13 Aprile 2021
15:51
Collegio Costruttori Ance: “Aumento prezzi materie prime mette a rischio superbonus e lavori pubblici”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – “L’aumento improvviso e indiscriminato delle materie prime crea problemi e difficoltà al settore dell’edilizia”. Lo afferma con determinazione Marco Ferrari, vice presidente del Collegio Costruttori Ance di Alessandria con delega alle Opere Pubbliche. Infatti, nel momento particolare che stiamo subendo a causa della pandemia, l’edilizia è un settore trainante per l’economia e si è trovata ad affrontare il problema del rincaro del 130% dell’acciaio, di oltre il 40% dei polietileni, del 17% del rame, del 34% del petrolio, con una continua evoluzione del trend in salita.
“L’aumento del prezzo all’ingrosso dei materiali – sottolinea il vice presidente Ferrari – mette in difficoltà gli operatori del nostro settore, in particolare per quanto concerne il ‘Superbonus 110%’ che ha massimali ben precisi il cui superamento rischia di rendere meno conveniente per il committente l’agevolazione fiscale”. Le difficoltà riguardano anche le imprese che lavorano nel settore pubblico. “Infatti – dice il vice presidente Marco Ferrari – il bitume è aumentato del 35-40% ma le imprese hanno stipulato accordi ‘quadro’ biennali o triennali con prezzi che non hanno possibilità di aggiornamento automatico. E, allora, il prezzo del bitume era ai minimi storici. Si tratta di un danno che può avere anche conseguenze sulle progettazioni delle opere derivanti dal Recovery Plan perché con questi aumenti non saranno realizzabili”.
L’attuale Codice degli Appalti non prevede adeguati meccanismi di revisione dei prezzi “ed è necessario che si provveda con urgenza ad interventi governativi che rendano ragione alle imprese degli aumenti improvvisi e indiscriminati per far veramente ripartire le opere pubbliche in attesa di essere realizzate da anni. Come recentemente evidenziato dalla Cassazione” sottolinea ancora il vice presidente Ferrari, “nel contesto economico attuale dilaniato dalla pandemia, il principio di buona fede impone una rinegoziazione del contratto atta a riequilibrare il sinallagma (rapporto corrispettivo fra prestazione e controprestazione), in mancanza le imprese potranno solo chiedere la risoluzione dei contratti”.