolare. Un esempio recente è l’offerta legata al Superbonus 110%, operativa già dal 13 agosto, grazie alla quale imprese e famiglie possono contare sul nostro sostegno fin dall’avvio dei lavori di ristrutturazione con tre soluzioni di finanziamento, fino alla monetizzazione del credito fiscale attraverso la cessione del credito. Il rilancio delle attività edili, in considerazione della loro lunga filiera collegata a molti altri settori, può dare un contributo sostanziale alla ripresa economica e, al contempo, al miglioramento dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica”.
La contrazione della produzione industriale si è associata all’andamento negativo evidenziato da tutti gli altri principali indicatori. Gli ordinativi sono crollati del 16,4% sul mercato interno e del 15,1% sul mercato estero. La flessione del fatturato totale si è attestata al 15,3%, la componente estera è diminuita del 13,2%. Il grado di utilizzo degli impianti è sceso di 18 punti rispetto all’analogo periodo del 2019.
A livello settoriale, fatta eccezione per il comparto alimentare, che ha mostrato una flessione più contenuta (-2,8%), tutti i principali comparti della manifattura regionale hanno evidenziato forti diminuzioni produttive rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le più accentuate sono state quella delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-32,9%) e quella della meccanica, crollata dell’19,9%. Decisamente negativo anche il risultato dell’industria dei metalli (-18,8%) e delle industrie elettriche ed elettroniche (-18,5%).
Non sono andati molto meglio il comparto del legno e del mobile (-16,3%), quello dei mezzi di trasporto, che ha registrato una contrazione della produzione dell’11,8% e quello della chimica/plastica (-11,4%). Focalizzando l’attenzione sui mezzi di trasporto, settore cardine della manifatturiera regionale, va evidenziato come il calo complessivo sia dovuto a un crollo della produzione di autovetture, pari al 74,6%, accompagnato da una contrazione a doppia cifra della componentistica autoveicolare (-24,2%).
Il fermo delle attività produttive non ha guardato alla dimensione aziendale. Nel II trimestre 2020 tutte le classi dimensionali hanno infatti mostrato un calo della produzione, che è risultato più accentato per le micro (0-9 addetti; -17,5%) e le grandi imprese (oltre 250 addetti; -16,4%). Le piccole realtà (10-49 addetti) hanno registrato una contrazione produttiva dell’11,6% rispetto al II trimestre 2019 e le medie aziende (50-249 addetti) un calo del 15,8%.