28 Novembre 2021
05:00
Inquinamento quarta causa di mortalità nel mondo ma “irrisori” i fondi per la ricerca
ALESSANDRIA – Il 91% della popolazione mondiale respira “aria inquinata” e proprio l’inquinamento è la quarta causa di decessi nel mondo. I fondi raccolti per la ricerca su questo tema sono però “irrisori” rispetto a quelli stanziati per le malattie infettive.
Lo ha sottolineato Carla Ancona, ricercatrice del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio e Coordinatrice della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS) durante la lectio magistralis che ha aperto la XV edizione della Giornata Scientifica dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria.
Il focus della giornata che si è svolta il 26 novembre era proprio il legame tra ambiente e salute, filo conduttore delle attività di ricerca dell’Azienda Ospedaliera ed elemento cardine della progettualità del Centro Studi Patologie Ambientali che ha lo scopo di raccogliere, documentare e analizzare le evidenze scientifiche per capire come le alterazioni ambientali incidano sulla salute per contribuire allo sviluppo di politiche per la riduzione degli effetti delle esposizioni ambientali e migliorare la qualità del servizio sanitario.
La relazione di Carla Ancona sull’inquinamento atmosferico e le opportunità offerte dal PNRR è legata a un problema molto sentito a livello globale ma in particolar modo in provincia di Alessandria, dove l’85% degli intervistati dall’Azienda Ospedaliera ha indicato proprio l’inquinamento dell’aria come la “principale causa di malattie legate all’ambiente”.
“L’inquinamento atmosferico illustra bene la relazione tra salute e clima anche nell’ottica dei co-benefici – ha osservato Carla Ancona – Prendiamo ad esempio le polveri sottili. Nel settembre scorso l’Organizzazione mondiale della sanità ha dimezzato il limite suggerito per il PM 2,5 da 10 a 5 microgrammi per metro cubo (anche se l’Europa mantiene la sua norma a 25 microgrammi). Sappiamo che in Italia la concentrazione media di queste polveri è di 16 microgrammi per metro cubo ma nelle città della Pianura Padana la media sale a 20 microgrammi, con picchi fino a 28, perché qui c’è la maggiore densità urbana e di impianti industriali, e condizioni meteorologiche che favoriscono l’accumulo delle polveri sottili nello strato basso dell’atmosfera”.
“Il cambiamento” per l’epidemiologa deve partire dalle città, dove vive il 70% della popolazione italiana. “Aumentare gli spazi di verde pubblico potrebbe attenuare le “isole di calore” urbano e insieme permettere ai cittadini di respirare e fare attività fisica. Le azioni necessarie a mitigare il cambiamento climatico avrebbero dunque anche un beneficio sulla nostra salute”.
Come sottolineato dal Direttore Generale di ARPA Piemonte, Angelo Robotto, la strada per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, e quindi la nostra salute, è purtroppo ancora lunga. Anche se oggi ci sono limiti per inquinanti come benzene, piombo, biossido di zolfo e monossido di carbonio, “resta ancora molto da fare per rendere la Pianura Padana un luogo meno inquinato e con aspettative di vita più lunghe”.