6 Marzo 2021
10:22
“Da un anno ‘reclusa’ in casa con mia madre malata. Ho diritto al vaccino”: l’eterna attesa di Roberta
OVADA – “Stremata, devastata, senza forze”. Si definisce così Roberta U., una donna ovadese impegnata quotidianamente nell’assistenza a sua madre, affetta da diverse patologie gravi. Ai nostri microfoni Roberta ha raccontato la sua tenace battaglia per poter far accelerare le procedure di inserimento della sua categoria, i cosiddetti “caregiver”, persone impegnate h24 nell’assistenza a domicilio di un familiare, nella campagna vaccinale contro il covid. “Dovrebbe essere una regola normale inserirci come soggetti prioritari nella vaccinazione Covid, noi che possiamo portare a casa la malattia e infettare i nostri cari, che siano persone anziane o con disabilità: persone con più patologie, fragili e senza scampo”.
Prima della pandemia Roberta veniva aiutata a prendersi cura della madre 75enne da due badanti, uno scenario diventato improponibile col covid. “Ora sono l’unica persona che si prende cura di lei” ha raccontato ai nostri microfoni “in casa entro solo io e raramente il medico curante. Siamo agli arresti domiciliari da un anno, nel frattempo io occupo i seguenti ruoli: infermiera, badante, cuoca, segretaria amministrativa, contabile, dama di compagnia, dog sitter, fattorino, facchino, mi occupo di tutte le pratiche burocratiche possibili, dei contatti con i dottori, della banca, della posta e di tutto il resto che mia madre non può fare. Quanto posso resistere ancora? Quanto? Se succede qualcosa a me, che fine fa mia madre? Dobbiamo condannarla ad essere ricoverata in una rsa o a essere eventualmente contagiata dal covid a causa mia? Non ho più una vita, esco solo per estrema necessità e spero di non ammalarmi mai, metto la mascherina in casa da febbraio del 2020 e non mangio a tavola con mia madre dalla stessa data. Lavo e disinfetto la spesa e qualsiasi cosa entri in casa da un anno perché mia madre possa toccare le cose già pulite e sanificate. Insomma, un equilibrio che si basa sul niente e io sono stremata, devastata e senza forze. Ma se sto bene io allora sta bene anche lei, così io resisto ma prima o poi cederò e sarà la fine”.
Già dalla fine di dicembre Roberta ha scritto all’Ufficio Disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero della Salute, alla Regione Piemonte. “Mi hanno risposto da Palazzo Chigi e dalla Regione” ha aggiunto “all’assessorato alla Sanità del Piemonte ribadiscono che la scelta categorie della campagna vaccinale non dipende dalle Regioni e che lo stesso assessore Icardi porterà la richiesta di accelerare i tempi per i caregiver al tavolo della Commissione Salute Nazionale (la stessa risposta ricevuta dalla nostra redazione, ndr) Leggo sui giornali che in alcune regioni si sta cercando di accelerare i tempi: in Abruzzo, in Puglia, in Emilia Romagna. Spero che anche il Piemonte faccia altrettanto”.