7 Ottobre 2020
01:01
Industrie piemontesi: ancora clima pessimista ma indicatori migliorano
PIEMONTE – Il clima di fiducia delle imprese piemontesi rimane pessimistico, ma gli indicatori migliorano in modo talvolta sensibile rispetto a giugno, subito dopo il lockdown. È quanto emerge dall’indagine sulle previsioni delle aziende piemontesi per l’ultimo trimestre 2020 condotto da Unione Industriale di Torino e Confindustria Piemonte su un campione di 1200 imprese associate. Gli indicatori registrano un marcato progresso rispetto allo scorso trimestre, pur restando al di sotto della soglia tra previsioni di aumento e diminuzione. Nel comparto manifatturiero, il 17,1% delle imprese prevede un aumento della produzione, contro il 28,6% che si attende una diminuzione. Il saldo (pari a -11,5 punti percentuali) migliora di oltre 20 punti rispetto a giugno. Sostanzialmente analoghe le previsioni sugli ordinativi: il 19% si attende un aumento (contro il 32%). Rallenta anche la velocità di caduta dell’export, ma le prospettive restano comunque molto incerte.
Migliora il tasso di utilizzo degli impianti, che guadagna 4 punti rispetto a giugno, pur restando al di sotto della media storica. Resta negativo l’andamento della redditività, ma si riduce la quota di aziende che si attendono un ulteriore peggioramento. Migliora la situazione dei pagamenti: la percentuale di imprese che segnalano
ritardi diminuisce di quasi 20 punti, pur restando abbastanza elevata in prospettiva storica. Cala ma rimane elevato il ricorso alla cig, esploso a livelli record nei mesi scorsi: a settembre il 39% delle aziende prevede di farvi ricorso (era il 55% a giugno).
Nella maggior parte dei settori le attese restano sfavorevoli, ma si osserva un’attenuazione del pessimismo. Fanno eccezione impiantisti, gomma-plastica e industria elettrica, che registrano saldi positivi dopo una fase decisamente cedente. Nel comparto metalmeccanico gli indicatori sono complessivamente un po’ più favorevoli della media, anche se la meccanica strumentale non dà segnali di assestamento.
Anche nel comparto dei servizi gli indicatori migliorano in misura apprezzabile rispetto a giugno ma la maggioranza delle imprese si attende, anche per gli ultimi mesi dell’anno, condizioni di mercato recessive. Aumenta il tasso di utilizzo delle risorse aziendali. Diminuisce di 10 punti il ricorso alla cig, ancora elevato per gli standard del settore. In calo anche la quota di imprese che segnala ritardi nei pagamenti. A livello territoriale gli indicatori migliorano in gran parte dei casi, ma le valutazioni delle imprese restano molto diverse. La situazione più difficile riguarda il biellese, con attese fortemente negative, condizionate senza dubbio dall’andamento del settore tessile, uno dei più colpiti dalla recessione. I miglioramenti più sensibili si registrano a Novara e soprattutto nel canavese.Qualche miglioramento, in un quadro comunque
ancora molto problematico, si osserva anche ad Alessandria, Cuneo, Verbania e Vercelli. A Torino, infine, le attese delle imprese rimangono negative ma il miglioramento degli indicatori è significativo.
Per quanto riguarda gli effetti del coronavirus, a due mesi dalla riapertura dopo il lungo lockdown, la maggioranza delle 1.200 aziende (48,4%) giudica ‘significative ma recuperabili’ le perdite complessive subite per effetto della crisi, un ulteriore 36,5% ritiene ‘limitato’ l’impatto. Più pessimista il residuo 15,1% delle aziende, che ritiene ‘molto gravi’ gli effetti economici del virus. Infine,per la maggioranza delle imprese (37,5%) il recupero dei livelli pre-crisi puo’ avvenire ‘entro il 2021’. Secondo il 10,3% dei saranno più brevi,’entro il 2020′ mentre per una percentuale di poco superiore (14,1%) saranno invece più lunghi ‘entro il 2022 o oltre’.
“Il nostro sondaggio – commenta Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte – fa registrare alcuni segnali incoraggianti ma non deve alimentare un eccessivo ottimismo. Le imprese sono ripartite e la maggioranza dichiara di avere subito perdite anche ingenti ma recuperabili nei prossimi mesi. Tuttavia le condizioni di
mercato restano incerte, soprattutto all’estero; non possiamo dare per scontato che la ripresa sia ormai decollata e possa prendere velocità in modo lineare e automatico” “L’emergenza non è finita – aggiunge il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj – in questa delicata, complessa fase di riavvio dei meccanismi della crescita, è essenziale che al sistema produttivo vengano garantite le migliori condizioni per investire e produrre. Ci troviamo in un momento storico forse unico nel dopoguerra: avremo a disposizione risorse senza precedenti e potremo contare sul sostegno dell’Europa. È essenziale che gli sforzi vengano concentrati su poche, chiare priorità di lungo periodo. I programmi di investimento devono procedere in parallelo alle riforme strutturali”. E a questo proposito Marsiaj si è detto “stupito che ancora non si siaandati a prendere i soldi del Zmes che sul Piemonte avrebbero una ricaduta di oltre 2 mld“, e ha auspicato che “le imprese siano il pilastro al centro del Def e del Recovery Plan“.