16 Marzo 2021
05:33
Dad in DAD, pensieri di un papà preoccupato
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Vi fareste operare da un chirurgo con una mano legata dietro la schiena e magari una benda su un occhio? Questa è la sensazione di ansia e preoccupazione provata ieri mattina mentre ero vicino a mia figlia, per la prima volta in didattica a distanza, con la sua istruzione affidata a maestre e maestri costretti a porre uno schermo tra loro e i bambini, sperando che anche a distanza siano ricettivi, e poi valutarli senza gli stessi riscontri di una lezione in presenza.
Ieri mi sono reso conto di non essere riuscito a mantenere la promessa che, tra me e me, avevo fatto quando per la prima volta ho tenuto in braccio Eleonora, in ospedale, mentre dormiva in un lenzuolino bianco: fare il possibile e l’impossibile per garantirle il meglio.
“La scuola è l’ultimo aspetto da sacrificare”, una frase sentita mille volte negli ultimi mesi e che non facevo certo fatica a condividere ma che solo ora ho capito veramente, sulla mia pelle, quanto fosse fondata. Non mi permetto di contestare la decisione, solo mi auguro che sia stata veramente l’extrema ratio. Stiamo affidando il nostro futuro a una connessione internet, pregando ogni secondo che funzioni al meglio, che ogni sillaba o sguardo di incoraggiamento o rimprovero della maestra non cada nel vuoto. Una speranza ovviamente vana. Chi, tra noi adulti, nelle mille riunioni su Zoom o Meet fatte finora, può giurare solennemente di aver avuto la stessa identica attenzione che avrebbe avuto in una riunione dal vivo?
Figuriamoci i più piccoli che, da oggi anche nella nostra provincia, hanno dovuto affrontare un nuovo modo di fare scuola, tra microfoni lasciati per sbaglio accesi, col conseguente effetto eco, e alzate di mano virtuali. Ieri Eleonora si è voluta far fare le treccine come al solito, come ogni giorno, anche se la nuova aula era il soggiorno. “Era meglio prima vero?” le ho chiesto in un momento di pausa. E le sue treccine si sono mosse dall’alto in basso…sì…quella veloce risposta è stata come una pugnalata. Un sì fatto velocemente, solo con la testa, per non far vedere che si era distratta parlando col suo papà che non smette mai di fare domande, anche se il microfono e la telecamera erano stati disattivati per facilitare la connessione.
Foto di repertorio