Autore Redazione
lunedì
17 Maggio 2021
05:16
Condividi
Cronaca - Alessandria

La fuga dei medici piemontesi: in Regione Alessandria è la città più colpita

La fuga dei medici piemontesi: in Regione Alessandria è la città più colpita

ALESSANDRIA – Nel corso del 2019, il 2,9% dei medici ospedalieri ha deciso di dare le dimissioni, di licenziarsi o di lasciare il lavoro prima della pensione. È quanto emerge dal Conto Annuale del Tesoro. In totale sono 3123 i medici che hanno optato per il settore privato o per il lavoro sul territorio: scelta che risulta migliore forse per l’aspetto economico, e certamente per la qualità di vita.

A dispetto di qualche decennio fa, quando essere assunti a tempo indeterminato in un reparto ospedaliero era un traguardo, oggi non è più così. Il 2,9% già citato rappresenta la media nazionale, ma questo fenomeno ha coinvolto maggiormente alcune Regioni. Tra queste, il Piemonte, dove il 3,5% dei medici ospedalieri, nel 2019, ha rassegnato le dimissioni. In particolare, il focus sul territorio piemontese lascia emergere che l’Asl Alessandria è in cima alla classifica degli abbandoni, seguita da quella del Verbano-Cusio-Ossola. Nello specifico, i reparti più colpiti sono Rianimazione, Medicina d’Urgenza, Pediatria, Ortopedia e Ginecologia.

In generale, le Regioni più coinvolte sono quelle del Nord (Piemonte, Veneto e Valle d’Aosta) e probabilmente – sottolinea l’Associazione Medici Dirigentila ragione è da ricercare nelle maggiori opportunità di lavoro nell’ospedalità privata o nel settore libero professionale. Tra le Regioni del centro spiccano le Marche, mentre a sud Campania e Calabria.

Analizzando il trend degli ultimi 10 anni, emergono dati preoccupanti: secondo il rapporto dell’Associazione, infatti, la percentuale di medici che si sono dimessi dagli ospedali risulta in aumento su tutto il territorio italiano. In termini assoluti, si è passati da una media italiana di dimessi di 1849 medici nel 2009 a 3123 nel 2019, con un aumento dell’81%. In particolare, in Veneto le dimissioni nel giro di un decennio le dimissioni sono quintuplicate, nelle Marche sono aumentate di 2,5 volte e in Piemonte di oltre 3 volte. Ma la curva dei licenziamenti si impenna nel corso degli ultimi tre anni.

Le ragioni della “fuga” dagli ospedali sono molteplici. Sempre sul rapporto dell’Associazione, tra le cause sono indicate: il taglio del personale e la carenza di specialisti; il lavoro burocratico divenuto intollerabile; l’autonomia decisionale svilita; la perdita di valore del lavoro; la solitudine di fronte alle carenze organizzative; il rischio di denunce legali e aggressioni verbali e fisiche in continuo aumento; scarse ambizioni di carriera. La speranza, quando ci si avvicina al settore privato, è soprattutto quella di avere un lavoro meno burocratico e più autonomo, con orari più flessibili.

I dati analizzati in questo rapporto si fermano al 2019, ma come la stessa Associazione dichiara in una nota diffusa, “c’è da scommettere che la pandemia da Covid-19 aggraverà le fuoriuscite. E lo vedremo probabilmente nel 2021”. Proseguendo, si legge: “Durante l’emergenza i dirigenti hanno dimostrato senso di abnegazione, ma le condizioni e i carichi di lavoro non sono migliorati con i mesi. Mentre la stanchezza, il senso di frustrazione e impotenza, fino al burnout (stato di esaurimento, ndr) fisico e psicologico sono peggiorati”.

Infine, l’Associazione specifica che questi numeri, oltre ad essere un grido di allarme, sono un segnale preoccupante per il sistema sanitario pubblico. “Se la politica non interviene – continua la nota – per motivare, valorizzare, premiare e trattenere i medici ospedalieri, gli ospedali diventeranno quinte teatrali anche se ammodernati dal punto di vista tecnologico e digitale e resistenti ai terremoti. Ma non a quelli provocati dalla fuga delle competenze e delle conoscenze”.

Photo by Piron Guillaume on Unsplash

Condividi