4 Novembre 2020
16:26
Confesercenti: col nuovo dpcm danni anche dal “lockdown psicologico”
ALESSANDRIA – Anche Confesercenti Alessandria interviene sulle nuove misure anti covid adottate dal Governo. Al di là delle tempistiche estremamente serrate nel definire le zone rosse, e quindi nel consentire agli esercizi commerciali di organizzarsi, la situazione attuale produce, secondo l’associazione, conseguenze non solo per quelle categorie che beneficeranno dei ristori promessi dall’esecutivo, ma anche nei confronti di “chi è rimasto fuori”. Lo denuncia in particolare Michela Mandrino, presidente di Confesercenti Alessandria all’indomani della pubblicazione del DL 28 ottobre. “Il provvedimento prevede giustamente misure specifiche per 47 codici Ateco, ovvero per altrettante tipologie di attività economica: sono quelle costrette dal precedente Dpcm a limitare in tutto o in parte il proprio esercizio. Fermandosi a queste però, non si considerano le difficoltà in cui di fatto si trova chi formalmente non è limitato, ma che comunque sta subendo forti contraccolpi dalla situazione attuale”.
Accanto al lockdown infatti si registra un “lockdown psicologico” spiega il noto imprenditore alessandrino Romano Anfossi. “Il dpcm raccomanda ai cittadini di non spostarsi se non per strette necessità” e questo anche se “non impone di chiudere, intima alla clientela di non venire in negozio; mancano inoltre gli stimoli e le occasioni per favorire un acquisto, essendo inibiti eventi, cinema ed altre occasioni di svago. L’effetto di questo messaggio è stata già visibile questa settimana, dietro le vetrine“. Poi si aggiungono le difficoltà degli “imprenditori meno appariscenti, tipo gli agenti di commercio, che scontano di riflesso il calo di acquisti e quindi di approvvigionamenti da parte dei negozi. Molti di questi soggetti devono fare i conti anche con la fine della moratoria sulla protestabilità dei titoli non pagati, che andrebbe estesa in parallelo all’emergenza”. Uno scenario del genere “avvantaggia soprattutto pochi, grandi soggetti economici. I paperoni del commercio on line”. Uno squilibrio che deve essere raddrizzato, sostiene Confesercenti, “da una seria web tax sui profitti di chi vende in Italia dall’estero, senza esser trattato fiscalmente come i commercianti locali”. Per Anfossi, in conclusione, “le istituzioni devono farsi interpreti di questa urgenza a tutti i livelli, e mettere in atto un prelievo che potrebbe servire per sostenere almeno in parte i bisogni di chi per mestiere vende ‘sul campo’, e che di fatto è costretto a non farlo”.
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