Autore Redazione
giovedì
9 Luglio 2015
22:00
Condividi
Cronaca

Partita la missione di ‘Passo dopo passo’ in Nepal: il diario di viaggio

Partita la missione di ‘Passo dopo passo’ in Nepal: il diario di viaggio

NEPAL – Nuova avventura per Giorgio Pieri e Salvatore Belluardo di ‘Passo dopo passo‘, partiti il 29 giugno dall’Italia per raggiungere Kathmandu, capitale del Nepal. La missione è stata allestita per operare in autonomia in una terra devastata dal terremoto. “Dai contatti che abbiamo instaurato e dalle informazioni raccolte ci siamo fatti il quadro di una situazione drammatica causata dall’evento sismico ma resa ancora più difficile dalla cattiva gestione dei soccorsi e degli aiuti, portata avanti dal governo nepalese, con in più anche l’aggravante della delinquenza locale. La nostra intenzione è quella di operare sulla base delle indicazioni dei referenti che abbiamo sul posto, provvedendo all’acquisto di farmaci e generi di prima necessità che distribuiremo capillarmente. Vogliamo spostarci verso le montagne per capire la situazione e portare la nostra “goccia” alle persone che abitano nelle zone che sono state più colpite, puntiamo al villaggio di Thame che si trova nelle valle del Kumbu e nel Langtang“.

Giorgio è già arrivato a destinazione insieme a Salvatore: Dal 30 giugno sono operativi e hanno raccontato così i loro primi giorni:

Martedì 30 giugno

“Ieri dopo un viaggio regolare siamo arrivati in Nepal, dall’aeroporto con un taxi abbiamo raggiunto l’Ayurveda Health Home del medico Rishi Ram Koirala che ci ospita in questi primi giorni di permanenza in Kathmandu. Questa mattina siamo andati alla Rarahil Memorial School per prendere i primi contatti in vista del giorno 7/7 quando ci trasferiremo presso questa struttura, l’accoglienza è stata delle migliori e una breve visita della scuola, la presenza di bambini di tutte le età ci ha aperto la visuale su una realtà diversa da quella stremata che si trova per le strade. La città in tutta la cerchia periferica non ha risentito del terremoto solo il centro storico risulta danneggiato nei suoi siti monumentali.
Drammatica è la situazione a Bhaktapur, dove ci siamo recati nel pomeriggio, qui ad avere la peggio non sono stati solo gli edifici monumentali ma anche molte abitazioni, crolli e dissenti hanno interessato le case più vecchie, le strade sono piene di macerie, probabile che alcune vittime siano ancora sepolte. Le piazze più importanti bene o male sono state ripulite, a parte qualche scavatore e alcuni privati che lavorano a mani nude su cumuli di macerie assurde non c’è la presenza di alcuna organizzazione governativa o altro.
Domani su indicazioni del Dr. Rishi ci spostiamo nella zona di Nuwakot dove i villaggi sono stati rasi al suolo, si parla di case distrutte per 95%. Andremo in fuoristrada e prevediamo di rimanerci qualche giorno utilizzando le tende e il materiale che ci siamo portati da casa. Qui inizieremo il nostro lavoro che dall’idea che ci siamo fatti sarà quello di occuparci della ricostruzione di ripari e rifare tetti.
Come ci è stato suggerito, per non incorrere in problemi, non è conveniente dare direttamente il denaro alla gente ma è preferibile acquistare i materiali necessari e accertarsi del loro impiego”

Giovedì 2 luglio
Rientro a Kathmandu
Dopo due giorni trascorsi nel distretto di Nuwakot siamo già rientrati nella capitale, vi spiego il perché. La zona che abbiamo visitato a piedi, si presenta come un’innumerevole serie di case isolate tra loro, sparse in una intera vallata di montagna terrazzata; distruzione ovunque, le abitazioni sono tutte danneggiate se non crollate, ma la cosa incredibile è che in situazione così estrema non sappiamo come portare aiuto. La gente, che ti accoglie con un sorriso, si è aggiustata alla bene meglio creando ripari di fortuna con legname e lamiere, c’è bisogno di tutto e di niente, nel senso che anche volendo non ci sono materiali da comprare o azioni da fare che possono migliorare la loro vita. Donare qualche soldo? Lo abbiamo fatto, ma qui non serve nemmeno la carità.
Abbiamo dovuto riflettere e trascorrere la notte tra una scossettina sismica e l’altra prima di prendere una decisione. La nostra attenzione si è concentrata sulla scuola che abbiamo visitato appena arrivati, su tre costruzioni… due non ci sono più e una è da abbattere, perciò siamo di fronte ad un impegno di ricostruzione troppo grande da affrontare adesso.
Dopo una riunione con il “preside” e i notabili abbiamo deciso di occuparci direttamente dei bambini, cercheremo di provvedere a rifare tutte le divise (duecento) che indossano quando sono a scuola. Che storia? E adesso cosa facciamo? Come vi ho detto siamo scesi a Kathmandu e domani ci muoviamo, non sappiamo ancora se dobbiamo comprare qualcosa come 400 mt di stoffe o 400 vestiti tra camicie, pantaloni o gonnelline e poi organizzare un piccolo convoglio di mezzi fuoristrada prima e di portatori dopo.
Non vogliamo eccedere nella diffidenza, ma riscopriamo anche in questa occasione la scarsa affidabilità e la poca serietà quando si parla di organizzare e di quantificare le cose sia in tempo che in denaro. Non bisogna fidarsi e se è il caso cazziare va sempre bene.

Venerdì 3 luglio
Kathmandu
Forse abbiamo esagerato!! Questa mattina ci siamo riuniti con il Dr.Rishi e il suo staff, a detta loro abbiamo fatto management a mio parere ci siamo capiti solo a metà e dopo aver ripetuto le cose sessanta volte. Abbiamo imposto quelle che sono le nostre idee chiedendogli di procuraci quanto segue:
2 serbatoi per raccogliere acqua, una pompa elettrica per portare acqua fino alla scuola, 400 mt di tubazione, 300 biro, 300 matite, 1200 quaderni, 150 zainetti, 32 divise finite/complete per i bambini, 300 mt di stoffa che servirà per realizzare le divise su misura direttamente presso la scuola.
Per quanto è possibile seguiamo le cose a modo nostro “passodopopasso” allora oggi siamo andati in Kathmandu con l’omino a comprare la stoffa e ordinare le divise finite, stressante è a dire poco, se pensate che è già difficile contrattare per una sciarpa immaginatevi la proporzione.
Ne siamo usciti con un’auto “Suzuki maruti” con la pancia a terra dal peso.
Per il giorno 7/7 tutto deve essere pronto per fare il carico e il giorno 8/7 saremo di partenza verso la scuola nel distretto di Nuwakot, dove vogliamo consegnare la roba e impostare il lavoro.
Ce la faremo? Per sicurezza teniamo il passaporto in tasca.
Girando per Kathmandu confermo quello che temevo, il centro storico in particolare Durbar Square sembra bombardata irreparabilmente, mettere quattro puntelli assurdi è tutto quello che sono riusciti a fare, la gente gira nelle viuzze tra le case spanciate e pericolanti.
Non c’è più niente e nessuno che ci metta mano, salvo qualche poveraccio che si smonta la casa con una mazzetta e una cesta. Non ritornerà mai più come prima, le uniche cose belle della città sono state distrutte al 50% e le rimanenti sono in agonia, piano piano si sgretoleranno.
Domani ci dovremmo spostare in un’altra zona molto colpita con l’auto del Dr. Rishi.

Sabato 4 luglio
Come previsto oggi siamo andati a visitare alcuni campi di sfollati provenienti dalla zona del Lanthang, intere famiglie che non hanno più nulla, la loro vita ormai si svolge sotto un telone e il loro sostentamento avviene grazie a sacchi di riso che vengono portati, da chi non abbiamo ben capito. La tentazione di fare qualche intervento anche per queste persone ci è venuta subito, ma ormai dobbiamo stare concentrati sul nostro obiettivo, ragionandoci sopra pensiamo che la nostra azione rivolta alla scuola di Nuwakot rimanga la loro unica possibilità vista la posizione così decentrata e di difficile accesso. Nessun altro si prenderebbe una rogna del genere, noi ci siamo arrivati quasi per caso e adesso vogliamo proseguire. Voglio rimarcare che a parte qualche tenda montata qua e là non c’è più anima viva o struttura che lasci pensare ad interventi umanitari dall’estero o dal governo nepalese: non un camion, non una tendopoli organizzata, non una divisa o pettorina che sia… niente di niente.
Ci è giunta voce che la notizia del nostro prossimo ritorno alla scuola si è sparsa e così i bambini si sono moltiplicati, quelli che normalmente rimanevano a lavorare nei campi si sono presentati. Parliamo di altri 50 scolari, così abbiamo dovuto provvedere ad ordinare telefonicamente altra stoffa e materiale da distribuire, per non scontentare nessuno.
La solita risposta… “no problem” e noi aggiungiamo la nostra “sperem”.
Domani mattina abbiamo appuntamento con il nostro amico Themba Sherpa, lui abita a Kathmandu e non ha avuto grossi danni, ma parte della sua famiglia che vive sulle montagne invece si.
Themba nel periodo estivo viene a lavorare in Italia presso un rifugio di montagna, dopo il terremoto gli sono stati inviati aiuti in denaro da parte di amici italiani.

Domenica 5 luglio
Come detto ieri, questa mattina abbiamo appuntamento con Themba Sherpa, dopo innumerevoli mail e sms siamo nel luogo convenuto ed ecco che al suo posto si presenta la moglie, lui è a lavorare in Corea. Per carità va bene, è solo per farvi capire che qui non bisogna lasciare niente per scontato. Avremmo visto il nostro amico con piacere, ma abbiamo capito che questo incontro è stato cercato per coinvolgerci nei problemi della scuola del villaggio della moglie di Themba. Non abbiamo potuto fare altro che prendere tempo dicendogli che ci risentiremo più avanti e vedremo cosa possiamo fare. Per il resto la giornata è stata tranquilla anche perchè da quando siamo qua è la prima volta che piove tutto il giorno, così la nostra visita a Phatan è stata interrotta dopo aver trascorso qualche ora al riparo in un tempio a “dormire” su una panca. Domani vorremmo cercare di capire che strada ha preso il nostro materiale per non trovare brutte sorprese all’ultimo momento, perchè il giorno 7 dobbiamo ritornare alla Rarahil School per incontrare Fausto De Stefani e informarlo della variazione di programma.

Lunedì 6 luglio
Il Nepal e in particolare Kathmandu è un luogo dove tutto è possibile, ogni ostacolo può essere superato da intraprendenza e manualità che derivano dalla capacità di lottare tutti i giorni per la sopravvivenza. Il problema è il nostro, che non sappiamo rispettare i tempi per realizzare le cose in questo modo. Scalpitiamo perché passano i giorni, quelli stabiliti, senza poter vedere progressi con i nostri occhi, probabilmente ci sono stati perché questa mattina il Dr. Rishi, dopo aver visitato una fiumana di gente nel suo ambulatorio, ci ha detto che il materiale lo stanno preparando.
Noi, come San Tommaso siamo andati a mettere il naso dal sarto e li abbiamo potuto constatare che una parte delle divise sono pronte e che altra stoffa gli è stata ordinata. Con Rishi abbiamo precisato che entro domani sera vogliamo aver il carico sul camion per essere pronti a partire la mattina del giorno 8/7. Abbiamo ancora abbastanza giorni a disposizione ma non sappiamo cosa ci aspetta, gli imprevisti sono dietro l’angolo, come quello delle piogge che se aumentano non ci permettono di guadare il fiume in fondo valle o possono causare qualche frana che bloccherebbe a metà strada il nostro convoglio.
Dal punto dove si arriva con i mezzi alla scuola c’è 1 ora e 1/2 di cammino liberi da carichi, questa volta è diverso, tutti devono fare la loro parte ma non sappiamo quanti saranno questi tutti. Non vogliamo lasciare materiale sparso in giro, tutto deve arrivare alla scuola. Mi sa che domani mattina dovremo creare un po’ di “agitazione” per ottenere quanto ci serve.

Martedì 7 luglio
Kathmandu
Ore 18, mi affretto ad inviarvi il resoconto della giornata perché mi rendo conto che il collegamento internet tra poco cessa e ci tenevo darvi gli ultimi aggiornamenti prima della nostra partenza in direzione Nuwakot.
Non abbiamo idea di quanti giorni ci tratteremo nel villaggio ma di sicuro sappiamo che comunicare sarà problematico. Adesso siamo nelle guest house del Dr.Rishi, che è diventata un nostro centro logistico, dove abbiamo raccolto tutto il materiale e lo stiamo preparando, una montagna di roba senza considerare i due serbatoi da 1000 lt, la pompa e i rotoli di tubazione le passeremo a caricare domani mattina all’alba. Il materiale didattico è lievitato: matite, biro, zaini (220), quaderni (1500) sono aumentati numericamente, in aggiunta ci sono astucci, gomme, pennarelli, gessi ecc… Stiamo imballando il tutto nella plastica per preservarlo dalla pioggia in carichi da 15 kg max per essere portati su a piedi. Il camion che doveva partire oggi dal villaggio sembra che sia bloccato a causa delle forti piogge che hanno innalzato il livello del fiume, allora ne stiamo cercando uno qui a Kathmandu. La domanda viene spontanea… ma il fiume da superare resta comunque, no?
La risposta esatta non la so ma la immagino, no problem… acqua fino alla vita.
Come buon auspicio vi parlo già di domani: alle 5 di mattina arriva il camion che è già passato a prendere i serbatoi ecc…, carichiamo tutto il materiale che abbiamo qui in guest house, alle 7 partenza con il camion, arrivo previsto dopo 3/4 ore di viaggio, molto dipenderà dalle condizioni della strada, sterrata logicamente.
Sul posto ci attenderà la gente del villaggio per il trasporto a piedi di tutto il materiale alla scuola. Se per sera abbiamo finito è un lusso, il più è fatto. Come dice Tore… aaahhh è un cinema.

Nei prossimi giorni continueremo a raccontare l’avventura di Piero e Salvatore.

Condividi