Autore Redazione
lunedì
19 Ottobre 2020
08:19
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Cronaca - Alessandria

Il 31 ottobre Non una di meno protesta contro la circolare regionale sull’aborto della Regione

Il 31 ottobre Non una di meno protesta contro la circolare regionale sull’aborto della Regione

ALESSANDRIA – Non una di meno dice no alla circolare che detta le linee guida sull’aborto diffusa e pensata dalla Regione Piemonte. Per farlo il 31 ottobre le attiviste si raduneranno a Torino sotto palazzo Lascaris e chiederanno a gran voce il ritiro della circolare. La Regione, infatti, aveva diramato un documento che si contrappone in modo piuttosto deciso alle linee guida del ministero della Salute inerenti la somministrazione della pillola abortiva RU486 e l’accesso all’aborto farmacologico.

Le linee guida governative non sono certo la normativa che vorremmo, ma rappresentano senza dubbio un passo avanti, seppur piccolo, imposto alle istituzioni da anni di attivismo, mobilitazioni e sensibilizzazione ad opera di migliaia di donne in questo Paese“, si legge in una nota di Non una di meno.  “Non accetteremo che la Regione Piemonte ostacoli ulteriormente un diritto già attaccato da obiezione di coscienza a moralismo. Noi non ci stiamo! Sui nostri corpi decidiamo noi! Non ne possiamo più di un dibattito sterile, rigorosamente tra uomini, che non mette al centro la salute delle donne ed il diritto alla scelta, ma usa i nostri corpi per fare campagna elettorale!“, spiegano le attiviste.

In particolare tra i punti contestati c’è l’incentivazione alla presenza di associazioni pro-vita e antiabortiste all’interno delle strutture sanitarie pubbliche, promuovendo l’apertura di loro sportelli permanenti; mette in discussione l’accesso all’aborto farmacologico in regime di day hospital, riservando la scelta ai singoli medici, che possono così decidere di accettare di somministrare la pillola abortiva esclusivamente previo ricovero; impedisce la somministrazione dell’RU486 all’interno dei consultori.

Oggi l’aborto è un diritto garantito solo sulla carta e nessuna istituzione fa qualcosa in merito! Sebbene formalmente la legge consenta il diritto ad abortire, nei fatti, il processo è una lotta contro il tempo e contro la burocrazia. Dobbiamo scontrarci con medici obiettori di coscienza dentro e fuori dagli ospedali: chi non ci rilascia il certificato medico, chi non ci prenota volutamente la visita in tempo, chi ci costringe al contatto con associazioni anti-abortiste che mortificano le donne e le persone che vogliono abortire. Le percentuali di medici obiettori di coscienza in Piemonte sono altissime! Sono l’84,6% nella ASL TO1, il 69,2% nella ASL TO2, il 61,53% in TO3, il 68,96% in TO 4, il 61, 20% in TO 5. Nelle altre province piemontesi si registrano situazioni ancora più gravi, in particolare nelle ASL di Novara, dove 1 solo medico è attivo, di Alessandria, 2 medici, e di Cuneo, 3 medici, causando spesso l’impossibilità di praticare l’aborto in interi ospedali quando il medico non è in turno“, denuncia Non una di meno. “Come se non bastasse, seppure la legge non lo consenta, spesso perfino il personale non medico si definisce obiettore di coscienza, mettendo i bastoni tra le ruote alle donne che vorrebbero abortire“, prosegue l’associazione.

Che poi conclude lanciando l’assalto agli intenti della Regione Piemonte: “Agiremo con ogni mezzo per il ritiro della circolare della Regione Piemonte e pretendiamo che chiunque sieda in consiglio regionale agisca contro questo scempio. Lo diciamo chiaramente: non accettiamo più scuse. Per noi chi non condanna questo operato con i fatti e non agisce per il ritiro della circolare è complice della Regione Piemonte e di coloro che vogliono impedire l’accesso all’aborto per le donne“.

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