Autore Redazione
mercoledì
17 Novembre 2021
14:13
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Cronaca - Alessandria

Su Dante e le sue donne. Recensione di “Intelletto d’amore” al Teatro San Francesco

Applauditissima Lella Costa al teatro diretto dalla Compagnia Stregatti. La serata è stata organizzata da AgriTeatro in collaborazione con Piemonte dal Vivo in onore di Anna Tripodi, nell’anniversario del suo compleanno
Su Dante e le sue donne. Recensione di “Intelletto d’amore” al Teatro San Francesco

ALESSANDRIA – “Donne ch’avete intelletto d’amore” è l’incipit di una delle canzoni della Vita nova… questo verso ci dice che o era un appassionato cultore dell’intelligenza e del talento femminile, cosa smentita da tante parti della Commedia, o c’era una frequentazione femminile nel suo lavoro“. Parte da questo assunto, ovviamente ipotizzato, ma forse possibile, “Intelletto d’amore. Dante e le donne” con Lella Costa, da lei scritto con Gabriele Vacis, che ne cura la regia, e prodotto da Mismaonda in collaborazione con Radio Svizzera italiana.

Il monologo, presentato ieri al Teatro San Francesco diretto dalla Compagnia Stregatti, già esaurito in prevendita, ha segnato la conclusione ideale dell’edizione 2021 della rassegna L’Altro Monferrato, organizzata e diretta da AgriTeatro, svoltasi in agosto e in settembre tra le colline e i castelli della regione. La serata è stata un omaggio ad Anna Tripodi nell’anniversario della sua nascita, realizzato grazie a Piemonte dal Vivo. Anna Tripodi, negli ultimi anni della sua vita, è stata una dinamica e innovativa presidente della Fondazione Piemonte dal Vivo, ora presieduta da Angelica Corporandi D’Auvare e diretta da Matteo Negrin, e lo spettacolo, ha spiegato la presidente di Agriteatro Maria De Barbieri, ricordandola, “si collega a lei perché parla di grandi donne”. In platea e sul palco nella presentazione iniziale, con Maria De Barbieri e Matteo Negrin, anche l’assessore regionale alla cultura Vittoria Poggio e il sindaco di Alessandria Gianfranco Cuttica di Revigliasco.

Dunque “la poetica dantesca l’hanno scritta le donne perché è scritta per noi”. Lella Costa, sulla scena occupata da leggii costellati di lucine e popolata dalla scenofonia e dagli splendidi luminismi di Roberto Tarasco, si muove, danza e si trasforma nelle quattro donne di Dante (due reali e due presenti nella Commedia), che lo raccontano e lo svelano. Parla con l’accento toscano aspirato e diventa Gemma Donati, la moglie di Dante, quella ignorata e dimenticata da tutti, per raccontare il volto domestico del marito, “il sommo bischero”. Soprattutto, e sempre con un registro esilarante, svela (ed è questa la supposizione di Costa e Vacis) l’apporto di Gemma, fine conoscitrice di poesia,  alla scrittura della commedia. Interpreta poi Francesca, la passione che tacita la ragione, e, in un godibile romagnolo, insinua l’ipocrisia di Dante nei confronti dei peccati carnali. Decisamente il registro è ilare, la colonna sonora attuale (“Donne ch’avete intelletto d’amore” è scandita sulla base di “Donne” di Zucchero e fanno capolino nello spettacolo anche Dalla e Battiato) e i riferimenti al contemporaneo tanti, ma sempre, la spina dorsale sono i versi di Dante. Al loro cospetto il registro cambia, la Divina Commedia e la Vita nova prendono il sopravvento e si impossessano della scena, tingendosi di messaggio d’amore. E’ anche un commento critico, quello di “Intelletto d’amore”, nel solco dell’interiorizzazione dell’opera, vero modo per farla propria e amarla. E la critica va a toccare il diciottesimo canto dell’inferno, dove, a torto, Dante condanna nelle Malebolge Taide, la cortigiana di una commedia di Terenzio, cui Lella Costa dà voce e riscatto, esaltandone il senso di giustizia e la positività. Non può mancare Beatrice, personaggio sfocato e interpretato con una svagatezza svampita. E’ lei la donna della mente di Dante, l’amore che ha segnato per lui il passaggio dall’infanzia alla prima giovinezza. E’ lo stesso passaggio dipinto da Conrad ne “La linea d’ombra”: “E il tempo pure va avanti, finché ci si scorge di fronte una linea d’ombra che ci avverte di dover lasciare alle spalle anche la regione della prima gioventù”. Ed è con un messaggio d’amore che Beatrice, sì svampita, ma anche guida, invita a non dimenticare questo momento incantevole e definitivo, o, a dirla con Dante, secondo un’esegesi decisamente umanizzata, a “drizzare gli occhi al primo amore”.

Una vera signora del teatro, Lella Costa, a suo agio con i versi più alti della poesia, con le digressioni decisamente divertenti e con le ipotesi interpretative ardite. Forse il rischio è talvolta una certa banalizzazione degli argomenti, ma è controbilanciato da un’interpretazione eccellente, capace di divertire per un’ora e mezza e di conquistare il pubblico del tutto esaurito Teatro San Francesco, strappando risate, applausi a scena aperta e un’ovazione finale.

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