Autore Redazione
lunedì
2 Novembre 2020
15:27
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Cronaca - Alessandria

Bagliani ricorda Gigi Proietti: “Fu lui a farmi debuttare a teatro nel 1981”

Bagliani ricorda Gigi Proietti: “Fu lui a farmi debuttare a teatro nel 1981”

ALESSANDRIA – “Un grande del teatro. Una persona unica nel suo genere“. Massimo Bagliani, direttore artistico del Teatro Alessandrino oltre che regista e attore, lo ripete più volte quando ci racconta la sua esperienza con Gigi Proietti. “Con la sua morte se ne va un mostro sacro del teatro italiano che perde uno di quegli attori carismatici capaci come pochi di scriverne la storia“. Sì, perché oggi, proprio nel giorno del suo compleanno, si è spento all’età di 80 anni Gigi Proietti.

E l’attore e regista romano Massimo Bagliani l’ha conosciuto. Anzi, è a lui che deve davvero tanto: “Fu infatti lui a farmi debuttare in teatro. Un’emozione unica“, spiega. L’anno era il 1981 e Proiettiera già all’apice della sua carriera. Ma non era uno che se la tirava. Era una persona semplice, disposta a guidare e aiutare chi gli lavorava insieme. prodigava insegnamenti senza mai imporre la sua esperienza“. Lo spettacolo invece era quello de Il gatto in tasca, un adattamento di Roberto Lerici da Georges Feydeau: “Feci il provino a Roma e mi prese. Ero al mio debutto assoluto. Venivo dalla Bottega Teatrale di Firenze (fondata nel 1979 da Vittorio Gassman, ndr) e a un tratto mi trovavo a recitare con un altro mostro sacro come Proietti“, ricorda ancora Bagliani. Ecco che al teatro Brancaccio di Roma nasceva l’attore Bagliani nei panni, per quell’occasione, di Levitel.

Fu un’esperienza “che ebbe un grandissimo impatto sulla mia vita professionale. Proietti mi insegnò che la comicità nasce dalla serietà. Un evento di per sé buffo per chi lo subisce, infatti, nasconde dietro un qualche cosa di tragico. In questo senso basti pensare all’uomo che scivola sulla buccia di banana. Fa ridere ma chi subisce questo buffo incidente prova imbarazzo, dolore, rabbia, tristezza. Tutti elementi che sono all’opposto della comicità. Partire dal serio per approdare alle risate fu il più grande insegnamento che mi diede“. A quel primo incontro lavorativo ne seguirà un secondo nel 2000 al Piccolo Teatro dove in scena andava il Socrate di Cerami e Piovani. “Proietti non faceva solo il regista ma era anche l’attore protagonista. Poter recitare insieme a lui era una goduria immensa. Lo si apprezzava in tutto e per tutto: sia per le sue doti attoriali che per la qualità umana che ha sempre dimostrato nella vita lavorativa oltre che di tutti i giorni“.

Un piccolo aneddoto: “Proietti mi insegnò una cosa per capire se lo spettacolo stava andando bene o meno. Mi disse di guardare sempre cosa facevano in quinta i pompieri. Perché se anche loro, lì per lavorare, venivano rapiti dalla rappresentazione allora voleva dire che si era fatto centro“. Del resto l’attore e regista romano “era un perfezionista. Amava chiedere consiglio a tutti coloro che gli giravano attorno. Ai tecnici, agli addetti ai lavori, anche agli artisti esordienti domandava se lo spettacolo era andato bene, se avessero cambiato qualche cosa oppure se una scena funzionava più in un modo piuttosto che in un altro. Era un umile dalle qualità immense. E credo che anche per questo suo modo di essere sia diventato un grandissimo“.

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