4 Agosto 2021
12:24
La logica del rancore. Recensione di “Dovevate rimanere a casa, coglioni” ad Hortus Conclusus
NOVI LIGURE – “Dovevate rimanere a casa, coglioni” è un monologo scomodo e nevrotico, tratto da due dei pezzi (“Credo che mi abbiate frainteso” e “Coglione tu, coglione io”) che compongono una raccolta di cinque “round” dell’autore argentino Rodrigo García. Ad interpretarlo, sul palco di Hortus Conclusus, ieri martedì 3 agosto, nella consueta cornice incantevole della Corte Solferino, una magnetica Rebecca Rossetti, diretta da Jurij Ferrini. Una serata come sempre diversa da ogni altra, alla rassegna ideata e diretta da Andrea Lanza, ma accomunata in Hortus dalla singolarità preziosa di ogni evento, rigorosamente di alta qualità.
L’allestimento di progetto U.R.T. di Ferrini del testo di Garcìa è minimale e corrisponde alla scelta di eliminare ogni sovrabbondanza performativa, per mettere a nudo parola e nessi logici.
Rebecca Rossetti, al centro della scena, ingaggia letteralmente dei round con lo spettatore, mantenendo un atteggiamento aggressivo e inquietante. Il suo registro è comico e la venatura dona una carattere surreale ai ragionamenti di stampo decisamente filosofico che si inanellano senza sosta. Nel primo pezzo è Elvira, una donna che consiglia ad un bambino, con il quale ha un legame non definito, di lavorare senza sosta fino ai 15 anni e poi smettere, per godere della sfrenatezza della gioventù senza limiti di tempo e denaro. Nel ricordo del suo tentativo infantile (e incredibilmente cruento) di liberare un pony dalla schiavitù, emerge una rabbia feroce nei confronti della vita-noia (che “si inganna, non si ammazza”) e di tutte le sue espressioni. E’ questo rancore che collega il primo al secondo pezzo: un’invettiva contro il tradimento, che sia quello della pizza fintamente al doppio formaggio o quello subito da un pesce-besugo lasciato ad agonizzare senza acqua. La vena è un odio intessuto da una trama di contorte elucubrazioni, esternate in una forma di alterazione mentale. L’atteggiamento violento e provocatorio della Rossetti si intreccia ad un filo paradossale che sortisce uno stato di divertimento agghiacciato dello spettatore, sempre all’erta fino ad un’esplosione finale. “Il mio stato mentale richiede attenzione” è un avvertimento minaccioso, ben incarnato anche nella postura e nella danza iniziale (e qui è evidente l’esperienza pregressa di danzatrice di Rossetti), oltre che nel ragionamento nutrito di logica patologica. Tutto è affidato alla protagonista, al suo registro sopra le righe e alla sua fisicità e il testo arriva, perché estremamente denso e forte. Forse meno riuscita la scelta registica di mantenere questo stesso registro in entrambi i round, distaccati solo da un buio e da un diverso accompagnamento musicale. Si crea così certamente un continuum che sottolinea il fil rouge comune, ma si perde in originalità e concentrazione, recuperate tuttavia nel finale che annichilisce.
Non è mai scontata una serata ad Hortus Conclusus e il fascino racchiuso in un giardino che sembra fuori dal tempo accompagna a lungo (particolare prosaico, ma non indifferente qui da noi: non ci sono zanzare). Stasera, mercoledì 4 agosto, appuntamento con il Piccolo Cinema di Hortus con “Arsenico e vecchi merletti” del 1944, per la Regia di Frank Capra con Cary Grant. Con questo film si apre la rassegna “La morte ti fa sorridere”, da Hitchcock a Frank Capra lo humor nero nel cinema americano e inglese di quasi un secolo fa, curata da Andrea De Rose.
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