30 Gennaio 2022
05:54
Le novità in libreria: dalla Prima repubblica alla Seconda Guerra Mondiale per arrivare a Uroboro
RADIOGOLD – Molti nuovi titoli in libreria, tra romanzi, saggi, libri d’inchiesta e reportage. Ecco alcuni suggerimenti:
La versione di Pazienza. Il racconto inedito dell’ex agente del Sismi protagonista di tanti misteri italiani (Chiarelettere), di Francesco Pazienza
Faccendiere, agente segreto, massone, depistatore, protagonista di tanti misteri italiani, dalla strage alla stazione di Bologna (2 agosto 1980) alla morte del banchiere di Dio Roberto Calvi (17 giugno 1982) e al crac dell’Ambrosiano, ogni volta che si evoca il suo nome si materializza quel fuoriscena del potere che ha governato l’Italia nell’ombra seminando morte e terrore. Ma chi è davvero Francesco Pazienza? Riprendendo il racconto fatto oltre vent’anni fa nel suo libro ‘Il disubbidiente’ e con il supporto di nuovi documenti, in queste pagine è lui a raccontare la sua versione dei fatti. Una versione certamente di parte, ma indispensabile per diradare la nebbia che ancora avvolge un pezzo importante della storia del nostro paese.
Pazienza non ci sta ad accollarsi tutta la responsabilità per il crac dell’Ambrosiano, né a passare da depistatore per la strage di Bologna, così ritorna agli ultimi giorni di Roberto Calvi, che lui ha vissuto in prima linea, e racconta i momenti salienti di quella che definisce “la grande abbuffata” dell’Ambrosiano. Era tutt’altro che una banca fallita. Calvi sarebbe stato vittima di un attacco perpetrato da quelli che Pazienza definisce “gli sciacalli”. Denuncia inoltre le manovre che hanno portato alla sua condanna come depistatore per l’attentato di Bologna, contestando carte alla mano la documentazione che ha consentito la sua estradizione dagli Stati Uniti e la detenzione brutale al 41bis per oltre otto mesi.
‘La versione di Pazienza’ mette in scena senza filtri l’Italia della Prima repubblica. Il potere visibile della politica e dell’economia, da Andreotti a Cuccia, e quello meno visibile dei servizi segreti o del famigerato Ufficio Affari Riservati del ministero dell’Interno, da Giuseppe Santovito a Federico Umberto D’Amato, passando ovviamente per Licio Gelli e il suo sodale Umberto Ortolani. Sono gli anni più violenti e bui della nostra storia recente, raccontati da un protagonista che certamente ha occupato un posto di primissimo piano nelle stanze del potere. Un uomo che, diversamente da molti altri, non ha goduto della più totale impunità, avendo scontato fino in fondo la sua pena in varie carceri italiane.
‘La storia di Anna Frank raccontata da Lia Levi’ (Gallucci), di Lia Levi
Raccontare, in modo semplice e chiaro, ai piccoli lettori una delle storie più tragiche e simboliche della Shoah, quella di Anna Frank. E’ ciò che ha fatto la scrittrice Lia Levi, vincitrice nel 2018 del premio Strega Giovani con ‘Questa sera è già domani’, descrivendo con un tono lieve la vicenda dell’adolescente uccisa nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Una vicenda che la Levi, giornalista e autrice di romanzi per bambini e adulti, ha rappresentato nel volume, arricchito dai disegni di Barbara Vagnozzi, ‘La storia di Anna Frank raccontata da Lia Levi’, in libreria con la casa editrice Gallucci in occasione della Giornata della Memoria.
La Levi ha vissuto da ragazza un’esperienza analoga e opposta a quella di Anna Frank dal momento che insieme alle sue sorelle si è salvata dalla deportazione nascondendosi per lunghi mesi a Roma in un collegio di suore. Forte anche del suo passato, si rivolge ora ai bambini raccontando loro la vita quotidiana nella clandestinità di Anna Frank, la paura della guerra, i sentimenti e i desideri confidati al celebre ‘Diario’ scritto nell’alloggio segreto di Amsterdam dove la sua famiglia si nascose invano nel tentativo di sfuggire alla deportazione, tra il 1942 e il 1944. Il libro fa parte della collana ‘Stelle Polari’ che offre un progetto di lettura facilitata per tutti con il carattere ad alta leggibilità EasyReading.
Dice Angelica (Salani Editore), di Vittorio Macioce
È in libreria ‘Dice Angelica’, il primo romanzo del giornalista Vittorio Macioce, un classico della letteratura unito a un tema tra i più dibattuti sui media: il ruolo della donna. La storia di Angelica si studiava sui libri di scuola: è la bellezza per eccellenza, la donna per cui i paladini di mezzo mondo impazziscono e si sfidano in epiche battaglie, disposti a rischiare la pelle pur di averla. Esotica e insidiosa Angelica è il motore di ogni passione, che attende in silenzio di essere conquistata come un trofeo. Ma qualcuno si è mai chiesto se era d’accordo? Se a lei Orlando, che sarà pure stato l’eroe della cristianità, d’accordo, ma anche un uomo di rara bruttezza – piaceva? Se quella rissa tra maschi alpha non le sembrasse ridicola? Se desiderasse, magari, qualcos’altro?
Lo ha fatto Macioce, che per la prima volta dà voce a questa creatura tanto celebrata quanto misteriosa. In fin dei conti una ragazza normale, simile a quelle di oggi, con emozioni che intatte attraversano i secoli: il desiderio di sentirsi viva, di trovare un posto nel mondo; la necessità di fare chiarezza sulle proprie origini; il fastidio di essere continuamente oggetto di attenzioni maschili; il dolore di interpretare un ruolo cucitole addosso da altri.
Ricostruendo in chiave contemporanea tutto ciò che la storia della letteratura ha trascurato di Angelica e delle pulsioni che la animano, Macioce guida il lettore alla riscoperta di una vicenda sorprendentemente densa di riferimenti pop, dai videogiochi allo spaghetti western, dalla musica ai romanzi fantasy, e che non ha mai smesso di dirci qualcosa sulla natura delle ossessioni amorose. Un testo che nasce da decenni di studio incessante e di confronto tra i poemi cavallereschi e le tracce insospettabili arrivate fino al nostro tempo.
Il cielo sbagliato (Longanesi), di Silvia Truzzi
Dalle Giornate Rosse del 1919 all’arrivo dei bambini di Vienna, dalla visita di Vittorio Emanuele III al bombardamento del giorno di San Valentino, dal clamoroso caso dell’avvelenatrice di Mantova allo scandalo che seguì l’uscita del film “La cena delle beffe” nel 1941: “Il cielo sbagliato”, nuovo libro di Silvia Truzzi, uscito da Longanesi, racconta trent’anni cruciali di provincia italiana attraverso gli occhi di due donne che ne incarnano lo spirito più profondo. E’ un romanzo che invita a ricordare quanto è vicino il tempo in cui le donne non avevano voce e quanto siano ancora resistenti le catene sociali che imbrigliano l’ambizione e il desiderio di emancipazione femminile.
“Il cielo sbagliato” si apre a Mantova nel 1918. Nel giorno dell’armistizio della Grande Guerra, due bambine vengono al mondo a poche ore di distanza. Irene è l’ultimogenita dei marchesi Cavriani, famiglia dell’antica nobiltà cittadina. Dora nasce già orfana perché la mamma muore di parto e il padre, soldato disperso, non farà mai ritorno a casa. Ogni domenica le due bimbe si incontrano sul sagrato di Sant’’Andrea: una chiede l’elemosina, l’altra le fa la carità. Gli anni passano e due vite che sembravano destinate a rimanere separate da un’insormontabile differenza di classe s’incrociano di nuovo.
La sorte, che ha portato Dora nella casa borghese della famiglia Benedini, le ha fatto dono di una bellezza fuori dal comune. La ragazza fa girare la testa agli uomini: tra loro c’è anche il timido Eugenio, figlio dei ricchissimi Arrivabene e cognato di quella Irene che si chinava a depositare un soldo nella mano sudicia di Dora. Mentre il fascismo insanguina le strade della città, Dora si fidanza con Eugenio, ma il bel mondo che comincia a spalancarsi davanti ai suoi occhi ha in serbo per lei amare sorprese.
Studi sull’amore (Einaudi), di Franco Arminio
Con la sua lingua asciutta e lirica, sacrale e domestica, in cui c’è sempre uno scarto, uno slittamento inatteso, una sottile sensualità, Franco Arminio fotografa il corpo spaventato dalla morte e infiammato dall’amore. Non soltanto l’amore carnale, ma quello che ci conferma di esistere: l’amore per un figlio e quello per un angolo di paese, l’amore per una strada e quello per la madre, l’amore per un amico e per chi ci è ancora sconosciuto, al punto da scavare in noi il languore del desiderio.
Nei suoi versi l’incontro erotico, sentimentale, è sempre un viatico verso Dio, raggira la morte e la corteggia, è miracolo ed epifania. Arminio dedica poesie e prose commoventi anche agli amori – vissuti o mancati – di altri scrittori e poeti, da Kafka a Pasolini, da Susan Sontag ad Amelia Rosselli, trovando una voce nuova per indagare il coraggio di essere fragili che ognuno di noi ha sentito innamorandosi, “il mistero di raggiungere nello stesso tempo il corpo di un altro e il nostro”.
E l’amore anche ha bisogno di riposo (La Nave di Teseo), di Drago Jancar
1944. Dopo l’occupazione militare della Jugoslavia da parte della Germania, la città slovena di Maribor viene annessa al Terzo Reich e il tedesco imposto come lingua ufficiale. Mentre in montagna avanza la resistenza armata, sulle vie del capoluogo, ribattezzato Marburg an der Drau, piovono bombe: le sorti della guerra sono segnate e questo rende i tedeschi ancora più feroci. Sonja, una giovane studentessa di medicina, è incerta quando riconosce sotto l’uniforme da ufficiale delle SS Ludek, un compagno d’infanzia con cui sciava da bambina. Ma ora ha troppo bisogno dell’aiuto di quell’amico influente per esitare: il suo ragazzo, Valentin, è in arresto da mesi, accusato di cospirazione, e nelle carceri del Reich finire in un lager o alla fucilazione è questione di un colpo di penna.
Ludek, che ha cambiato il suo nome in Ludwig ed è un fervente nazista, accetta di aiutarla, tuttavia una richiesta così delicata esige un compenso adeguato. Valentin viene liberato e, portando nel cuore il dubbio atroce che Sonja possa aver sacrificato se stessa per lui, prende la via dei monti per unirsi ai partigiani. Valentin, Sonja e Ludwig si ritroveranno lungo i sentieri tortuosi di una guerra fratricida nel centro dell’Europa, raccontata in una prospettiva inedita e a noi molto, troppo, vicina.
In barba a H. (Bompiani), di Oliviero Stock
Quando e in base a quali informazioni vennero prese le decisioni che si rivelarono giuste? Qual è stata la soluzione creativa? Come ha potuto funzionare? Forse dalle esperienze passate possiamo imparare qualcosa anche per il futuro. E conservare anche nelle circostanze più difficili – che non possiamo mai escludere – quel minimo di speranza di farla in barba ai nostri nemici esistenziali.
È il 1938, Adolf Hitler entra a Vienna su una Mercedes scoperta, accolto dalla folla esultante. Dalla loro casa affacciata sul Ring, Gerty – la madre dell’autore – e i suoi genitori assistono alla scena, consapevoli che di lì a poco saranno costretti ad abbandonare tutto per salvarsi. Nella prima fase delle persecuzioni naziste c’è ancora qualche margine d’azione, e così Ferdinand e Isabella, Adolf e Anna, Gerty e Guido, Harry e Georg – le tre generazioni della famiglia ebraica protagonista di queste pagine – si muovono con coraggio e creatività, assistiti da un fattore determinante: la fortuna. La stessa fortuna che sarà necessaria anche più avanti per sopravvivere nell’Italia sotto il nazifascismo.
È intrecciando le loro storie fuori dall’ordinario, ricostruite attraverso i diari di Ferdinand e Gerty, e l’indagine storica sul contesto e sui fatti nei loro dettagli più minuti, che ‘In barba a H.’ testimonia la forza della vita sull’orlo dell’indicibile abisso.
Una cosa da nascondere (Longanesi), di Elizabeth George
Un percorso a ostacoli tra omissioni, pressioni indebite e falsi indizi, le menzogne e i segreti di una comunità solo in apparenza unita e solidale, che nasconde sotto la superficie terribili verità e consuetudini crudeli.
Teo, una donna di origine nigeriana che lavorava per la polizia di Londra, ha cessato da poco di respirare. Una morte apparentemente inspiegabile, finché l’autopsia non rivela il trauma letale causato da un gesto omicida, oltre a un’ombra cupa che risale al suo passato. È stato questo passato a tenderle una trappola fatale, o la sua tragica fine è legata al difficile caso al quale era impegnata sotto copertura? E se le due cose fossero collegate? Solo due giorni prima della morte Teo aveva litigato furiosamente con la sorella, Rosie, che sembra sapere molto più di quanto riveli. Cosa o chi cerca di nascondere? Sono i dubbi tra i quali si dibattono il sovrintendente Thomas Lynley, il sergente Barbara Havers e Winston Nkata, alle prese con l’indagine forse più complessa e delicata della loro carriera.
Un fato così ingiusto e solitario. Cursebreakers (Vol. 1) (Mondadori), di Brigid Kemmerer
Le cose sono sempre state facili per il Principe Rhen, erede al trono del regno di Emberfall. O almeno, lo sono state finché una potente incantatrice non ha lanciato una spietata maledizione su di lui. Ora Rhen è condannato a rivivere all’infinito l’autunno dei suoi diciott’anni e a trasformarsi in una creatura mostruosa portando dovunque morte e distruzione – e lo sarà finché una ragazza non si innamorerà di lui. Per la giovane Harper, invece, le cose non sono mai state facili. Il padre se ne è andato da tempo lasciandosi dietro una montagna di debiti, la madre è in fin di vita, e il fratello, che riesce a malapena a tenere unita la famiglia, l’ha sempre sottovalutata a causa della paralisi cerebrale che l’affligge: Harper ha dovuto imparare in fretta a fare affidamento solo su se stessa per sopravvivere.
Ma un giorno, viene rapita e portata nel magico e terribile mondo di Emberfall – perché Rhen possa conquistare il suo cuore e spezzare finalmente il maleficio. Un principe? Un mostro? Una maledizione? Harper è sconvolta e disorientata, ma anche determinata a fare di tutto pur di ritornare nel proprio mondo e dalla famiglia che ha bisogno di lei. Tuttavia col passare dei giorni, man mano che la diffidenza nei confronti di Rhen si trasforma in amicizia (e forse in qualcosa di più) la ragazza si rende conto che anche Emberfall ha bisogno di lei. Perché forze potenti e oscure minacciano il regno e la vita di tutti, e non basterà spezzare la maledizione per salvare Harper, Rhen e il futuro di entrambi dalla rovina totale.
Uroboro: Viaggio eterno nelle crepe dell’anima (Piemme), di Valentina Dallari
I nostri demoni possono solo essere domati, mai uccisi. In ‘Non mi sono mai piaciuta’, Valentina Dallari ha raccontato come era arrivata a pesare 37 chili, a non voler più sentire, né vedere, né vivere, e il modo in cui è riuscita a smettere di autodistruggersi. Ma fragilità, rabbia e paura trovano sempre nuove forme, rinascono ogni volta che rinasciamo. Come l’uroboro, il serpente che addenta la propria coda, simbolo antico dell’eterno ritorno: l’inizio e la fine non sono poi così diversi.
In queste pagine coraggiose e taglienti Valentina ci accompagna in una discesa agli inferi di se stessa. Un viaggio nell’abisso interiore, per rischiarare l’anima e le sue crepe alla luce della consapevolezza. Una luce potente, in grado di riverberare anche su chi legge, per mettere a fuoco la storia di ognuno di noi. Se non possiamo ignorare i nostri demoni, tanto vale andare a conoscerli e osservarli da vicino, dialogare con loro, per fare i conti fino in fondo.