Autore Redazione
domenica
13 Dicembre 2020
10:01
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Cronaca - Alessandria

Indagati vertici Lega e FI per candidato tolto da lista, coinvolto anche Molinari. Replica: “Tutto in piena trasparenza”

Indagati vertici Lega e FI per candidato tolto da lista, coinvolto anche Molinari. Replica: “Tutto in piena trasparenza”

ALESSANDRIA – Una vicenda elettorale legata al Comune di Moncalieri ha investito la Lega e anche il leader piemontese del partito, l’alessandrino Riccardo Molinari, insieme a Paolo Zangrillo, coordinatore regionale di Forza Italia in Piemonte, e Alessandro Benvenuto, responsabile provinciale torinese del Carroccio. Come emerso sui media nazionali i politici in questione sono stati iscritti nel registro degli indagati, per il reato di “falsificazione materiale mediante alterazione e/o sostituzione di atto vero destinato a operazione elettorale“. Come anticipato dal Corriere della Sera l’inchiesta sarebbe partita da un esposto dei Radicali italiani in seguito all’esclusione di Stefano Zacà, ex esponente di Forza Italia,  dalle elezioni comunali di Moncalieri. Il politico, uno dei candidati nella lista della Lega, sarebbe stato escluso dall’agone elettorale dopo che il suo nome era stato scorporato a penna dall’elenco dei candidati sui documenti di raccolta firme, il tutto però, secondo le accuse, a posteriori rispetto alla raccolta firme. La Procura vuole appurare come siano andate le cose rispetto alla compilazione e presentazione dei moduli. Zacà era passato alla Lega, ma era stato escluso dall’elezione per patto tra i due partiti ma alla fine era stato riammesso alle liste grazie al Consiglio di Stato, dopo che il Tar del Piemonte aveva il bocciato il ricorso.

Secondo i soggetti coinvolti nella vicenda quanto contestato è avvenuto “in piena trasparenza, e il nodo verterebbe solo attorno a un problema di interpretazione rispetto al potere o meno del partito di decidere all’ultimo momento se candidare o meno qualcuno. La lista infatti, spiegano, è stata presentata con 23 nomi poi le firme erano state raccolte su moduli con 24 nomi. Al momento della presentazione Zacà era stato quindi escluso sulla base di una questione politica che aveva portato alla decisione di non candidarlo. Le parti in causa inoltre hanno sottolineato che, come emerso dai messaggi tra gli attori della vicenda, nessuno ha mai espresso la modalità con cui procedere all’esclusione, ma soprattutto la vicenda non ha mai presentato aspetti criticabili perché gli allegati dei moduli di raccolta firme presentavano effettivamente i 24 nomi, e quindi anche quello di Zacà, che però era palesemente barrato, con in più, a fianco, la firma dei due delegati di lista con cui venivano approvate le correzioni. Tant’è, concludono gli interessati, che né la commissione elettorale, né la Prefettura di Torino, né Il Tar, né il Consiglio di Stato hanno mai visto nulla di illecito in questa condotta, individuando in questa operazione una scelta di partito. La questione di conseguenza, concludono le parti in causa è solo sulla divergenza di posizione tra Tar e Consiglio di Stato: quindi “la vicenda non ruota attorno alla alterazione della lista perché era stata presentata con 23 nomi ma attorno al potere o meno del Partito se candidare qualcuno oppure no“.

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