12 Marzo 2015
13:43
L’associazione vittime della strada sulla strage dell’A26: “stiamo ancora aspettando modifiche migliorative all’omicidio colposo stradale”
ITALIA – Il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, Giuseppe Castraniti Mastrojeni, ha commentato con amarezza la sentenza della Cassazione sulla strage della A26. “In appello – ha spiegato Mastrojeni – la condanna esemplare di 21 anni ci aveva restituito fiducia nella giustizia. In Cassazione ieri, 11 marzo 2015, di fronte a tortuose discussioni tra colpa e dolo, il procuratore generale Gabriele Mazzotta ha affermato che “la categoria della colpa non è residuale nel diritto e se applicata in un caso così estremo avrebbe consentito di infliggere la stessa condanna comminata all’imputato con tutte le aggravanti possibili, senza forzare la categoria del dolo”. Tenuto conto di tali affermazioni, la Corte d’Appello che dovrà rifare il processo, dovrà egualmente arrivare ad applicare una pena di 21 anni. In attesa che il Procuratore Generale Mazzotta chiarisca quale calcolatrice utilizzare per arrivare ad una condanna equivalente, ci aspettiamo che, almeno per il giudizio di rinvio, la magistratura sappia essere coerente, applicando il massimo della pena prevista per l’omicidio colposo comprensiva delle aggravanti. Da quanto sopra emergono i reali problemi: il dolo può sempre essere ribaltato in colpa e costringere a rifare il processo allungando i tempi della giustizia e così danneggiando le vittime; le diverse sensibilità culturali e sociali dei magistrati rendono schizofrenica la giustizia, disorientando i cittadini, ai quali, invece, interessa che venga riconosciuta la gravità del reato, desumendola dalla gravità della colpa, dalla gravità del danno e dal comportamento del reo, al fine di applicare una pena congrua e da espiare.
Purtroppo stiamo ancora ad aspettare che si apportino modifiche migliorative all’omicidio colposo stradale, che già esiste nel codice penale e che annulla ogni controversia interpretativa, stabilendo però pene commisurate alla gravità del danno e della colpa”.