Autore Redazione
lunedì
17 Gennaio 2022
05:00
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Cronaca - Alessandria

Stress, ansia e sempre più insofferenza verso una pandemia che “sembra non finire mai”

Stress, ansia e sempre più insofferenza verso una pandemia che “sembra non finire mai”

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – In tempo di covid, il “Blue Monday”, il giorno più triste e malinconico dell’anno, posto che sia davvero il terzo lunedì di gennaio, sarà solo un altro lunedì dell’ennesima settimana in emergenza sanitaria. Da quasi due anni il covid detta il tempo delle nostre vite e stressa la quotidianità in un continuo saliscendi di paure, dubbi e speranze. Dopo il primo durissimo impatto con il coronavirus, l’illusione di un graduale ritorno alla normalità si è frantumata contro ogni nuova ondata del virus e delle sue varianti.

L’emergenza sanitaria “sembra non finire mai e oggi le persone sono sempre più “esasperate” ha spiegato Paolo Casamento, direttore della Struttura Complessa Salute Mentale dell’Asl Al. Negli ultimi due anni, ha aggiunto il medico, non c’è stata “una esplosione” di casi “squisitamente psichiatrici” legati al covid. C’è stato, però, “un impatto” direttamente riconducibile al coronavirus o alla condizione di trattamento che questa patologia comporta.

Sotto il profilo emotivonon è facile” per chi sviluppa la forma più grave della malattia stare lunghi periodi in ospedale e senza il conforto di un famigliare. Il coronavirus, inoltre, è  una patologia “subdola che può lasciare segni anche una volta sconfitto. “Molti soggetti guariti manifestano sintomi fisici come astenia e dolori articolari ma anche depressione o disturbi di ansia importanti”. Il covid debilita psicologicamente anche i famigliari di chi contrae la malattia: “Soffre, ovviamente, chi ha subito un lutto. Psicologicamente è dura anche per i parenti di chi è ricoverato, perché si sentono amputati della loro possibilità di dimostrare sostegno e affetto”.

Emotivamente sono state pesanti le settimane di lockdown, in particolare per giovani e anziani, ma il covid continua ancora oggi a limitare la nostra vita sociale e anche a “dominare” i percorsi di cura, creando ansia e preoccupazione nelle persone costrette a posticipare visite e controlli. In questo periodo, ha raccontato ancora Paolo Casamento, sembra essersi invece “attenuato” lo “stress” legato a problemi di natura economica: “La prima ondata aveva colpito più duramente sotto questo punto di vista”.

È aumentata, però, “l’insofferenza” per una condizione che sembra non avere fine. “Non ci sono persone che accedono ai nostri servizi dicendo: “Basta non ce la faccio più”. Anzi, come già accaduto lo scorso anno, in questo periodo registriamo un calo di accessi ai nostri servizi perché quando aumentano i contagi c’è riluttanza ad accedere a strutture sanitarie. Dopo l’illusione di un graduale ritorno alla normalità, la quarta ondata è stata però una mazzata, che delude ed esaspera”.

Il nuovo aumento di contagi è duro da affrontare anche per gli operatori sanitari. Come l’Asl Al, anche l’Azienda Ospedaliera di Alessandria dall’inizio della pandemia ha attivato specifici protocolli e percorsi di supporto psicologico su base volontaria. La Struttura di Psicologia diretta da Rossella Sterpone ha condotto anche uno studio, suddiviso in due fasi, per analizzare l’impatto dell’emergenza sul personale sanitario e valutare eventuali disturbi post-traumatici. I risultati, ha precisato la psicologa, vanno letti “con cautela” perché hanno risposto ai questionari 113 dipendenti sugli oltre 2400 a cui era stato consegnato. I dati hanno comunque confermato quelli emersi in altri studi condotti a livello nazionale.

Stress, ansia e insonnia sono stati alcuni dei sintomi lamentati dagli operatori sanitari, soprattutto all’inizio della pandemia. I dati dell’ultima parte del 2021 sono ancora in fase di studio ma oggi tra gli operatori sembra invece esserci più “stanchezza” e “insofferenza. “Gli operatori – ha spiegato Rossella Sterpone – continuano a fare il loro dovere ma sono esausti. Durante la prima ondata, nonostante l’impatto traumatico, l’altissima motivazione, la voglia di trovare delle soluzioni aveva in certo senso protetto dai picchi di stress chi era a stretto contatto con i pazienti covid. Oggi, invece, il lavoro va avanti con molta più pesantezza“. Gli psicologi, ha sottolineato la dottoressa Sterpone, “si aspettavano” questo effetto sul lungo termine: “La quarta ondata ha solo accentuato questi disturbi, legati a una esposizione continua ad un evento traumatico”.

(In copertina foto di Jonathan Borba su Unslash)

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