25 Gennaio 2021
14:07
Lo Spazio Kor di Asti usa i limiti della rete e va “Oltre”
ASTI – “Usare a nostro beneficio i limiti della rete per indagare la pratica artistica”. E’ questa la posizione ideologica dello Spazio Kor di Asti, che riconverte, in questi mesi di chiusura dello spettacolo dal vivo, alcuni appuntamenti della sua stagione Public dal titolo “Oltre”, ma in modo rielaborato e originale, pensato per il web attraverso la piattaforma Zoom. Non si tratta quindi di trasposizioni on line degli spettacoli, ma di incontri mirati al cuore dei lavori teatrali, ogni volta diversi e lasciati alla creatività degli artisti, che, come nella tradizione della stagione Public, colloquiano al termine con il loro pubblico.
Ieri, domenica 24 gennaio, Giuliana Musso è stata, con “Oltre l’eroe”, la protagonista del secondo appuntamento in streaming dal vivo dello Spazio Kor e ha raccontato (ma anche interpretato, spiegato, interagito con gli spettatori a casa) il suo monologo “Mio eroe”, prodotto da La Corte Ospitale, che era nel cartellone della stagione. E’ già in programma il prossimo appuntamento, sabato 30 gennaio alle 21, con Lorenzo Gleijeses, che racconterà il suo spettacolo “Una giornata qualunque del danzatore Gregor Samsa”, la vicenda di un immaginario danzatore omonimo del protagonista de La Metamorfosi di Franz Kafka. Come sempre la partecipazione è gratuita, ma è necessaria la prenotazione alla mail info@spaziokor.it oppure tramite Whatsapp al numero 3887212317.
Oltre l’eroe è stato un incontro intimo; “l’intimità ha a che fare con quello che faccio”, ci tiene a dire Giuliana Musso, iniziando a raccontare cosa l’ha portata a scrivere un testo sulla guerra contemporanea, attraverso le testimonianze delle madri di soldati caduti in Afghanistan. Sembra di essere dietro le quinte, mentre Giuliana controlla un’ultima volta il contenuto (essenziale per lo spettacolo) delle sue tasche e non fa la memoria “perché è noioso e, se mi dimentico, invento”. Poi l’inizio con la scenografia di un prato di fiori, che alludono alla valle delle rose in Afghanistan, su cui si appoggiano dei tomi enciclopedici, il cui contenuto trabocca di storia imbevuta di mitologia della forza, della lotta contro il male e dell’eroe. Ed è qui che si inizia a vedere la realtà in un altro modo, attraverso le emozioni e l’esperienza terribile delle madri dolorose, quelle che hanno perso nella follia della guerra i loro figli. “Ridare parola alla madre dolorosa significa dare sacralità (ovvero unicità) ai soldati”, spiega Giuliana Musso, e, per fare questo, è necessario liberarsi della retorica della guerra, attraverso il sentire empatico che il Teatro (quando è maiuscolo) sa fare. Nel racconto emergono le tante ricerche dell’autrice, i dialoghi, la ricchezza umana che ne è emersa e, alla narrazione, si fondono le voci delle tre donne che hanno affrontato il dolore della perdita del figlio, in modo diverso, ma altrettanto straziante.
E’ definito teatro di narrazione e di indagine, quello di Giuliana Musso, ma la definizione è riduttiva, perché l’esperienza in cui ci si immerge è totale, intensa e sospesa, persino quando seguita su uno schermo. L’esattezza c’è, il lavoro documentaristico e di ricerca sono sottesi, ma ciò che emerge è il fatto vissuto, inizialmente rigettato come impossibile e poi subìto nel profondo e per sempre. Raramente nella modalità on line capita di essere così colpiti al cuore. Un’ulteriore conferma della validità della proposta su piattaforma Zoom dello Spazio Kor, che veramente è andato “Oltre” i limiti che questo periodo impone.