3 Dicembre 2020
06:03
Mauro Fasano l’atleta disabile di Acqui Terme che sogna le paralimpiadi di Tokyo
ACQUI TERME – Mauro Fasano è uno di quelli tosti. Lo dice il suo sguardo e la sua stessa storia. Insomma, Mauro è uno di quelli che non mollano mai. Nemmeno quando nel 2003, all’età di 34 anni, gli venne diagnosticata la distrofia muscolare. Una terribile malattia che nel giro di sei mesi lo portò a non avere più forza nelle gambe. Lui, che è sempre stato uno sportivo convinto praticando a livelli importanti ciclismo e running.
Da quella diagnosi trascorrerà tre mesi fermo a letto. Un momento difficile ma anche di riflessione e presa di coscienza di sé. Mauro è così chiamato a resettare e ripartire da zero. “Ho capito che mi attendeva una nuova vita davanti. Una vita diversa da quella che avevo vissuto sino a quel momento. Insomma un nuovo inizio“. Ma Mauro Fasano, come dicevamo, è uno di quelli tosti e si è rimboccato le maniche per poter di nuovo approcciarsi alla sua grande passione: lo sport. Ecco che questo Acquese si è lentamente riappropriato della sua vita e delle sue passioni.
Il primo grande passo per riprendersi la sua indipendenza è stato accettare la la sedia a rotelle. “Ci ho messo un po’ ad approcciarmi alla carrozzina. La vedevo come uno strumento adatto solo per chi aveva smesso di lottare. Poi ho capito che la malattia poteva prendersi il mio corpo e i miei muscoli ma non la mia mente. È stato in quel momento che ho iniziato a vedere la sedia a rotelle come uno strumento utile e positivo“. E in effetti quell’aggeggio che in un primo momento Mauro nemmeno voleva guardare gli ha ridato la libertà “al 100%. Mi si è aperto davanti un mondo tutto nuovo e da scoprire“.
Dagli piccoli spostamenti iniziali poi Mauro è passato allo sport: “Mi sono detto: se posso spostarmi perché non posso tornare a fare anche attività fisica?“. Questo futuro atleta paralimpico ha iniziato così a contattare diverse associazioni e centri sportivi che lo potevano ospitare. “Sono partito con il tennis in carrozzina ad Acqui Terme, poi ho fatto un ulteriore step passando a un centro a Torino dove ho iniziato anche le prime partite“. La passione per lo sport è stato fondamentale nel processo di rinascita di Mauro che, dopo aver scoperto l’esistenza di una squadra Nazionale, ha iniziato ad andare una volta al mese a Sulmona “in una scuola ad hoc per il tennis in carrozzina“. Ed è a Sulmona che, attraverso l’esperienza e le amicizie strette, è riuscito a spostare i suoi allenamenti più vicino a casa.
Nel 2016 Mauro Fasano ha così disputando i primi tornei trovando un secondo posto singolare e un primo nel doppio ai campionati italiani Assoluti. In poco tempo ha scalato la classifica italiana del tennis in carrozzina issandosi al quarto posto nella classifica nazionale e all’82esimo nella classifica ITF mondiale. Attualmente è tesserato per OTA (Oltrepò Tennis Accademy) e si allena con il maestro Daniel Dappino, maestro di tennis con l’abilitazione all’insegnamento per disabili. Anche il coronavirus non ha fermato la voglia di fare e migliorarsi dell’atleta acquese che “grazie all’organizzazione dell’Oltrepò Tennis Accademy ho proseguito gli allenamenti. Prima a casa, nel primo lockdown, poi ho ripreso all’OTA in totale sicurezza grazie alla loro puntigliosa organizzazione e serietà professionale. Per questo non posso che ringraziarli infinitamente“.
La storia di Mauro nasconde anche un bel messaggio: “La disabilità non ti ferma e non ti deve fermare. Posso dire che se la giornata è fatta di 24 ore io avrei bisogno di 30 ore per poter svolgere ogni attività. Sono più impegnato adesso che prima“. Fasano infatti si divide tra lavoro, allenamenti, vita privata e tornei. “Mi sveglio alle sei e vado a lavoro. Intorno alle 5 prendo l’auto e vado sino agli allenamenti per poi tornare a casa. Insomma di cose da fare ce ne sono. La disabilità non può essere uno scoglio. Ma deve più che altro essere uno sprone per farti ripartire in un mondo diverso e farti iniziare così la tua seconda vita“. Ora un nuovo obiettivo da raggiungere: partecipare alle paralimpiadi di Tokyo. “Tutto dipenderà dalla situazione Covid-19 e cosa deciderà il Comitato. Siamo appesi a un filo legato all’evoluzione della pandemia. Poi dipenderà da me trasformare in realtà quello che sarebbe un bellissimo sogno“.