Autore Redazione
mercoledì
24 Giugno 2015
05:35
Condividi
Cronaca - Alessandria

La moglie di un recluso scoperta mentre stava portando droga nel carcere

La moglie di un recluso scoperta mentre stava portando droga nel carcere

ALESSANDRIA – La moglie di una persona ristretta nella casa di reclusione di San Michele ad Alessandria è stata denunciata dopo che il personale di polizia penitenziaria femminile dell’ufficio colloqui, allertato dal cane antidroga, ha trovato, nelle parti intime della donna 10 ovuli contenenti circa 13 grammi di droga. Il marito, appena saputo che la moglie era stata scoperta, ha quasi distrutto la propria cella ed è stato portato al pronto soccorso dove, nel corso delle cure e su segnalazione dei medici, è stato possibile scoprire che l’uomo, nel proprio corpo, nascondeva un minuscolo telefono perfettamente funzionante. L’apparecchio, dopo un’accurata e paziente opera di convincimento del Personale di Polizia Penitenziaria, è stato consegnato spontaneamente dal detenuto. I telefoni nelle carceri sono infatti assolutamente vietati perché permettono comunicazioni non controllate e verificate e quindi, il possibile mantenimento dei contatti con l’ambiente criminale.
Aspetto diverso, ma non certo meno grave, – ha spiegato ulteriormente l’Osapp, l’organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria – è quello della droga che in carcere rappresenta un problema spinoso e sempre attuale e per questo l’operazione delle giovani poliziotte assume una importantissima valenza dimostrando l’efficacia del sistema preventivo e la professionalità delle addette al settore indipendentemente dal tipo di sostanza rinvenuta. In carcere un detenuto sotto effetto di sostanze stupefacenti può infatti diventare un serio problema per se stesso e per la sicurezza di tutti gli operatori penitenziari, in particolare perché la situazione di ristrettezza tende ad amplificare le tensioni. L’introduzione di sostanze illecite comporta, ovviamente, anche alti rischi per la salute, e i colloqui coi familiari, purtroppo, rappresentano spesso il primo canale usato da quei detenuti che vorrebbero commettere ancora illeciti anche dentro il carcere e per introdurre sostanze stupefacenti. Proprio per questo il servizio di sicurezza che presidia il momento dei colloqui con i familiari deve essere sempre e costantemente potenziato dal momento che costituisce la prima trincea che separa il mondo esterno e il carcere”.

Condividi