Autore Redazione
lunedì
27 Luglio 2015
16:38
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Cronaca

Comunità San Benedetto sui migranti: creiamo tutti una accoglienza diffusa per impedire barbarie

Comunità San Benedetto sui migranti: creiamo tutti una accoglienza diffusa per impedire barbarie

PROVINCIA ALESSANDRIA – Tutti devono dare una mano e accogliere i migranti per impedire di aprire spazi ai lucratori, agli speculatori e ai gruppi che si improvvisano luoghi di accoglienza senza nemmeno avere locali a norma e garanzie di serietà. È Fabio Scaltritti della Comunità di San Benedetto a parlare e a invitare tutti i sindaci a creare una ‘accoglienza diffusa’ che possa gestire l’arrivo di migranti senza creare situazioni di criticità. Di seguito le considerazioni di Scaltritti:

“Quando un fenomeno è monitorato globalmente attraverso sistemi sofisticati, intelligence, comandi interforze e ONU si hanno dati, informazioni e si possono fare stime abbastanza precise. Quando si osservano processi globali come le migrazioni durante un periodo di anni le previsioni diventano ancora più precise, accurate.

Se oggi in Italia parliamo di “Emergenza profughi” è quindi solo per volontà (o incapacità) politica e perché nell’emergenza si derogano le normali prassi, le procedure sono accelerate, i controlli meno sofisticati, gli obiettivi più miopi.

Ed è in questa “emergenza” che il nostro Paese continua a muoversi tra diritti negati, soldi sprecati, dignità calpestate; e morti innocenti (ma invisibili) a migliaia.

In molti territori e province il vaso ormai è colmo tra macro fenomeni di illegalità diffusa e abbandono delle persone a loro stesse o ai Comuni sempre più impoveriti da un Patto di Stabilità falso come gli obiettivi che si prefigge.

In questo panorama si sviluppa dall’Aprile 2014 ad oggi anche l’Accoglienza in Provincia di Alessandria che negli ultimi mesi sta inserendo in ogni contesto, a ritmi di 70-80 persone a settimana, quelli che il Ministero ci destina attraverso scarne circolari fatte di elenchi di Regioni, Citta e numeri.

Ma i numeri, una volta accolti, tornano ad essere persone qui, nella nostra Provincia; e se fino ad oggi si sono evitati episodi di malaffare e proteste strumentali è anche perché il metodo scelto da Prefettura e alcuni Comuni è quello della selezione e del l’ascolto dei territori. Fino ad ora.

Ma le previsioni ci dicono che già domani le cose cambieranno, purtroppo, se la sensibilità e la ragione non troveranno una più equa distribuzione tra le popolazioni e gli Amministratori dei 190 Comuni della nostra Provincia.

Alessandria accoglie oggi 280 profughi e il numero supera di gran lunga quello proposto da tempo dalla Rete di Accoglienza del Comune di Alessandria (“150 o il territorio urbano entrerà in crisi”, scrivemmo lo scorso inverno) e tutta la Provincia complessivamente 600. Un evidente squilibrio tenendo conto che se in ogni piccolo Comune fossero accolte 1 o 2 persone (e 20 o 30 i Comuni più grandi) non ci sarebbe nessuna emergenza e avremmo ancora posti liberi in tranquillità.

Senza nessuna percezione “di invasione” da parte della popolazione.

La Città di Alessandria però, a nostro avviso, non può più essere chiamata a rispondere mentre invece crediamo che sia necessaria una accoglienza diffusa, concertata con tutti i piccoli Comuni, costruita attraverso la preparazione di alcuni abitanti e amministratori disponibili. Sempre accompagnati, prima durante e dopo.

E tutte le volte che un piccolo Comune dice NO al l’accoglienza di una o due persone deve sapere che sta “obbligando” il Paese accanto, o quello più grande, a prenderne di più.

E vista la situazione attuale ad Alessandria “accoglierne altri, in più” significa inevitabilmente aprire ulteriori spazi ai lucratori, agli speculatori e ai gruppi che si improvvisano accoglienze senza nemmeno avere locali a norma e garanzie di serietà.

Fino a ieri, in linea di massima, la Prefettura e il Comune sono riusciti ad evitare di cadere nella degenerazione speculativa ma da oggi, visti i numeri e la scarsità di posti diffusi, diverrà inevitabile. Rischioso.

Con tutto quello che tali pratiche comportano sia come comportamenti criminali che come atteggiamenti di vero e proprio sfruttamento.

Con le prevedibili ricadute sulla qualità della vita, sulla convivenza urbana, su fenomeni di criminalità diffusa e radicata (mafia capitale insegna). E sulle reazioni di abitanti facilmente strumentalizzate da politici fintamente ignoranti in cerca di voti “di pancia”.

Se quindi il Ministero Prosegue sulla strada dell’Emergenza fine a se stessa (cieco e sordo verso i territori) siano questi ultimi e i loro abitanti, con i piccoli Comuni, a fare scelte ragionevoli che potrebbero sostenere la “rigenerazione” e scongiurare la desertificazione di alcuni paesini e frazioni.

Con attenzione e cautela, non da soli, ma con un solo obiettivo che potrebbe aiutare tutti in un reale percorso di multiculturalita’ responsabile e positiva: aspettiamo tutti da mesi la regolarizzazione attraverso permessi di protezione umanitaria a tutti per il periodo previsto (2 anni) dando così la possibilità di costruire gradualmente e dal basso la società del futuro.

Se invece ci trinceriamo dietro i No e i NON SI PUÒ dobbiamo essere consapevoli che non stiamo “salvaguardando” i nostri piccoli borghi o Paesi ma stiamo squilibrando tutto un territorio con ricadute negative non contenibili.

Come Rete d’Accoglienza, con la Pastorale Migrantes, la Coop Coompany e la Caritas di Alessandria, ci stiamo interrogando su strumenti, risorse e persone per affiancare, sostenere e far crescere i piccoli comuni che decideranno di accogliere UNA o DUE persone, non di più: se tutti lo faremo sarà più che sufficiente.

ACCOGLIENZA DIFFUSA, ci piace definirla, come ci ha insegnato l’esperienza del PIAM di Asti con cui collaboriamo.

Altrimenti la barbarie è dietro l’angolo e la sua nefandezza la intravediamo ogni giorno nei servizi televisivi che narrano di centri “di accoglienza” e di Comuni in preda alla devastazione fisica, morale e culturale.

I CIE (Centri di Identificazione ed Espulsione) veri Lager istituzionali, sono solo la punta di un Iceberg che ha nel suo sommerso i pericoli maggiori. Scongiuriamoli insieme!”

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