Autore Redazione
mercoledì
17 Febbraio 2021
11:03
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Cronaca - Alessandria

La Comunità San Benedetto al Porto scrive a Cuttica: “Per il primo anno nessun senzatetto dorme per strada”

La Comunità San Benedetto al Porto scrive a Cuttica: “Per il primo anno nessun senzatetto dorme per strada”

ALESSANDRIA – “In questi giorni è mancato in ospedale un nostro concittadino, Fabrizio Lodi, che seguivamo da tre anni in città con la nostra equipe, in quanto conosciuto come persona senza dimora“. Inizia così la lettera scritta da Fabio Scaltritti dell’associazione Comunità San Benedetto al Porto e indirizzata al sindaco di Alessandria Gianfranco Cuttica di Revigliasco. Nelle tre pagine che compongono la missiva indirizzata al primo cittadino si ricorda come i media locali abbiano riportato la notizia suscitando il cordoglio cittadino che ha dimostrato “vicinanza ai volontari della Comunità San Benedetto e a Caritas Alessandria (coloro che lo conoscevano meglio)“.

Il signor Lodi è stato seguito dai volontari sin dall’inverno del 2018 “quando dormiva, indisturbato, presso la saletta d’attesa del Pronto Soccorso. Il personale sanitario ci ha sempre chiesto di lasciarlo stare lì e lo sosteneva con bevande e alimenti: lui non dava fastidio e non era né insistente né invadente; il suo carattere mansueto lo rendeva gradito ai più che lo hanno conosciuto“. Poi nel febbraio 2020, a causa del Covid-19, questo clochard gentile era stato allontanato dall’Ospedale “non essendo più possibile permettere lo stazionamento di estranei” trasferendosi “con tutte le sue cose sotto i portici di Piazza della Libertà, dove ha vissuto fino all’estate“.

In quel luogo, ricorda ancora Scaltriti, la permanenza del signor Lodi era diventata un problema “a causa del suo atteggiamento di accumulatore compulsivo e in piena estate le sue decine di borse e sacchetti cominciavano a rilasciare cattivi odori. La Polizia Municipale, coordinata dall’Agente scelto Mauro Di Gregorio, è intervenuta intimandogli di lasciare lo spazio e insieme abbiamo concordato un trasloco alle tende nel frattempo installate dalla Protezione Civile“. Questa modalità di collaborazione “si è poi estesa ad altri funzionari della Polizia Municipale e anche le altre Forze dell’Ordine (compresa la PolFer) che hanno iniziato ad usare questo che a nostro avviso è diventato un modello di intervento virtuoso e collaborativo“.

Più volte e in diverse occasioni il personale della Comunità San Benedetto al Porto “è intervenuto e interviene per affrontando le problematiche. Il risultato di questo lavoro lo osserviamo noi, operatori di strada, che da ormai 8 anni ci facciamo carico dell’emergenza freddo e che quest’anno, in pieno inverno, rileviamo come nessuna persona dorma in strada in città“. Un lavoro costante e certosino da parte dei volontari che tre o quattro volte alla settimana, dalle 21 all’una di notte, operano sul territorio cittadino. “Proprio sabato notte abbiamo incontrato un giovane che dormiva davanti alla stazione, al freddo, e il nostro personale lo ha accolto e accompagnato direttamente alle tende“, prosegue Scaltritti. Che poi afferma: “Attualmente solo alcune persone dormono in auto, in furgone o camper. Lo storico Belga è dietro il Retail Park di Via Marengo, un signore usa occasionalmente lo spazio riparato del Bancomat delle Poste, in piazza della Libertà; nessuno, e ripetiamo, nessuno dorme stabilmente sui marciapiedi, sotto ai portici, negli androni dei palazzi, sulle panchine della città“.

La Comunità San Benedetto al Porto sottolinea come quest’anno sia “la prima volta che rileviamo questo dato, e le tende della Protezione Civile utilizzate per il Covid-19 ci hanno permesso di alleggerire il fenomeno in città e di avere un luogo fisico dove monitorare quotidianamente le persone senza dimora“. Grazie a questo costante lavoro, ma anche all’interessamento da parte del Comune, i volontari sono riusciti a raggiungere risultati importanti come l’assenza di clochard a dormire per strada in pieno inverno. “Alcuni pensano di risolvere il problema allontanando le persone senza dimora dai loro luoghi abituali senza chiedersi poi queste dove vanno a posizionarsi, creando fenomeni di nomadismo urbano (Torino ne è stata un pessimo esempio pochi giorni fa, registrando poi due decessi in strada, a causa del gelo)“.

Non è tardata ad arrivare la replica da parte del Comune per voce dell’assessore alle Politiche Sociali, Piervittorio Ciccaglioni, che ha espresso “la soddisfazione mia e di tutta l’amministrazione che in città non ci siano persone senza fissa dimora che dormono per strada. Oltre le tende, con la cooperativa Social Domus, assistiamo circa dodici persone in strutture murarie con la possibilità di poter scegliere dove dimorare. Ringrazio i medici dell’ASL di Alessandria del reparto psichiatrico che hanno collaborato e accolto per la prima volta persone senza fissa dimora dando loro un aiuto importante. Sono orgoglioso dei numerosi risultati ottenuti e continueremo, con lo stesso impegno e determinazione, al benessere e all’accoglienza delle persone più fragili“.

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