9 Maggio 2021
11:16
Nell’anno del Covid in Italia 96 mila mamme hanno perso il lavoro
ITALIA – Su 249 mila donne che nel corso del 2020 hanno perso il lavoro, ben 96 mila sono mamme con figli minori. Tra di loro, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni. I dati del 6° Rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021” diffuso in occasione della Festa della Mamma, da Save the Children – l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – conferma il duro impatto del covid sulle donne e, in particolare, sulle mamme, “significativamente penalizzate nel mercato del lavoro, a causa del carico di lavoro domestico e di cura che hanno dovuto sostenere durante i periodi di chiusura dei servizi per l’infanzia e delle scuole”.
Come sottolinea Save the Children, già prima della pandemia in Italia la scelta della genitorialità, soprattutto per le donne, veniva “ritardata” o “non praticata” spesso a causa dell’impossibilità di conciliare vita familiare e lavorativa. Solo 2019 le dimissioni o risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro di lavoratori padri e lavoratrici madri hanno riguardato 51.558 persone, “ma oltre 7 provvedimenti su 10 (37.611, il 72,9%) riguardavano lavoratrici madri e nella maggior parte dei casi la motivazione alla base di questa scelta era la proprio la difficoltà di conciliare l’occupazione lavorativa con le esigenze dei figli: assenza di parenti di supporto, elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (asilo nido o baby sitter), mancato accoglimento al nido, le giustificazioni più ricorrenti.
Il Covid ha poi peggiorato la situazione. Il virus, ha commentato Antonella Inverno, Responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children, ha messo tutti noi di fronte “a un’emergenza prima di tutto sanitaria, ma che presto si è rivelata essere una crisi anche sociale, economica ed educativa. Le mamme in Italia hanno pagato e continuano a pagare un tributo altissimo a queste emergenze. I bambini a casa, il crollo improvviso del welfare familiare, dovuto alla necessità di proteggere i nonni dal contagio, il carico di cura e domestico eccessivo e la sua scarsa condivisione con il partner, misure di supporto non molto efficaci, sono tutti fattori che hanno portato allo stravolgimento della loro vita lavorativa. È importante ora indirizzare gli sforzi verso la concreta realizzazione di obiettivi che mirino, oltre che ad incentivare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ad affrancarle sul fronte del lavoro non retribuito”.
I dati, ha sottolineato la Responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children, ci dicono come non ci sia più altro tempo da perdere: “Sono necessarie scelte politiche che mirino alla costruzione senza più ritardi di un sistema di protezione, di garanzie e stimoli per superare una situazione che relega le madri unicamente alla cura dei figli e della casa. Il primo passo dovrebbe essere quello di introdurre un congedo di paternità obbligatorio, per tutti i lavoratori, di almeno 3 mesi e di creare un sistema integrato da zero a sei anni, che offra un servizio di qualità e gratuito in cui i bambini abbiano la possibilità di apprendere e di vivere contesti educativi necessari al loro sviluppo. Vi sono ora fondi stanziati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e in Legge di Bilancio ma è ancora da chiarire come intervenire in via prioritaria nelle aree più carenti, per creare un’offerta pubblica e di qualità in comuni dove mancano risorse e capacità amministrativa per gestire un servizio complesso come un asilo nido, un servizio però che può davvero essere un grimaldello per aumentare il benessere delle bambine e dei bambini, dei loro genitori e di tutta la comunità.”
A breve nel nostro Paese verrà introdotto l’assegno unico e universale, approvato con legge delega il 30 marzo scorso, una misura di sostegno economico per i figli a carico che per Save the Children “rappresenta il primo pilastro della più ampia riforma disegnata con il Family Act”. Una grande occasione per imprimere una spinta decisiva alle politiche a sostegno dei bambini e dei genitori, rispetto alla quale dobbiamo scongiurare il rischio che scoraggi l’occupazione femminile. Per questo sarebbe necessario introdurre anche una maggiorazione per il secondo reddito, che si applicherebbe a circa 4 milioni di famiglie dove entrambi i genitori lavorano”.
Trovate il rapporto completo sul sito di Save the Children.
(In copertina foto di Wes Hicks on Unsplash)