Autore Redazione
mercoledì
24 Marzo 2021
05:00
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Cronaca - Alessandria

Quando Dante si ritrovò nell’Alessandrino e ne scrisse nella Divina Commedia

Quando Dante si ritrovò nell’Alessandrino e ne scrisse nella Divina Commedia

ALESSANDRIA – Il 25 marzo si celebra il Dantedì, la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, a 700 anni dalla sua scomparsa. La data è stata scelta perchè è quella che gli studiosi riconoscono come l’inizio del viaggio della Divina Commedia.

“Nel mezzo del cammin della sua vita”, il Sommo Poeta, però, si ritrovò anche nell’Alessandrino. E di Alessandria e del suo scontro con il Monferrato scrisse proprio nella Divina Commedia. Il rapporto tra Dante e il nostro territorio è nelle ultime terzine del VII canto del Purgatorio, dove Dante incontra i principi negligenti che attendono di poter iniziare la loro espiazione.

Quel che più basso tra costor s’atterra, 
guardando in suso, è Guiglielmo marchese, 
per cui e Alessandria e la sua guerra
fa pianger Monferrato e Canavese”.

L’ultimo “principe” che Dante incontra, seduto più in basso perché non è re, è Guglielmo VII del Monferrato, fatto prigioniero e morto di inedia nelle carceri alessandrine alla fine del 1200. Una morte che spinse il figlio Giovanni I a scagliarsi contro Alessandria e dichiarare quella guerra che “fa pianger Monferrato e Canavese” per vendicare il padre e riconquistare i territori perduti.

Nella Divina Commedia “Dante raramente cita luoghi al di fuori della Toscana”, ha sottolineato Adriano Antonioletti, storico dell’arte e delegato Fai alle celebrazioni per l’anno dantesco. In quelle terzine, invece, il Sommo Poeta racconta eventi a lui “contemporanei” e con una precisione “da cronista“: “questo perché conosceva l’accaduto. Dante, ha spiegato Antonioletti, probabilmente apprese degli scontri nell’Alessandrino da Ella Lodron Malaspina. “Dante era ambasciatore di Firenze e aveva famiglie che lo ospitavano nei suoi viaggi. Una di queste era la famiglia Malaspina, che Dante ringrazia esplicitamente nella Divina Commedia”. Proprio la famiglia Malaspina era proprietaria del castello a Orsara Bormida dove Dante soggiornòesattamente negli anni in cui quei poderi venivano devastati dai soldati a favore del Monferrato o di Alessandria“.

Dante era guelfo e avrebbe dovuto guardare con favore a una città come Alessandria, ha aggiunto Antonioletti. In realtà “il giudizio del Sommo Poeta non è positivo”.Dante era molto legato alla correttezza istituzionale e ritiene che il Gran Marchese sia stato vittima di un territorio “traditore” che gli si rivoltò contro”. In realtà, ha precisato il professore, Alessandria “era una pedina dello Stato di Milano in una scacchiera ben diversa” ma Dante la vide “in maniera differente”. “Quasi profeta” ha aggiunto Antonioletti, il Sommo Poeta in quelle terzine seppe però tratteggiare “il destino” di Alessandria “una città in conflitto con Casale e anche a lungo sede di battaglie, come poi effettivamente stato fino all’epoca di Napoleone”.

Ci sono però anche altri versi dove Dante cita il nostro territorio, in particolare Casale Monferrato, e la Divina Commedia in qualche modo torna a legarsi di nuovo anche ad Alessandria.

“ma non fia da Casal né d’Acquasparta,
là onde vegnon tali a la scrittura,
ch’uno la fugge e altro la coarta”.

Dante è ormai salito in Paradiso e nel XII canto cita tramite le parole di San Bonaventura Ubertino da Casale, il teologo francescano vicino alla corrente degli “spirituali” che il Sommo Poeta biasima per aver deviato dalla Regola rendendola eccessivamente rigida, al pari di Matteo d’Acquasparta per averla invece interpretata in modo troppo blando. “Ed è quello stesso Ubertino da Casale – ha ricordato il delegato Fai – amico di Guglielmo da Baskerville ne “Il nome della rosa” dell’alessandrino Umberto Eco”.

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